Diamo solo delle indicazioni di base su ciò che deve essere il nostro fardello prima e durante lo sforzo fisico e cosa ci può aiutare ad affrontare tutte le insidie che la montagna purtroppo ci riserva. Lasciamo volentieri agli esperti in materia di alimentazione ed allenamento a livello agonistico la “palla” per tutti i chiarimenti per chi si vuole avvicinare a questo tipo di attività. Ribadiamo che noi pratichiamo “escursionismo con la bicicletta” , che amiamo la natura, che vogliamo godere con tutti i sensi ciò che la natura ci ha dato a disposizione, senza alterarne gli equilibri, lasciando intatto tutto ciò che vediamo, anzi nel limite del possibile ponendo rimedio a chi stupidamente ha cercato di farlo.
come per ogni altro sport “montano”, la mountain bike praticata a tutti i livelli, può venire praticata con risultati migliori se in possesso di un adeguato allenamento. Il suo scopo è quello di permettere al nostro organismo di affrontare situazioni, come ad esempio la pedalata in salita per svariate ore, per le quali se non ci si prepara si incorre a spiacevoli conseguenze come quella di non essere in grado di superare un ostacolo, solo al prezzo di grandi fatiche. L’allenamento diventa quindi necessario soprattutto per chi svolge un’attività sedentaria per tutta la settimana come succede alla maggior parte di noi. Affrontare fisicamente preparati una escursione vuol dire innanzitutto sicurezza. La fatica è uno dei maggiori nemici del biker, tanto è vero che la maggior parte degli incidenti avvengono nella fase di ritorno, quando appunto la voglia di arrivare in fretta sotto la doccia, ci può togliere la concentrazione necessaria. Ma anche per le escursioni più semplici l’essere stanchi vuol dire non divertirsi, non apprezzare le bellezze della natura e dei luoghi attraversati. Ci permettiamo, come abbiamo già fatto in precedenza, di porre alla vostra attenzione alcuni consigli pratici per l’allenamento, naturalmente per chi pratica l’agonismo sportivo dovrà essere integrato con preparazioni più specifiche; sono queste piccole norme per tutti quelli che praticano l’attività sportiva come puro hobby e che vanno ad unirsi alle valutazioni fatte con il paragrafo dedicato alla “Valutazione delle difficoltà” . Prima di intraprendere una attività sportiva è bene fare degli accertamenti medico-sportivi da ripetere con periodicità, per una più corretta valutazione delle possibilità sia muscolari che cardiache. Inizio graduale sia come durata che come entità dello sforzo fisico, soprattutto dopo un lungo periodo di inattività fisica. L’allenamento va iniziato alcuni mesi prima, ad esempio in marzo-aprile per essere in buona forma a giugno. Per quanto riguarda la durata dell’allenamento, conviene iniziare con uscite corte per poi aumentare opportunamente il tempo di uscita. Il migliore allenamento è quello specifico o il più attinente possibile allo sport praticato; almeno tre sedute di allenamento settimanale sarebbe ottimo, ma bisogna fare i conti con gli orari di lavoro e quindi ci si può accontentare di una sola pedalata, veloce e scarica. Monitorare la frequenza cardiaca: lo sforzo, soprattutto all’inizio, deve essere moderato senza mai dare origine a mancanza di fiato o fatica eccessiva, soprattutto per quelli che sono in età avanzata. Ricordiamoci
che l’allenamento è necessario anche perché se l’escursione è in alta montagna, necessitiamo di un cuore allenato allo sforzo. E’ buona norma anche eseguire delle sedute di ginnastica specifica per acquistare agilità e scioltezza e in particolare per rinforzare la muscolatura delle braccia e quella addominale e lombare, particolarmente deficitaria in tutti coloro che svolgono lavori sedentari (chi vi scrive ne è un campione). E’ inoltre utile il supporto di un’alimentazione adeguata come spiegato (sia come contenuto calorico e vitaminico che come digeribilità dei cibi) e delle comuni norme di dieta (evitare l’abuso di fumo e di alcool). E’ infine importante mantenere una buona attività fisica anche nella stagione autunnale e invernale (camminate, sci di fondo, corsa, ciclismo, nuoto) che permetterà di mantenere costante il livello della forma atletica e soprattutto ci darà quel senso di benessere che crea un buono stato di efficienza fisica. Non dimentichiamo che un buon riscaldamento prima di qualsiasi attività fisica ed una buona pratica di allungamento muscolare (i tecnici lo chiamano “stretching”) alla fine di ogni attività fisica riduce al minimo tutte le complicazioni muscolari come strappi, crampi etc. Un adeguato riscaldamento ci permetterà di aumentare le nostre prestazioni, quindi non forziamo il nostro passo per alcuni chilometri e solo quando involontariamente aumenteremo la nostra andatura e passato un periodo breve dove supereremo crisi di affaticamento, ci potremo considerare “caldi” e pronti alla fatica.
Non daremo indicazioni specifiche perché sarà buona norma affidarci a preparatori più specializzati o a medici sportivi che saranno chiaramente più precisi e più qualificati a dare consigli sui metodi, sulle quantità ed alla qualità alimentare, sia nel periodo ravvicinato alla attività fisica, sia nel periodo normale di vita quotidiana. Ricordiamo che per il trekking e l’attività in bicicletta, come per tutti gli sport di resistenza, gli zuccheri o carboidrati (pasta, pane, riso, legumi, patate, ecc.) e l’apporto di liquidi rappresentano la principale fonte di energia per l’organismo, il quale ne ha riserve relativamente scarse il cui esaurimento avviene abbastanza presto. Gli zuccheri più vantaggiosi per l’escursionista sono rappresentati dai farinacei e dalla frutta, sia fresca che secca. Si tratta, infatti, di alimenti che hanno un assorbimento abbastanza lento e in tal modo assicurano un apporto energetico abbastanza protratto nel tempo. Con il sudore si ha una elevatissima perdita di liquidi, e lo stesso aumento della respirazione, per lo sforzo o per la quota, fa perdere sotto forma di vapore acqueo numerosi litri di acqua al giorno. Anche la ventosità e la ridotta umidità ambientale possono far alterare, senza accorgersene, il bilancio idrico. Insieme all’acqua, con il sudore si perde una notevole quantità di sali minerali, in particolare sodio, potassio, che possono venire reintegrati con i cibi, ad esempio frutta e verdura. Per attenuare in poco tempo l’effetto di intense sudorazioni, può essere utile ricorrere agli integratori salini per raggiungere più rapidamente lo stato di equilibrio. La frutta secca oltre che di zuccheri (fruttosio) è molto ricca anche di sali minerali (potassio, magnesio, sodio). Le considerazioni precedentemente fatte si scontrano però sovente con la realtà dei fatti: l’esperienza nostra dice che è difficile anche per escursionisti esperti mantenere per lungo tempo un apporto idrico e calorico pari al consumo. Questo si può spiegare con diversi fattori: la stanchezza, il freddo, riducono la sensazione di fame e di sete, ugualmente lo stress della salita, lo scarso adattamento all’alta quota o un insufficiente allenamento muscolare. Tutto ciò può far sottovalutare pericolosamente la necessità di calorie, di acqua e di sali minerali del nostro organismo. Per escursioni di un giorno l’importanza dell’alimentazione è in genere minore, in quanto il debito si può saldare nei giorni successivi. Tuttavia per evitare quella sensazione di malessere che si può accusare durante e dopo l’escursione, è sufficiente dividere cibi e bevande: soste di cinque minuti ogni ora – ora e mezzo con piccoli spuntini (pane, biscotti, ecc.) e piccole bevute possono essere in grado di mantenere un costante apporto calorico e idrico al nostro organismo. Piccole quantità di cibo ad intervalli regolari hanno inoltre il vantaggio di non spostare grandi quantità di sangue dai muscoli verso l’apparato digerente, riducendo così l’affaticamento sia dei muscoli sia dell’intestino. Particolare attenzione va data alla digeribilità dei cibi: alcuni cibi, anche se ad elevato potere calorico, per alcune persone sono di difficile digestione, soprattutto se intervengono anche problemi oggettivi per la cucina, per il freddo, la quota. Ogni biker, quindi, dovrà imparare a nutrirsi in montagna a seconda delle proprie esigenze e abitudini alimentari. L’unico principio da rispettare è quello di un adeguato apporto idrico e calorico ben proporzionato. Ciascuno deve trovare il giusto equilibrio tra quello che è lo scopo dell’alimentazione in montagna, cioè il mantenimento della propria efficienza fisica, e il soddisfacimento dei propri gusti, scegliendo cibi che risultino piacevoli e appetibili. Riassumendo con poche regole dettate soprattutto dalla esperienza per una buona alimentazione:
– Un adeguato allenamento fisico permette di compiere escursioni anche di lunga durata con un minore dispendio energetico e con una minore perdita di liquidi e sali minerali, prevenendo possibili malori (muscolari, intestinali, ecc.) e di vivere con più serenità la escursione
– Cibi e bevande hanno un peso non indifferente nello zaino. Scegliete accuratamente gli alimenti, oltre che per l’appetibilità e la digeribilità, anche per il loro peso, quindi per il loro potere energetico.
– Nei giorni o nel giorno precedente l’escursione, può essere utile aumentare le proprie riserve energetiche con un’alimentazione un poco più ricca, ad esempio in grassi e carboidrati, senza tuttavia eccedere nei cibi.
– Distribuite l’alimentazione nel modo più regolare possibile: l’ideale è costituito da piccoli spuntini (pane, biscotti, frutta secca, qualche sorso d’acqua, ecc.) ogni ora – ora e mezzo. – E’ meglio rimandare il pasto abbondante a fine giornata.
– Fate uso moderato di pastiglie di zucchero e di integratori salini. Non affidatevi unicamente ad essi, ma utilizzate anche prodotti più naturali (frutta secca, biscotti, pane ecc.).
– Un’adeguata idratazione durante gli sforzi fisici prolungati è fondamentale: i liquidi e i sali, persi sottoforma di sudore o di vapore acqueo durante la respirazione, raggiungono anche alcuni litri al giorno.
– La stanchezza può ridurre in modo considerevole la sete, anche in presenza di cospicua disidratazione e perdita di sali. Dopo una giornata in cui si è sudato molto, anche se non si ha sete, è buona norma bere del brodo o un minestrone salato.
– I cibi liofilizzati sono un importante passo in avanti dell’alimentazione in montagna, pesano poco e occupano poco spazio. Tuttavia necessitano dell’acqua per utilizzarli, hanno un prezzo abbastanza elevato e dopo poco non appagano più il palato. E’ bene variarli con cibi tradizionali.
– Evitare gli alcolici durante l’attività fisica per la pericolosa vasodilatazione che provocano: L’alcol dilata i vasi cutanei che portando alla pelle maggior quantità di sangue, la riscaldano e si ha una sensazione di calore, ma dopo un po’ si ha più freddo di prima perché c’è stata una maggiore dispersione di calore e, di conseguenza, un ulteriore raffreddamento di tutto il corpo. Il vino bevuto in certa quantità il giorno prima di un escursione, diminuisce notevolmente la resistenza alla fatica.
– Ultimo ma di primaria importanza, sconsiglio l’uso di sostanze proibite o di farmaci che aumentino le capacità fisiche ed innalzino la soglia del dolore fisico: non ne comprendo la necessità. A mio modesto avviso una buona bevuta ed una rinfrescata ad una fontana o un torrente di montagna mi appaga sempre di tanti sforzi.
l’abbigliamento che indosseremo e l’equipaggiamento che ci porteremo appresso con lo zaino variano notevolmente in funzione delle condizioni climatiche, della stagione, della quota in cui si svolge l’escursione, delle caratteristiche del terreno, dei punti di appoggio, del modo di pernottare, di sfamarci e della durata del viaggio. Compresi questi parametri saremo in grado di valutare con estrema precisione di quali accessori e vestiario ci si deve attrezzare per la buona riuscita sia dell’escursione di un giorno che di più giorni. Si è parlato di buona riuscita perché una scarsa valutazione ci costringerà a tornare indietro lasciando a metà il percorso. Non dimentichiamo mai che siamo in mezzo alle montagne e che non c’è sempre possibilità di avere nei paraggi un ricovero dove ripararsi dalle intemperie o per poter riparare la nostra bicicletta in caso di rottura. Parleremo qui di seguito di : abbigliamento, accessori, bicicletta e di tecnologia. E’ chiaro che tutto dipende dal nostro grado di conoscenza sul tragitto che ci apprestiamo a percorrere ma non dobbiamo mai dimenticare di essere ben equipaggiati quando ci avventuriamo in un percorso nuovo del quale ne conosciamo solamente il tragitto sulla cartina. Bisogna quindi considerare la importanza della tecnologia che ogni giorno immette sul mercato nuovi strumenti.
Abbigliamento : Per quanto riguarda l’abbigliamento è bene tenere presente il principio fondamentale degli strati sovrapposti e a volte sentirete parlare anche di “vestirsi a cipolla” . E’ sicuramente meglio per proteggersi dal freddo e dal vento ricorrere a numerosi capi di vestiario che ad uno solo e pesante. Questo consente di adeguarci con facilità alle diverse condizioni climatiche ed alla disponibilità di ricoveri previsti nel percorso o nelle sue vicinanze. Funzioni essenziali per il vestiario sono: la trasmissione del vapore acqueo, l’isolamento dal caldo e dal freddo, la protezione dal vento e dalla pioggia. Mentre un escursionista può anche indossare degli abiti anche normali (es. un paio di jeans) il biker ricorre sicuramente a quello che trova sul mercato specializzato, e trovare dei capi molto tecnici e leggeri. Non dimentichiamoci mai che in alta montagna il tempo cambia repentinamente, e quindi non dobbiamo per nessun motivo trovarci impreparati e non pensare che di portare solo pochi vestiti. Indichiamo qui una serie di capi per una escursione tipica di un giorno che dovrà essere aumentata a seconda della durata. Non dimentichiamo mai che un ricambio caldo e sempre nello zaino ci ripara da eventuali malanni più o meno gravi. Lo sbalzo d’altezza richiama immediatamente i cambi repentini di tempo e di temperatura, perciò se viene scelto un itinerario in quota, mai dimenticare indumenti caldi e comodi. Una particolare attenzione deve essere posta sulle scarpe: le scarpe di un biker non sono adatte per camminare, quindi dobbiamo fare attenzione a ciò che si compra nel rispetto del loro utilizzo e del percorso che andremo ad affrontare. I sentieri di alta montagna spesso sono impraticabili per un biker e se questo accade con una paio di scarpe diciamo normali da bici con sganci rapidi, avremo una camminata piena di insidie e di facili a slogature. Esistono sul mercato scarponcini con sganci rapidi, utili anche per camminare quindi pensiamo bene a questa spesa che senza dubbio è fondamentale. Indichiamo tutto il vestiario necessario diciamo per una escursione che copre la giornata intera o di due giorni, ricordando che siamo su una bicicletta e quindi dovremo modificare ciò che è indicato di seguito con i capi che normalmente usa un biker:
N° 1 Paio di scarpe
N° 2 Paia di calze ( n° 1 pesanti + n° 1 leggero )
N° 2 Pantaloncini bici
N° 1 Soprapantaloni
N° 2 Maglie bici ( n°1 pesante a maniche lunghe tipo “capilene” )
N° 1 Maglia a rete
N° 1 Bandana
N° 1 Cappellino
N° 2 Paia di guanti (uno di questi sottili es. in “capilene”)
N° 1 Giubbino antivento
N° 1 Cerata per la pioggia
Ricordiamo che se dobbiamo pernottare è meglio indossare dei capi diversi dal vestiario tecnico di un biker es. un tuta da ginnastica: una volta sola ho provato l’esperienza malsana di andare a dormire con gli stessi capi che dovevo usare in bicicletta e vi assicuro che ho passato la notte a grattarmi.
Attrezzatura : Dopo aver fatto la lista dei vestiti da usare in bici e di quelli che ci serviranno dopo per passare la serata, pensiamo ora agli accessori che ci potranno servire. Sempre pensando ad una escursione di più giorni altro accessorio, con le scarpe, che richiede una approfondita attenzione nella spesa è lo zaino. Ne esistono di tutti i tipi e grandezze, possiamo trovarne anche adatti per un ciclista (es. quelli con il porta casco) ma il primo pensiero va diretto alla sua capacità.
Poche regole che riguardano ed il suo contenuto:
– lo zaino deve avere una capacità adeguata, 25 litri al massimo, uno zaino pesante rende più difficile la nostra escursione. Accompagnatori e maestri di MTB, di solito, hanno zaini con capacità superiore, questo perchè all’interno vano riposti accessori e attrezzatura quali: kit di pronto soccorso e attrezzi per la manutenzione della bici. Questa comunque non è una regola scritta, ed ognuno è libero di portare ciò che più ritiene necessario. Se si viaggia in compagnia di più persone, sarebbe opportuno dividersi i pesi e cercare di portare tutto il necessario e l’indispensabile.
– deve esserci una intercapedine tra la schiena e zaino, questo per evitare la maggiore sudorazione nella schiena
– bisogna fissare un limite massimo di peso adeguato alla escursione; nel preparare lo zaino ricordiamoci di mettere le cose che sicuramente useremo e tralasciare tutto il superfluo riponendo il tutto nel suo interno in modo da poterne usufruire nel più breve tempo possibile senza doverlo disfare ogni volta. Personalmente metto in vari sacchetti di plastica cose simili es. i vestiti di ricambio, il cibo, ecc.
– se piove tutto si bagnerà quindi anche tutto ciò che si trova all’interno dello zaino va riparato e come indicato il metodo migliore è quello di riparare tutto con dei sacchetti di plastica.
La Cartina topografica : Le carte topografiche, a differenza di quelle geografiche, rappresentano il territorio (composto da fiumi, monti, vegetazione, strade, ecc.) in modo dettagliato (in relazione alla scala) con molti particolari che sono rappresentati con simboli. La conoscenza di questi simboli aiuta ad interpretare meglio una cartina topografica e a saper valutare il percorso da intraprendere. Essendo a conoscenza di questi simboli, si sapranno già, con una “semplice occhiata” alla carta, gli ostacoli da affrontare e quindi si potrà valutare l’equipaggiamento necessario per superarli; si potrà verificare la presenza di acqua in un luogo mai visto; si conoscerà la conformazione del territorio; ecc. Leggere una carta ora diventa fondamentale e quindi oltre alle indicazioni espresse nel paragrafo che riguarda la lettura della cartina topografica riportiamo qui qualche altra informazione.
Le carte topografiche e quelle dell’Istituto Geografico Militare al 25.000 sono ottime per le esplorazioni. “Al 25.000” significa che un centimetro sulla carta corrisponde a 250 metri. Su queste carte i boschi, fiumi, laghi, strade, fabbricati e così via sono indicati con segni convenzionali. Le montagne sono generalmente indicate con curve di livello. Una curva di livello è una linea che unisce tutti i punti situati alla stessa altezza sul livello del mare. Una curva indicata con la cifra 200, per esempio, passa attraverso tutti i punti che sono a 200 metri sul livello del mare. A volte una montagna è indicata da tratteggio: una serie, cioè, di sottili righe che si allargano dal vertice della montagna come i raggi del sole. Per usare una carta dovete “orientarla”, cioè sistemarla in modo che le direzioni indicate in essa corrispondano alle direzioni del terreno (vedi orientamento con la bussola) che vi trovate d’intorno. Il modo più semplice è quello di girare la carta finché la strada che vi è indicata corra parallela alla strada vera che avete sotto gli occhi. Oppure usate la bussola. Il lato alto della carta è generalmente il nord: girerete dunque la carta in modo che il suo lato superiore sia dalla parte dove la bussola indica il nord. Se la carta che usate reca la linea del nord magnetico, fate in modo che sia questa linea a combaciare con il nord della bussola. Dovreste osservare ogni cosa mentre camminate lungo una strada e cercare di ricordare quanto più possibile del vostro viaggio, in modo da poter dare indicazioni a chiunque altro successivamente desideri percorrere la medesima strada.
Cellulare : senza dubbio il cellulare riveste la parte più importante; chi non ha un cellulare e tutti sanno con che prepotenza è entrato nelle nostre case, ma per noi biker la sua importanza è ancora superiore se pensiamo che in qualsiasi punto noi siamo (non sempre) possiamo fare una telefonata e risolvere un problema che senza sarebbe stato insuperabile.
Bussola : Esistono vari tipi ma la più completa possiede anche una base in plastica per orientare la cartina topografica, per il suo utilizzo rimando al paragrafo dedicato. La bussola è un semplicissimo strumento che con l’ago magnetico segna il Nord magnetico, in base al quale si determina la direzione che si deve seguire. Il quadrante circolare è suddiviso in 360°. Il Polo magnetico, segnato dalla bussola, non corrisponde al Nord geografico. Queste operazioni servono poco per i viaggi brevi, ma nel caso di un lungo trekking, dove la declinazione è notevole, si devono sempre tenere in considerazione. Esistono diversi tipi di bussole. Per quelle semplici è sufficiente compiere una rotazione fino a far coincidere la punta dell’ago con il Nord, dopodichè si può leggere la posizione dei vari punti cardinali. Altre, più complesse, possiedono un quadrante girevole con l’aggiunta della rosa dei venti; si stabilisce allora la direzione immediatamente. Diversi tipi hanno anche un mirino che permette di eseguire rilevamenti. Un modello molto pratico per la lettura sulla carta è quello usata nelle gare di orientamento, montata su una base di plastica che; appoggiata sulla carta topografica aiuta a leggere con molta precisione la direzione e a fare rilevamenti. Ogni volta, prima di usare la bussola, dobbiamo con essa orientare la carta topografica. E’ un’operazione semplicissima ed importantissima. Prima di tutto devi badare a due cose:
– il piano della bussola deve essere assolutamente orizzontale rispetto al terreno, altrimenti l’ago calamitato non potrà muoversi liberamente.
– usando la bussola ricordati di non stare sotto linee ad alta tensione o in vicinanza di masse metalliche (tralicci, pali di ferro, autocarri, radio, tv, ecc.). Possono influenzare l’ago magnetico e farlo impazzire facendoti cadere in gravi errori di orientamento.
Ora passiamo alla pratica: sappiamo che per convenzione il nord è in alto (non ho detto una banalità…..) . Così il margine alto della cartina corrisponde al nord. Su un lato della tavoletta, ben distesa ed orizzontale al terreno, posiamo la bussola stando ben attenti che il margine verticale della cartina coincida con l’asse nord-sud della bussola (corretta con la declinazione, ove sia rilevante). In poche parole dobbiamo fare in modo che l’asse nord-sud della bussola sia perpendicolare al margine alto della cartina. E’ evidente che per fare ciò dobbiamo girare la carta e non la bussola la quale indica sempre il nord. Studiando con attenzione il posto dove ci si trova, si possono riconoscere alcuni punti in base alla configurazione del terreno o alle varie costruzioni, e in seguito determinare la propria posizione per procedere nella direzione voluta. Il percorso viene valutato sulla base della distanza, del dislivello, dell’angolo di direzione di marcia e della natura del terreno. Da ricordare che in montagna quasi mai la via più diretta è necessariamente la più breve o la più sicura.
Come si trova il punto in cui si é o punto bussola
Per fare il punto é indispensabile avere la tavoletta (carta topografica) della zona in cui si é, una bussola, una righello, una matita ed un goniometro.
Si orienta la tavoletta (come visto sopra).
Si determina, con la bussola, l’azimut (direzione in gradi ottenuti puntando la bussola, come nella figura a lato. Per maggiori informazioni vai ad Azimut) di un riferimento visibile (una casa, una chiesa, una torre, la cima di un monte) alla vostra destra ed individuabile sulla tavoletta
Si traccia sulla tavoletta una linea a matita passante per il riferimento scelto e con inclinazione pari all’angolo azimut trovato per quel riferimento.
Si ripeteranno i punti 2 e 3 per un altro riferimento individuabile a sinistra
Eventualmente si può ripetere l’operazione per un altro riferimento
L’intersezione delle tre rette dà il punto in cui ci si trova.
Altimetro e barometro : Esistono strumenti meccanici composti da una cassa ermeticamente chiusa in cui è stato fatto il vuoto; al variare della pressione e con una serie di movimenti meccanici trasmessi ad una lancetta si possono leggere i valori su un quadrante appositamente calibrato: se poi accanto alle pressioni si pone la scala delle quote il barometro diventa un altimetro. Questi strumenti sono anche sensibili alle variazioni delle temperature, alla densità e alla umidità per cui se restiamo per un periodo di qualche ora fermi può fungere sta stazione meteorologica. Sono anche sensibili alla temperatura che può modificare il comportamento dello strumento,i più moderni hanno anche compensati cioè hanno incorporata la possibilità di bilanciarsi e garantire una misurazione corretta. Esistono degli orologi che oltre allo bussola rilevano le variazioni di pressione e di altitudine e compresa la temperatura. Sembrano dei giocattoli ma non è così, ne possiedo uno di questi e vi assicuro che danno delle misurazioni altimetriche e barometriche molto precise per non parlare della bussola che è sicuramente migliore e precisa delle bussole normali, quindi uno strumento utile e completo che con l’unione della cartina topografica ci permetterà di avere la visone chiara di ciò che stiamo affrontando. Poiché l’altimetro subisce l’influenza barometrica che varia più volte durante il giorno, e più ci si sposta verso l’alto più il nostro strumento varierà la posizione è necessario “tarare”(cioè riportare il valore di un punto altimetrico sul terreno riconoscibile ed identificabile sulla cartina, sul vostro altimetro) lo strumento e questa operazione viene eseguita ogni qualvolta che conosciamo la quota data dalle cartine topografiche. L’altimetro, oltre che per l’uso più evidente di indicarci la quota alla quale ci troviamo, ha anche molte applicazioni, unito alla carta ed alla bussola, nella soluzione di problemi di orientamento. Se ci troviamo al bivio di un sentiero o alla biforcazione di una valle ed abbiamo dei dubbi su quale strada scegliere, l’altimetro, con l’ausilio della carta ci dirà se il bivio che abbiamo di fronte è quello giusto. Dalle curve di livello o da una quota indicata sulla carta potremo infatti riconoscere la quota del punto che cerchiamo e controllare la quota del punto in cui ci troviamo. Il problema dell’individuazione del punto in cui ci si trova ha nell’uso dell’altimetro un utile controllo in quanto, se, dopo aver fatto il punto con il sistema dei rilevamenti degli azimut, l’altimetro non ci conferma la quota del luogo in cui noi pensiamo di trovarci (con un margine di errore) significa che nei rilevamenti abbiamo commesso un errore e quindi converrà ricontrollare il tutto. Un punto stimato, sempre che si abbia l’accortezza di tarare l’altimetro tute le volte che si presenta la possibilità (ad esempio in corrispondenza di un incrocio del sentiero con quota segnata sulla carta topografica), può essere fatto individuando sulla carta, lungo l’itinerario che stiamo percorrendo, la quota del punto in cui ci troviamo rilevata con l’altimetro. Se infatti il nostro percorso è segnato sulla carta e ha una pendenza, almeno a grandi tratti, sempre positiva o sempre negativa, cioè senza saliscendi, si può determinare il punto in cui si è solamente “scorrendo” il sentiero sulla carta fino a che non si incroci con la quota dove ci si trova rilevata dall’altimetro. Nel problema di fare il punto rilevando tre punti visibili sul territorio, si può sostituire un rilevamento con una curva di livello (la più vicina alla quota rilevata dall’altimetro) o, se ci si trova su un sentiero segnato sulla cartina, si possono sostituire due rilevamenti con la curva di livello ed il sentiero. Il sistema è evidentemente molto utile nel caso che si riesca a rilevare un solo elemento noto (orizzonte solo in parte libero da nubi). In tal caso, basterà misurare l’azimut dell’elemento noto riportandolo sulla carta; l’intersezione del rilevamento con la curva di livello sulla quale ci troviamo e con il sentiero (o un altro rilevamento) ci darà la nostra posizione. Insomma, quando si è “nei pasticci” la sola topografia, pur fornendo un valido aiuto, può non bastare e a questo punto si deve innanzitutto mantenere la calma sfruttando al meglio i propri mezzi di orientamento e il proprio senso dell’orientamento.
Global Positioning System (GPS) : L’ultima tecnologia che è arrivata nel mercato è senza dubbio il “GPS”. Lo strumento è un sistema di “radiolocalizzazione” permette di individuare con estrema precisione la propria posizione sulla superficie terrestre, Il sistema si basa su appositi ricevitori detti appunto “GPS” grandi come un cellulare o una radio ricetrasmittente che elaborano segnali radio ricevuti da un sistema di satelliti. Le informazioni inviate dai satelliti permettono al GPS di elaborare dati precisi sulla propria posizione quali latitudine, longitudine, altitudine, distanze tra punti rilevati (Waypoint), direzione di marcia, tempi e velocità. Sistema portato dagli Americani che sono tuttora i proprietari di tutto il sistema satellitare che può dare queste informazioni; In tempi non lontani il sistema procurava nei ricevitori degli errori voluti che potevano variare anche di decine di metri, vincolo detto “SA” che alla data odierna è stato eliminato per cui il dato fornito ha un errore di poco superiore ai 4-5 metri. Se poi ci affidiamo al sistema europeo “WAAS” l’errore è ancora più basso. Certo che in condizioni di poca visibilità del cielo (es. quali una valle molto stretta) ha dei limiti nella emissione dei dati. Attualmente non esistono GPS integrati con informazioni complete cartografiche utili alla pratica dell’escursionismo come valli, montagne, mentre possiamo trovare sistemi che integrano cartografia che però è limitata a strade, laghi ecc. curve di livello, con immagini aster, comunque utili perché indicano in ogni caso ciò che ci circonda come paesi, torrenti ecc.. Devo dire che stanno uscendo dei modelli della Garmin con addirittura delle mappe più dettagliate e percorsi segnalati sul terreno, ma che per adesso e per il mio modesto avviso non sono ancora performanti. Quindi per poter usufruire al meglio di questo strumento che sostituisce integralmente anche il nostro altimetro e bussola, bisogna approfondire i concetti di latitudine/longitudine e studiare a tavolino il percorso segnando una serie di punti importanti che si toccheranno durante la escursione. Certo è un poco costoso ma vi posso assicurare che avendo con estrema precisione la posizione sulla terra e potendola confrontare con le mappe a noi disposizione e che ci dovremo comunque portare durante la escursione, si è sempre in grado di poter affrontare il percorso preparato e anche le varianti con estrema sicurezza. Oggi la tecnologia ci ha portato anche software che ci permetto di verificare on-line la nostra posizione con molta precisione e di trasormare il nostro percorso in un file d condividere direttamente sui social network. Tutto bello sicuramente non tralasciando però che la precisione è sicuramente inferiore a quella che ci regala un GPS dedicato e la continuità dei dati ricevuti dipende sempre dalla ricezione del nostro telefono.
La bicicletta : Certo non ci si può dimenticare del “mezzo” “la nostra compagna di viaggio” Naturalmente la scelta della bicicletta deve essere valutata considerando la tipologia della nostra attività fisica e della nostra costituzione. Prima valutazione è senza dubbio la grandezza del telaio che deve essere valutata anche con degli esperti nel settore che possiamo trovare anche tra gli stessi rivenditori: non sbagliamo su questo punto perché le conseguenze saranno spiacevoli sia dal punto di vista finanziario, un cambio della bicicletta è sempre svantaggioso, sia dal punto di vista fisico perché una bicicletta più corta e/o lunga o una bicicletta più bassa e/o alta comporta per una postura errata guai fisici spesso fastidiosi e dolorosi, il mal di schiena o la cervicale sono sempre in agguato e servono solo ad incrementare le risorse finanziarie dei fisioterapisti. Ricordando che per le tipologie di percorso da noi indicate è consigliato l’acquisto di un buon telaio con freni adeguati, componenti adeguati con un particolare interesse per le sospensioni estremamente utili nei percorsi fuori strada. Oggi la tecnologia ci permette di scegliere, anche se con costi davvero proibitivi, tra molte “mtb” che si chiamano “full-suspended, arrivando a dei livelli che si avvicinano alle motociclette (soprattutto nel prezzo). Due cose hanno cambiato completamente questa pratica sportiva: le sospensioni sia anteriori che posteriori, le famose full-suspended ed i freni a disco che ci permettono di frenare in qualsiasi condizioni di terreno e se non avete mai provato la fastidiosa sensazione di frenare con la pioggia e vedere che la bicicletta prosegue la sua camminata senza perdere velocità, vi convincerete ad entrare in un negozio e comprare una bella coppia di freni a disco. Per quanto riguarda la scelta dei materiali e la tipologia della componentistica, ci riserviamo di affidare questo compito agli operatori specializzati. Particolare attenzione si deve fare alla manutenzione del mezzo che deve essere periodica con particolare attenzione alla reparto frenante. Per quanto riguarda l’attrezzatura ed il vestiario che deve essere con noi durante l’attività proponiamo una lista di cose di base che è dettata dalla nostra esperienza :
N° 1 Casco
N° 1 Paio di occhiali da sole
N° 1 Kit Riparazioni camere ( leva copertoni, tip-top, colla ecc.)
N° 1 Camera nuova di ricambio
N° 1 pompa
N° 1 o più contenitori acqua
N° 1 Set di chiavi per riparazioni in campo
N° 1 Serie di ricambi vari (un cavo per i freni ed un per il cambio, false maglie ecc.)
N° Kit di Pronto Soccorso
Documento di riconoscimento
Assicurazione contro gli infortuni
Cartina topografica
Cellulare
Bussola, altimetro e barometro
GPS
dopo aver progettato la escursione ed aver accertato che il terreno si addice al periodo dell’anno in cui ci si trova ci prepariamo ad affrontare l’uscita. La considerazione di base che si può fare è che si può fare una escursione tutto l’anno tranne naturalmente quando dobbiamo iniziare la nostra escursione che già piove o nevica : “non è bello”!!!. Quindi a secondo del tempo, del periodo e della lunghezza e del tipo di terreno del percorso ci dobbiamo rifare ai paragrafi che parlano di “attrezzatura ed abbigliamento” e di “meteorologia”.
le condizioni meteorologiche durante e prima di una escursione sono una parte fondamentale per la buona riuscita dello stesso, ed è facile da capirne i motivi, quindi nei giorni precedenti, meglio il giorni prima o il giorno stesso bisogna consultare tutto ciò che ci potrà indicare “che tempo farà domani”, condizione importante per la buona riuscita sia di un percorso impegnativo che di una semplice escursione giornaliera, è importante quindi conoscere gli elementi fondamentali che determinano l’instaurarsi e l’evolversi di determinati tipi di tempo, in modo da ridurre gli effetti dovuti ai suoi mutamenti, abbreviando o rinviando una escursione. Essere in grado di interpretare correttamente i segnali del tempo atmosferico e dedurre il tempo previsto localmente, non può prescindere dal consultare una previsione generale elaborata dagli organi ufficiali preposti a tale attività. limitatamente però alle aree che sono interessate oltre che dalle situazioni atmosferiche generali, da situazioni climatiche locali e sono valide per periodi di tempo più brevi, generalmente non superiori alle 24 ore. L’escursionista per avere una visione d’insieme dell’evolversi del tempo, oltre all’ascolto dei bollettini può effettuare sul posto l’osservazione del cielo e di alcuni fenomeni caratteristici legati al mutare di certe situazioni meteorologiche. Indicazioni importanti si possono trarre dall’osservazione della direzione e dell’intensità del vento nonché dall’instaurarsi e dal modificarsi della nuvolosità. Si riscontra che generalmente nelle nostre regioni la predominanza dei venti da sud e da ovest è veicolo di tempo instabile con relative perturbazioni, mentre i venti da nord e da est, salvo nel settore orientale, portano ad un miglioramento del tempo. Ogni escursionista dovrebbe essere in grado di interpretare i segni del tempo e di leggere un barometro.
Girovagando tra i libri si trovano delle indicazioni più e meno veritiere che potrebbero sembrare di poca importanza, ma che in ogni caso possono fare parte del nostro bagaglio di esperienza :
Rosso di sera, bel tempo si spera (cioè domani sarà bello).·
Rosso al mattino, avverti il vicino (cioè pioggia).·
Un tramonto giallo significa vento
Un tramonto giallo pallido significa pioggia
Brina e nebbia di primo mattino significa tempo bello
Alba bassa significa tempo bello.·
Alba alta significa vento (alba alta è quando il sole sorge sopra un banco di nuvole, alto sopra l’orizzonte).·
Nuvole soffici, tempo bello.·
Nuvole a contorni stagliati, vento.
Nuvole accavallate o frastagliate, vento forte.
Detto marinaresco:”Quando il vento la pioggia precede, potrai presto le vele di nuovo spiegar, ma se la pioggia vien prima del vento, alle vele e alle drizze dovrai stare attento”.
con la bicicletta da montagna ci si può muovere in ogni stagione, scegliendo l’itinerario alla quota più adatta per quel determinato periodo. Di regola i versanti esposti al sole sono quelli rivolti a sud e possono essere percorsi anche durante la stagione invernale, in assenza di neve, oppure dopo le piogge in quanta l’evaporazione dell’acqua è veloce e rapida e quindi il terreno e presto in condizioni favorevoli alla pedalata, non dimenticando che un terreno comunque sabbioso dopo un pioggia non è poi così pedalabile, quindi si fa riferimento a sentieri o mulattiere non di questo tipo. Gli itinerari esposti a nord invece sono proibitivi in inverno e dopo le piogge in quanto il ghiaccio oppure il fango impediscono la ciclabilità. Per contro in estate i versanti a nord sono più freschi di quelli esposti a sud.
Inverno. La bicicletta da montagna nella stagione invernale viene impiegata principalmente a basse quote. Il terreno gelato facilita la progressione fornendo ottima aderenza e uniformità di pedalata. La vera insidia in questa stagione è il ghiaccio, che si incontra facilmente nei luoghi dove scorre un ruscello o sgorga una sorgente. E’ necessaria molta attenzione nell’affrontare i tratti ghiacciati in quanto si è solitamente abituati ad appoggiare i piedi per terra in caso di difficoltà, ma questo sul ghiaccio non è possibile: una qualunque perdita di equilibrio o sbilanciamento può comportare rovinose cadute. In presenza di tratti ghiacciati non conviene rischiare di affrontarli in sella ma è preferibile scendere e, caricata la bicicletta a spalle, aggirarli se possibile oppure oltrepassarli nel punto più pianeggiante. L’attenzione deve poi essere massima quando in inverno si pedala in mezzo alle foglie dopo giornate di vento in quanto esse possono nascondere veri e propri trabocchetti formati da placche di ghiaccio. Nel caso di nevicate la bicicletta da montagna può diventare un divertente mezzo per scivolare sulla neve ma altrettanto rischioso. In salita, su nevi dure ma non gelate, è garantita una buona aderenza, anche se deve essere adottata una precisa distribuzione dei pesi. Su nevi compatte, gelate o crostose non è invece possibile pedalare in quanto la bicicletta slitta o sprofonda. Per quanto riguarda la discesa sono di gran lunga preferibili le nevi in cui si sprofonda in quanto contribuiscono a frenare il mezzo, ma anche la neve compatta, e non su ghiaccio l’efficienza dei freni con i nuovi gruppi frenanti a disco è più elevata e la frenata risulta più sicura a dispetto di qualche tempo fa quando esistevano i pattini che scorrendo su cerchione bagnato che oltre a usurarsi in tempi brevissimi altrettanto brevemente non frenavano più con le conseguenze che in discesa si possono immaginare. Nelle discese in neve profonda si deve solo fare molta attenzione ad eventuali ostacoli nascosti dalla coltre nevosa, come rami, pietre o buche. Nella stagione invernale è necessario poi tener conto delle limitate ore di luce a disposizione e pertanto concentrare le brevi uscite nelle ore centrali di luce che sono anche le meno fredde.
Primavera. E’ la stagione ideale per muoversi con la bicicletta da montagna su tutti i percorsi di fondovalle che si snodano tra i . boschi in fiore ed i prati verdi. Con l’avanzare della stagione si possono percorrere i sentieri a quote più elevate, anche se le piogge o il disgelo, man mano che ci si allontana dal fondovalle, possono rendere alcuni tratti fangosi e non ciclabili. Si tratta infatti della stagione più piovosa, caratterizzata da improvvisi acquazzoni. I passaggi ai bordi dei sentieri di terra battuta vanno evitati in quanto il terreno può essere poco consistente e quindi soggetto a pericolosi quanto improvvisi smottamenti. Nella stagione primaverile deve essere evitato il più possibile di uscire dai sentieri o percorrere tratti nei boschi in quanta l’ecosistema è estremamente delicato e si possono causare danni anche notevoli.
Estate. Il periodo estivo è sicuramente la stagione della bicicletta da montagna per eccellenza, in quanto tutti i sentieri diventano percorribili, anche quelli in quota che anzi presentano ora le caratteristiche più favorevoli. Giornate calde e lunghe, terreno in condizioni ottimali, soprattutto nel mese di luglio prima dei temporali estivi di agosto, sono l’ideale per escursioni e gite al di sopra dei duemila metri. Se si pedala lontano dai luoghi abitati devono essere prese tutte le precauzioni per poter affrontare noie di carattere meccanico, fisico oppure meteorologico. Per pedalare in quota è necessario un periodo di adattamento in quanta il corpo deve abituarsi all’aria più rarefatta, soprattutto per far fronte a grossi sforzi. E’ quindi consigliabile dosare le forze e cominciare con escursioni brevi e poco faticose. Nel periodo estivo gli itinerari alle quote più basse sono da tralasciare sia per il caldo afoso che rende insopportabile il nostro cammino, se non alle prime ore del giorno o della sera, che per la vegetazione rigogliosa e gli arbusti che ostacolano non poco la marcia impigliandosi nel cambio, nei raggi ed impedendo una buona visuale del terreno. Un’avvertenza: l’estate è il periodo della raccolta del fieno ed è quindi assolutamente vietato attraversare i prati per non comprometterla, ma soprattutto è meglio evitare di attraversare campi coltivati in genere, e se non ne possiamo fare a meno cerchiamo di camminare possibilmente con la bicicletta al fianco sul bordo del campo (altra nota per un buon comportamento).
Autunno. E’ questa la stagione che offre gli scenari più suggestivi in quota e che regala magiche atmosfere nel fondovalle. In montagna l’autunno coincide con il ritorno alla tranquillità nelle limpide giornate autunnali; nelle ore più calde, si possono vivere le più belle emozioni su itinerari a quota medio-alta. Le praterie si tingono di giallo e le cime delle alpi si ricoprono della prima neve. La luce del tramonto concede momenti magici per i contrasti esaltati dalla luce radente. L’insidia in questa stagione è costituita dall’erba secca che diventa molto scivolosa e pertanto è buona norma non abbandonare mai il sentiero. Man mano che si perde quota si entra dapprima nei boschi di larici e più in basso di latifoglie il cui fogliame ricopre il terreno: anche qui i colori sono splendidi e le atmosfere uniche. Le foglie costituiscono al tempo stesso un divertimento ed una insidia in quanto pedalare in mezzo ad esse è un piacere, il loro sollevarsi ricorda gli spruzzi della neve al passaggio dello sciatore ma esse nascondono molto insidie come pietre, rami e altri ostacoli. La prudenza è dunque più che mai necessaria quando si affrontano tratti coperti interamente da foglie, frenando il nostro’entusiasmo per non incappare in spiacevoli cadute.
riferimento fondamentale per chi percorre i sentieri montani, ed un ringraziamento particolare va fatto a “Corpo del Soccorso Alpino” che spesso è costituito da volontari. Ricordiamo che il soccorso va chiesto telefonando al 118 senza prefisso, oppure a chiunque intercetti segnalazioni di aiuto deve avvertire il più presto possibile le più vicine stazioni di soccorso o rifugi alpini. Ricordiamo che, solo in caso di grave necessità, si deve far uso di questo servizio in modo da limitare le chiamate e dare spazio a possibili urgenze ben più gravi. Il servizio è a pagamento dell’infortunato, salvo convenzioni assicurative o iscrizione ad associazioni quali il CAI, che ne riducono il costo. Ci rimettiamo alle innumerevoli pubblicazioni che spiegano ampiamente le norme di soccorso alpino e/o istruzioni di pronto soccorso e di primo intervento in caso di incidente. Sarà di certo utile se ne abbiamo il tempo frequentare qualche corso di soccorso, se ne fanno tanti più o meno utili, ma credo che questo lo sia, certo non ci sostituirà ai più esperti anzi non ci deve sostituire,ma di certo ci potrà insegnare le buone e prime norme di comportamento in caso di incidente e se questo corso ci permetterà di mantenere il sangue freddo in casi estremi di infortunio in montagna, sarà tutto di guadagnato. Cenno fondamentale è lo studio preventivo del percorso soprattutto quando si affrontano più
giorni di escursionismo; bisogna, anzi si deve, sapere :
-dove sono le fontane e/o punti di ristoro
-dove ci si può riparare in caso di pioggia o di condizioni più estreme
-eventuali meccanici per riparazioni più complicate
-numerici di telefono del pronto soccorso della zona
-numeri di telefono delle comunità montane e/o centri di informazione
Se si affronta una escursione di più giorni è bene nello zaino inserire almeno una bomboletta spray di ghiaccio secco utile per le alleviare le cause da caduta, un cellulare per chiamare chi Vi potrà aiutare in una emergenza e qualche integratore salino utile per ovviare a crampi ed a cali improvvisi di prestazione …….. Per il resto a meno che non siate degli esperti in Pronto Soccorso la migliore condizione è quella di affidarsi agli esperti nel mestiere.
Nota Importante: questi consigli sono ed esclusivamente dei consigli, fatene tesoro anche se vi invito a consultare siti o documentazioone specialistica.
a nostro parere la pratica della mountain bike può porre a volte notevoli difficoltà di orientamento: una gita con la bici da montagna, data anche la versatilità del mezzo, unisce svariati tipi di tracciato non omogenei fra di loro e il più delle volte non supportati da un’adeguata segnaletica come già indicato precedentemente. Ad incrementare il grado di difficoltà spesso ci si mette anche il tempo che nelle zone montane cambia repentinamente, così ci si può trovare in mezzo alle nuvole, alla nebbia o sotto la pioggia dove appena prima eravamo ben riscaldati dal sole, diminuendo al minimo la nostra visibilità. Rimedio a ciò non esiste, è necessario lo studio accurato alle cartine ed alle conformazioni della valle che si sta attraversando; sarà quindi buona norma soffermarsi spesso a controllare la nostra direzione e perché no il panorama che ci circonda che con le sue montagne, i corsi d’acqua, ci indicano i punti di riferimento. Non dimentichiamoci però che quando si parla di destra o sinistra si indica la direzione nel senso di marcia mentre quando si parla di destra o sinistra orografica si indica sempre versante volgendo lo sguardo in direzione dello sbocco della valle o la riva di un torrente in direzione della foce.
Altri tipi di orientamento :
le bussole che ci possono aiutare in qualsiasi condizione atmosferica e di visibilità
la Stella Polare che indica sempre il Nord
il muschio che sulle piante o sulle rocce indica, seppur non in modo inequivocabile, il Nord
-altro metodo, un poco più complicato ed approssimativo, si ottiene puntando la lancetta delle ore dell’orologio verso il sole, si divide l’ora con la quale stiamo puntando il sole per due, ottenendo così l’ora con la quale viene indicato il Sud.
Tutte queste considerazioni comunque sono state fatte in tutti quei casi non siamo provvisti di un GPS (Global Positioning System), e con questo si chiudono tutti i discorsi sull’orientamento. La tecnologia ci ha messo a disposizione questa meravigliosa apparecchiatura che ci permette non solo di orientarci ma anche di fare tutti i rilevamenti possibili: chilometrici, tempistici, rilevamento di punti importanti del percorso e di altimetria. Cosa fare quando ci si perde : Durante una escursione e una gita in campagna, per distrazione o per effettiva mancanza di sentiero, a un certo punto può capitare di non sapere più dove ci si trovi. A volte può accadere che non sia così facile ritrovare la strada del ritorno e in alcune circostanze si può vagare a lungo alla ricerca di un punto di riferimento; è utile perciò avere quelle nozioni fondamentali per orientarsi, sia che si abbia a disposizione una carta topografica sia che non la si abbia. Certo è condizione primaria avere a disposizione tutti gli accessori che abbiamo descritto nei paragrafi precedenti quali cartine, bussola, altimetro e GPS oltre alla preparazione del percorso da effettuare, ma la situazione più critica (ma purtroppo anche più comune) è proprio quella in cui non si e muniti né di carta topografica né di bussola; anche in queste condizioni non è il caso di allarmarsi: con un po’ di tempo e pazienza si può ugualmente trovare una via d’uscita. Appena ci si rende conto di essersi persi, è opportuno cercare di ripercorrere a ritroso l’itinerario seguito, aiutandosi con la memoria e volgendosi spesso indietro per avere la stessa visione dell’andata, quindi è sempre buona regola osservare il territorio durante la escursione. Se non si è in grado di tornare indietro e ci si trova in campagna, è bene guardarsi attorno e dirigersi verso un cascinale o verso linee del telefono o della luce; seguendoli si troverà sicuramente qualcuno in grado di fornire le informazioni necessarie per tornare a casa. Quando ci si trova in montagna (in un bosco o in praterie d’alta quota) e il tempo è sereno, la cosa più immediata da fare e scendere a valle seguendo un punto di riferimento (ad esempio una baita). Se invece la visibilità è scarsa (ad esempio c’e nebbia), è preferibile non muoversi, perchè si potrebbe inavvertitamente andare verso qualche precipizio. Occorre pertanto attendere che la nebbia si diradi e, appena la visibilità è sufficiente, guardarsi attorno per cercare qualche punto di riferimento; quindi rimettersi in marcia, sempre purché la visibilità rimanga accettabile. Nel caso sia nota la direzione verso la quale dirigersi, occorre individuare prima il Nord (con il sole, con l’orologio o con il metodo dell’ombra), e poi seguire la direzione prefissata, prendendo come punto di riferimento qualsiasi cosa, preferibilmente lontana, si stagli all’orizzonte (un cascinale, un villaggio, la vetta di un monte). Capita purtroppo di perdersi anche nel caso si sia muniti di carta e bussola. Percorrendo nuove strade forestali, non ancora segnate sulla carta, si può scoprire all’improvviso che la traccia scompare. La soluzione più prudente, a questo punto, sarebbe quella di ritornare sui propri passi, ma non sempre la traccia e così evidente da consentire di ripercorrerla a ritroso. Appena ci si e resi conto di aver perso l’orientamento, è consigliabile non proseguire alla cieca, ma fermarsi subito per fare il punto della situazione e cercare l’ultimo riferimento o l’ultima località toccata. Interpretando i segni della cartina, occorre provare a immaginare di quanto ci si e allontanati da quel ultimo punto noto e in questo modo sarà possibile trovare pressappoco l’attuale posizione. E’ bene pertanto orientare la carta (utilizzando a tale scopo il metodo del sole, dell’orologio o dell’ombra, se non si disponesse di una bussola). Qualora nei dintorni passasse qualche sentiero, e preferibile avviarsi direttamente in quella direzione, raggiungere il sentiero e da lì ritornare a casa. Non dimentichiamo di avere sempre in possesso il cellulare e dei numeri di pronto soccorso.
da secoli l’uomo cerca di imitare la natura nelle sue costruzioni, nella sua bellezza e maestosità, ma di rado riesce a rendere tanto armonioso il proprio operato con l’ambiente che lo ospita, così molte volte, più o meno involontariamente, tende a distruggerlo. In questo senso la fotografia naturalistica è un atto di umiltà dell’uomo che è consapevole di essere un ospite sulla Terra. Ne ritrae le sue bellezze, inimitabili da mano d’uomo, con una bella fotografia se ne coglie l’essenza e la loro grandiosità. Il problema principale del fotografo di montagna è rendere l’idea dei grandiosi scenari naturali che incontra. Uno dei fattori più importanti, come del resto in tutti i tipi i generi fotografici, è la luce: la luce ideale in montagna è quella dell’alba o del mattino, e del tardo pomeriggio fino al tramonto, vale a dire la luce radente. Questa ha il grande pregio di dare maggiore risalto alle forme e di essere una luce più calda, e quindi più suggestiva, di quella che ci può essere normalmente nelle ore centrali della giornata. Ciò non toglie naturalmente che si possano fare eccellenti fotografie a tutte le ore del giorno, notte compresa. I filtri possono essere ottimamente utilizzati per migliorare la qualità della luce, sono veramente indispensabili ed, in estrema sintes si possono raggruppare in tre:
-filtro UV. Attenua o elimina le radiazioni ultraviolette, ovvero toglie la dominante azzurrina provocata dai cieli (es, sulle facce o sulle rocce). Molti fotografi lo tengono permanentemente sull’obiettivo a protezione della lente frontale.
-filtro polarizzatore Elimina i riflessi (es, dalle superfici d’acqua), satura i colori (specie il cielo). L’effetto può essere graduato ruotando l’apposita ghiera. Il risultato dipende dalla posizione della ripresa rispetto al sole (massimo effetto con il sole alle spalle). E’ uno dei filtri con cui si ottengono gli effetti più spettacolari
-filtro skylight Simile al filtro UV, ha in più una colorazione leggermente rosata che “scalda” i colori.
Altri filtri che possono essere utilizzati con buoni risultati sono i filtri graduati o con una sfumatura di colore, es. tabacco, salmone ecc.. Servono per rendere più interessanti quei pallidi cieli estivi tipici dei mesi di luglio e agosto.
I risultati migliori si ottengono con le diapositive (che tra l’altro possono essere ottimamente stampate). Delle buone pellicole sono: Kodak Extachrome 64 o Kodachrome 100 ASA. Sensibilità maggiori in montagna non servono: luce ce n’é sempre in abbondanza. Conviene anzi sottoesporre di circa mezzo diaframma rispetto alla sensibilità nominale della pellicola: si avranno colori più saturi e ottimo contrasto. Utile, eventualmente, un piccolo treppiede, di quelli alti 20 cm con le gambe estraibili. Un altro dei grandi problemi è rendere l’altezza e la maestosità delle montagne. In questi casi un buon grandangolare è ciò che ci vuole: diciamo che un 28 o un 35 mm è la scelta migliore. Per rendere bene l’idea dell’altezza di una montagna è importante NON inclinare la macchina. Il grandangolo ha un angolo di campo molto più ampio del cosiddetto obiettivo “normale”, e quindi consente inquadrature ariose anche da distanze contenute. Non a caso viene utilizzato spesso anche in interni. Un altro fattore importantissimo nella foto di montagna è la presenza umana: questa non dovrebbe mai mancare, perché solo in questo modo si ha il senso della proporzione con le montagne e la natura circostanti. Un paesaggio senza nessuno di questi riferimenti visivi correrebbe il rischio di apparire scialbo. Ovviamente si deve evitare la classica posa del turista che guarda la macchina con la solita faccia. Molto meglio fargli fare qualcosa, farlo camminare su un sentiero o fargli almeno osservare il panorama. Si possono mettere nell’inquadratura anche altri elementi che possano dare un’idea delle proporzioni, per esempio una baita, un torrente, un sentiero, un paesello, una staccionata, una mucca che rumina ecc.. Ultima raccomandazione: avete le gambe, usatele! Cercate sempre delle buone inquadrature, non limitatevi a far foto dal sentiero!. Un fattore negativo è da ricercarsi sicuramente nel peso e nello spazio che con il corpo macchina, gli obbiettivi, i rullini ecc. ci impongono delle spalle più che buone; già l’escursionista ha dei problemi figuriamoci noi biker.
Certo mi sono scervellato per scrivere tutto quanto sopra (e per me che non ha nella scrittura il pregio principale è una difficoltà notevole) e dopo tutti questi discorsi con l’avvento del digitale li chiudiamo tutti. Il “digitale” ha cambiato le cose rendendo la fotografia molto semplice e meno pesante raggiungendo una qualità che è richiesta se si vuole ottenere un prodotto notevole, non trascurando il lato economico che ci permette di fare molte fotografie senza doverle per forza stampare. Ci sono poi altre soluzioni sicuramente più economiche: la prima riguarda l’acquisto di piccole reflex che hanno risoluzioni, fotografiche ma anche video, al pari delle reflex più costose, la seconda riguarda i nuovi cellulari che incorporano in un solo strumento, telefono, internet, macchina fotografica, videocamere e gps , tutte applicazioni di assoluto valore, con un solo problema che riguarda le batterie che avranno breve durata. Tutto dipende da noi,non dimentichiamo che gli scenari in alta montagna ci regalano emozioni che a volte sono davvero irripetibili ed è davvero un peccato tornare a casa mani vuote, quindi ponderiamo bene il nostro acquisto.
premesso che sia per le nozioni di base, di inquadratura e riprese, sia per l’acquisto della strumentazione e della tecnologia che il mercato ci propone, ci si può affidare alle indicazioni della sezione “fotografare in montagna”. La storia video che è passata attraverso gli anni trascorsi sulla MTB è lunga e forse a voi noiosa, ma qualche piccolo ricordo di ciò che è stato l’aggiornamento tecnologico bisogna farlo. Racconto così la nostra storia con la telecamera in mano che è sicuramente utile a chi vuole dei suggerimenti per un risultato ottimale di riprese video in MTB. Fermo restando che quando si affrontano percorsi con la MTB in generale portarsi nello zaino una attrezzatura video non è così semplice oltre che rischioso se per caso cadiamo, quindi il nostro occhio deve volgere su attrezzature di piccole dimensioni, così nei primi anni di MTB ( parlo del 1991) le video camere dette “video 8” facevano al caso nostro anche se un poco pesanti, si potevano trasportare nello zaino. Per quanto riguarda le riprese a terra, si prediligono inquadrature molto ravvicinate, riprese in velocità, panorami che spezzano Poi il gruppo, come è nel naturale delle cose, pretendeva di effettuare riprese più sofisticate e all’avanguardia, naturalmente con i mezzi che ci competevano, così che la nostra “Video 8” si è trovata in un botto sopra un bel casco da MTB….. non vi dico i mal di testa… Si è passati poi alle video camere “DV”, come peso è cambiato poco ma le immagini diventano più nitide Di sicuro l’avvento delle videocamere digitali hanno invece semplificato il lavoro e molto spesso hanno diminuito il peso nello zaino. Oggi si possono trovare videocamere digitali in full-HD che danno un prodotto finale davvero sconcertante con immagini video davvero spettacolari. Per la raccolta delle clip video, molte sono con hard-disk interno, date le notevoli dimensioni dei files, ma molte raccolgono i files in schede SD più o meno capienti, meglio acquistare schede SD con velocità alte di raccolta dati. Per esempio personalmente uso una scheda da 16GB che mi permette di catturare immagini per una ora. L’unico inconveniente rimane il software da usare per potere “editare” il video che a volte sono davvero costosi, facendo attenzione anche agli std di uscita dei files che escono dalla vostra videocamere che a volte non sono compatibili con i software, a meno che non trovate assieme alla vostra macchina il dischetto dell’applicativo che a volte sono molto più semplici e danno un risultato semplice ma efficace, a meno di esigenze particolari., e poi sul vostro televisore in alta definizione si può godere della vostra gita. Riprendiamo il discorso della videocamera in testa, che per noi è stata una svolta importante perchè ci ha permesso di effettuare riprese in movimento e sapete quanto vale una ripresa in discesa lungo un bel sentiero di montagna, ma quando si è passati agli obbiettivi da applicare alle videocamere si è raggiunto lo scopo di evitarsi tanti mal di testa e di cervicale diminuendo considerevolmente il peso sul vostro casco, unica condizione è che la vostra telecamera sia supportata di presa “video in”, infine con un bel cavetto chiamato “Lanc” si possono governare le riprese direttamente senza dovere usare la videocamera. Ora ci sono delle piccole scatolette con inserita una scheda (di solito una CF o una SD) complete di obbiettivo da posizionare sul casco, sulla bici, ed effettuare riprese davvero spettacolari, valgono le considerazioni fatte per quanto riguarda i files ottenuti ed i software da usare. Infine il passaggio di queste videocamere al sistema HD è di questi mesi, e vi assicuro che il risultato finale è davvero sconcertante. Chi invece non vuole portare pesi sulla testa, l’orientamento è rivolto all’acquisto di piccole reflex o di cellulari che, come già trattato nel paragrafo precedente.
capitolo non meno importante che ci permette di chiarire alcuni aspetti che la pratica della mountain bike ha conosciuto in questi ultimi anni: il rispetto dell’ambiente. Le opinioni sul rapporto fra la bicicletta da montagna e l’ambiente sono talvolta discordanti e spaziano fra gli estremi di chi da un lato vorrebbe bandire la bici dai sentieri e dalle mulattiere di montagna, mentre altri non vedono invece limitazioni al suo impiego. Come sempre riteniamo che fra queste opposte opinioni si possa trovare un’equilibrata via di mezzo, dove lo spirito del biker che si muove con buon senso, educazione e rispetto per l’ambiente gioca un ruolo fondamentale. Taluni auspicano una regolamentazione specifica per questa disciplina; qualcosa è già stato fatto negli Stati Uniti dove l’Associazione Nazionale Ciclisti Fouristrada (NORBA – National Off Road Bicycle Association) ha elaborato un Decalogo di Comportamento. Ci siamo permessi di riportarlo qui di seguito integrandolo con altre note date dalla nostra decennale esperienza e dal nostro Statuto che uniti crediamo possano essere un valido punto di riferimento a cui attenersi durante le escursioni. E’ costituito da una serie di consigli generali che, se rispettati, contribuiranno a diffondere un’immagine positiva di questa pratica
1. dare la precedenza agli escursionisti non motorizzati: la gente giudicherà la mountain bike dal vostro comportamento. In quanto novità essa non sempre potrebbe essere vista positivamente dagli altri;
2. rallentare ed usare cautela nell’avvicinare e nel sorpassare altri escursionisti, facendo in modo che si accorgano della vostra presenza in anticipo;
3. controlla re sempre la velocità ed affrontare le curve prevedendo che vi si possa incontrare qualcuno. L’andatura va commisurata al tipo di terreno e all’esperienza di ciascuno;
4. Restare sui percorsi già tracciati per non arrecare danni alla vegetazione e limitare l’erosione del suolo evitando di tagliare per terreni molli;
5. non spaventare gli animali, siano essi domestici o selvatici. Dare loro il tempo di spostarsi dalla vostra strada;
6. non lasciare rifiuti. Portare con sé i propri, se possibile, raccogliere quelli abbandonati da altri;
7. rispettare le proprietà pubbliche e private inclusi i cartelli segnaletici, lasciando i cancelli così come sono stati trovati. Rivolgersi possibilmente ai proprietari per chiedere il permesso di entrata nei loro terreni: <Vietato l’ingresso > spesso significa solo <per favore chiedete il permesso > ;
8. essere sempre autosufficienti. Meta e velocità media verranno stabiliti in funzione dell’abilità personale, dell’equipaggiamento, del terreno, delle condizioni meteorologiche esistenti e di quelle previste;
9. non viaggiare da soli in zone isolate e se si devono coprire lunghe distanze. Comunicare la destinazione ed il programma di viaggio;
10. rispettare la filosofia del ciclo-escursionismo tesa al minimo impatto con la natura. Limitarsi a scattare fotografie e a lasciare impronte leggere portandosi via solamente bei ricordi.
Riportiamo qui di seguito altre norme dettate dalla nostra esperienza “off-road” :
E’ necessario valutare il proprio stato di forma e pianificare gli itinerari (dislivelli soprattutto) in funzione di ciò.
Dove in ogni, la stanchezza si fa sentire, è necessario che il “livello di sopportazione” della medesima sia più o meno identico; eventuali malumori o situazioni di intralcio dovute ad affaticamento (che in casi simili è più che altro di natura psicologica e non dovuta ad un vero e proprio crollo fisico) non possono che ledere la riuscita dell’escursione.
Nei tratti impegnativi si raccomanda di non forzare mai al massimo al fine di evitare il verificarsi di incidenti; occorre ricordare infatti che quanto più lontani si è dalla civiltà tanto più costringeremo eventuali soccorritori al superamento di enormi difficoltà nell’aiutarci.
Pedalare in un clima alpino in estate può voler dire sopportare oltre trenta gradi o una nevicata improvvisa. In montagna il tempo è sempre abbastanza bizzarro, ragione per cui è bene provvedere ad una adeguata attrezzatura. Le cadute di temperatura possono arrivare all’improvviso creando non poche difficoltà al biker sprovveduto.
Pedala unicamente su percorsi segnalati come sentieri, carrarecce, mulattiere e strade per non arrecare danno alla vegetazione; evita di circolare sui sentieri alpini dove il nuovo ordinamento prevede il divieto di transito; evita inoltre le scorciatoie tra tornanti, limitando l’impatto con l’ambiente, lasciando solo le impronte della mountain-bike. Usiamo la nostra macchina fotografica e/o telecamera come unico ricordo da raccogliere e da conservare.
Se devi percorrere lunghe distanze, attrezzati sia per idratarti, sia per proteggerti dai repentini cambiamenti del tempo. Lascia detto a qualcuno dove vai comunicando la destinazione ed il programma di viaggio e avvisa al tuo ritorno. Bisogna considerare che durante il tragitto ci si può trovare senza un aiuto immediato, quindi ogni biker deve avere tutto ciò che necessita alla riuscita della escursione.
Evitiamo assolutamente di accendere fuochi e/o gettare sigarette accese. Meglio non fumare, il rispetto della natura è anche rispetto della propria salute e di quella altrui. In caso di incendi è buona norma avvisare immediatamente le autorità competenti.