Pianificare un percorso

Per muoversi nell’ambiente, qualsiasi esso sia, e’ necessario sapersi orientare perché questo significa sapere dove ci si trova rispetto a un punto che si vuole raggiungere e come raggiungerlo; orientarsi consente anche di apprezzare meglio tutto il territorio che ci circonda. La carta topografica è quindi una rappresentazione ridotta, approssimata e simbolica, della superficie terrestre. La riduzione avviene in base ad un rapporto prestabilito tra la distanza reale misurabile tra due punti sul terreno e la distanza misurabile tra i due punti che li rappresentano sulla carta; questo rapporto è detto “scala” e, per esempio l’indicazione 1:50.000 significa che 50 metri sul terreno corrispondono a 1 millimetro sulla carta e viceversa. Avendo a disposizione queste carte si può: avere un’idea abbastanza reale del terreno, misurare le distanze, studiare il cammino da percorrere, stabilire la posizione in cui ci si trova in un determinato momento, quindi e’ indispensabile una cartina topografica con la quale studiare il percorso a tavolino. Tutte le gite in montagna di un certo impegno andrebbero sempre studiate in anticipo sulla carta, per evitare poi di trovarsi in difficoltà perché si sono calcolati male i tempi di percorrenza o le difficoltà della salita. Naturalmente oltre a possedere una buona cartina e’ necessario anche saperla leggere! Non basta sapere dove è il nord o riconoscere un sentiero da una strada; un bravo escursionista sa riconoscere con un colpo d’occhio anche la morfologia del terreno, ovvero se si tratta di terreno boscoso o prativo, sassoso o montagnoso, pianeggiante o in salita o discesa. Saper leggere bene una cartina significa prevedere con buona approssimazione come sarà il percorso che ci accingiamo ad affrontare. Se non siete abbastanza bravi, esercitatevi, osservando con attenzione la carta e i suoi dettagli: imparate a distinguere un’area boschiva da una prativa, se un costone e’ in salita o in discesa ecc. Imparate per bene anche a riconoscere i segni riportati nella legenda che ogni carta riporta. Quando affrontiamo una escursione è buona cosa accompagnare ad una cartina topografica anche una bussola e per il suo utilizzo rimandiamo al paragrafo dedicato nella terza parte. Quando si pianifica una gita, i parametri fondamentali per il quale bisogna prendere visione sono : carte topografiche, lunghezza del percorso, dislivello, tipologia del terreno, tempi di percorrenza, varianti di percorso, periodo consigliato, l’acqua e la ospitalità.

CARTE TOPOGRAFICHE

CARTE TOPOGRAFICHE: (le mappe delle Quattro Province)

Appurato che ci vuole almeno una carta topografica riportiamo qui di seguito alcune nozioni che riguardano l’identificazione del tipo di carta da utilizzare e la lettura dei simboli che vengono riportati. Una carta geografica è la rappresentazione simbologia, in scala ridotta, della superficie terrestre e degli elementi del territorio. La scala (numerica) è una frazione il cui numeratore è sempre pari ad 1, mentre il suo denominatore è il numero che indica quante volte le distanze reali sono state ridotte sulla carta. La scala 1:25.000, ad esempio, significa che ogni distanza reale è stata ridotta 25.000 volte e quindi un millimetro sulla carta corrisponde a 25.000 millimetri (ossia 25 metri) sul terreno.

Tipi di Carte : In base alla scala si distinguono i seguenti tipi di carte :
Le piante e le mappe: hanno scala inferiore a 1:10.000. Ricchissime di particolari, le piante rappresentano la planimetria dei centri urbani con le vie e le piazze, mentre le mappe sono usate nel catasto per indicare le proprietà (un appezzamento di terreno, un appartamento ecc).

Carte topografiche: scala compresa tra 1:10.000 e 1:50.000. Meno particolareggiate delle prime, rappresentano aree ristrette in cui si evidenziano i particolari del terreno e le costruzioni dell’uomo. Sono le carte più usate da coloro che effettuano escursioni. Le carte a scala tra 1:10.000 e 1:20.000, solitamente a colori e con simboli particolari, sono le più usate nelle gare di orienteering. Nella cartografia ufficiale della maggior parte dei paesi europei, le scale utilizzate sono le 1:25.000, 1:50.000, 1:100.000. In Italia ci serviamo delle carte pubblicate dall’istituto Geografico Militare (I.G.M.), adottando il sistema cartografico UTM (Universal Transverse Mercator), che costituisce, in seguito ad accordi internazionali, la base della cartografia del principali stati del mondo. L’Italia è stata divisa in 285 “fogli” in scala 1:100.000, ciascuno dei quali copre un’area di 40 x 40 km. Ogni “foglio” è a sua volta suddiviso in 4 “quadranti” in scala 1:50.000 ed ogni quadrante in 4 “tavolette” in scala 1:25.000. I “fogli” sono contrassegnati con cifre arabe, numerate progressivamente da Ovest a Est e da Nord a Sud. I “quadranti” di ciascun foglio, indicati con numeri romani (da I a IV), coprono un’area di 20 x 20 km. Le “tavolette”, ciascuna delle quali copre un’area di 10 x 10 km, vengono indicate con i punti cardinali (NE -SE – SO – NO), in funzione della loro collocazione all’interno del rispettivo quadrante. Dovendo individuare, ad esempio, una tavoletta di Voghera, la si indicherà in questo modo: “foglio 71, quadrante II, tavoletta (orientamento) NO”. In ogni caso in alto sulla sinistra di ogni tavoletta possiamo trovare queste indicazioni.
Carte geografiche: scala 1:100.000 o superiore. A parità di dimensioni del foglio riproducono aree più estese della superficie terrestre, quali, ad esempio, uno stato o un intero continente.
Come già indicato le carte topografiche più indicate per l’escursionismo sono quelle con scala 1:25.000 (1 cm = 250 metri); quelle in scala 1:50.000 (1 cm = 500 m) si rivelano utili per avere il quadro generale di un itinerario lungo. Purtroppo non sempre sono aggiornate, perciò prima di acquistarle conviene verificare la data di pubblicazione.
Studi Cartografici
Atlante Italiano (www.atlanteitaliano.it): Portale dedicato alla visione gratuita on-line della Cartografia a base Nazionale dell’ Intero Territorio Italiano. É presente l’intera cartografia IGM 1:25.000, le ortofoto (foto dall’aereo) a colori ad alta risoluzione (20m X 20m), il modello digitale del terreno e altra cartografia a scala più grande.
Istituto Geografico Militare (IGM): pubblica le carte topografiche, suddivise in fogli, quadranti e tavolette, in scala 1:100.000, 1:50.000 e 1:25.000 fornisce anche alcuni plastici. Non sono al livello massimo di aggiornamento perché molte di queste carte sono ancora in bianco-nero e con date di aggiornamento che risale a qualche decennio fa; bisogna dire però che le zone interessate da questa guida risultano più aggiornate e a colori.
Carte Tecniche Regionali (CTR): in scala 1:10.000 le possiamo trovare presso gli sportelli delle regioni di appartenenza; molto dettagliate ma poco utili per una escursione in mtb perché bisognerebbe portarsi nello zaino ben più di una carta, figuriamoci poi se il nostro itinerario è molto lungo. Risultano molto più utili per la preparazione a tavolino della escursione potendo individuare punti non identificabili sulle carte al 25.000 o 50.000.
Carte turistiche Kompass coprono tutto l’arco alpino, parte dell’Appennino e dell’Italia insulare. Alla carta in scala 1:50.000 si affianca una nuova versione (carta e guida a quattro colori in busta doppia) in scala 1:25.000.
Casa Editrice Tabacco: con carte in scala 1:50.000 e 1:25.000, che coprono il settore nord-orientale delle Alpi: Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Veneto.
Touring Club Italiano: oltre ad atlanti, piante di molte città d’Italia e carte turistiche d’Europa, dispone di una cartografia, dedicata alle regioni, in scala 1:200.000 e di carte turistiche in scala 1:50.000 e 1:100.000 delle Alpi, di parte dell’Italia centro-meridionale e di diversi Parchi nazionali.; consultandole però mi sono reso conto che a noi biker sono poco utili se dobbiamo affrontare una escursione, mentre lo sono di più a tavolino perché offrono indicazioni su percorsi conosciuti agli escursionisti.
Istituto Geografico Centrale: pubblica una serie di carte in scala 1:25000 e in scala 1:50.000, principalmente delle Alpi Occidentali e Centrali. Vengono aggiornate spesso e sono espressamente studiate per gli escursionisti.

Tranne le carte edite dalla IGM tutte le altre hanno anche indicazioni di sentieri numerati o accompagnati da simbologia di identificazione ma non dimentichiamo che tutte (tranne alcune dichiarate per mtb) sono espressamente per escursioni a piedi ed indicano solo i sentieri percorribili, ed è chiaro che per noi biker la storia cambia e di molto dovendo pensare che nella maggior parte dei casi il nostro itinerario prevede una salita che sia pedalabile ed una discesa con pendenze non troppo accentuate ed adatte a noi biker, se no tutto si traduce in una escursione di trekking.

I simboli cartografici : hanno lo scopo di indicare convenzionalmente gli elementi orografici del territorio e le opere dell’uomo. Alcuni simboli danno immediatamente l’idea di ciò che rappresentano (rocce, ghiacciai, laghi…) altri invece non hanno alcun rapporto con la forma o la grandezza dell’oggetto che rappresentano, come le curve di livello che sono puramente immaginarie. I colori con cui vengono stampati i particolari aiutano a comprendere velocemente il paesaggio circostante. Nel sistema di carte “a 5 colori”, per le opere dell’uomo (edifici, ferrovie, strade, sentieri…) vengono usati i colori nero e rosso. Tutto quanto riguarda la idrografia (laghi, fiumi, mari, ghiacciai e nevai permanenti) e in azzurro, mentre le rocce e i detriti sono in nero. Le curve di livello sono stampate in color marroncino, la vegetazione e rappresentata, solo sulle carte topografiche, in colore verde. I simboli usati nella carta, solitamente assai numerosi, sono riassunti nella “legenda”, a cui fare riferimento indipendentemente dai ragguagli di cui sopra. Questo è vero, in particolare, per le carte usate in orienteering (scala da 1:5000 a 1:20.000) che utilizzano un numero particolarmente elevato di simboli e colori diversi.

Segnaletica sui sentieri : molto spesso faremo uso di cartine topografiche che riportano dei segnavia che sicuramente ci aiuteranno a non sbagliare la “rotta” ricordando però che dobbiamo sempre ragionare con la propria testa ed orientarci sempre con le nostre forze, se poi i segnavia ed i nostri dati coincidono vuol dire che abbiamo fatto un buon lavoro. E’ un punto fondamentale per il buon svolgimento dei nostri percorsi; laddove il turismo escursionistico è punto fermo per l’economia della zona, si è dato importanza alla segnaletica dei percorsi montani. Ne troveremo di tutti i tipi e forme, ma punto importante sarà per noi trovarli. Spesso però, e questo va detto per le zone dove il turismo non ha grossa influenza nell’economia, avremo grosse difficoltà a riconoscere segnavia sbiaditi dal tempo, addirittura assenti ed una delle cause di tutto ciò sul fatto che dopo che sono stati tracciati i percorsi non si prevede mai chi debba mantenerli provvedendo alla pulizia ed al rinfresco dei segni . Solo ora le Comunità Montane, le Federazioni di Escursionismo il C.A.I., stanno allargando gli orizzonti rivalutando sempre di più zone fino ad ora conosciute solo ai loro abitanti. I nostri segnavia sono di norma verniciati su pietre o su alberi o su cartelli, e cosa importante, per la loro visibilità e devono essere posizionati ad altezza uomo; spesso troveremo che il percorso, soprattutto quando da un passo o un crinale ci portiamo a fondo valle, sia marcato con un segnavia, ma risulta difficile notarlo perché risulta posizionato sempre per chi dal fondo valle si porta verso la montagna quindi dovrebbero essere posizionati in modo che siano visibili nei due sensi di marcia. Non dimentichiamoci che, oltre ad una buona frequenza, i segnavia dovrebbero essere posizionati dove vi sono incroci con altre strade o nei punti dove si cambia totalmente direzione. Non possiamo dimenticare che spesso i segnavia vengono distrutti dalle condizioni atmosferiche o dai vandali per cui un buon escursionista e/o biker deve comunicarlo alle comunità montane e/o federazioni di escursionismo in modo che si possa provvedere al ripristino. Altra forma di segnaletica è la palina che molto spesso riporta il luogo, l’altitudine, le varie indicazioni; infine il sentiero è segnalato con dei numeri. Per quanto riguarda le nostre zone e più specificatamente le zone indicate in questa guida le strade più importanti sono segnalate dai segnavia bianco-rossi del CAI mentre la maggior parte degli altri segnavia subiscono la “vecchiaia” risultando sbiaditi e a volte assenti. Qui trovo doveroso ricordare che in questi ultimi anni il CAI sta promuovendo una campagna per il recupero dei sentieri delle zone che stiamo trattando, con il posizionamento di molte paline indicatrici ed informatrici.

Le curve di livello : (o ipsometriche o isoipse) sono linee che uniscono tutti i punti di uguale altitudine rispetto al livello del mare. Il principio su cui si basa la loro costruzione è semplice. Si immagini di tagliare una zona geografica con una serie di piani orizzontali, tutti alla stessa distanza (verticale) fra loro: si otterranno delle linee curve, che uniscono tutti i punti che si trovano alla stessa quota. Trasferite sulla carta geografica, queste curve, concentriche, rappresentano appunto le curve di livello. La distanza fra le curve di livello è delta “equidistanza” e si trova indicata sulla carta topografica. Si osservi che:
•più le curve sono vicine, più il terreno è ripido
•più le curve sono distanti, più il terreno è in piano
•quando le curve sono parallele, il terreno è uniforme
•le curve a V con il vertice verso il monte indicano la presenza di una valle
•le curve a V con il vertice verso il declivio indicano la presenza di un contrafforte.

Le curve di livello sono tra le più importanti indicazioni per l’interpretazione della carta. All’inizio, l’interpretazione delle curve può sembrare complicata (ve lo posso assicurare), ma facendo un po’ di pratica all’aperto con la carta topografica si imparerà velocemente a distinguere tutti i particolari.

Paralleli e meridiani, longitudine e latitudine : L’equatore divide la terra in due emisferi uguali: l’emisfero nord e l’emisfero sud. L’emisfero nord, chiamato anche boreale o settentrionale, e quello che contiene il Polo Nord. L’emisfero sud, chiamato anche australe o meridionale, e quello che contiene il Polo Sud. Sulla superficie terrestre vengono disegnate delle circonferenze immaginarie passanti per i poli, chiamate meridiani. Partendo dal meridiano “zero” o “fondamentale”, che è quello passante per Greenwich (Inghilterra), esistono 180 meridiani principali procedendo verso Est e 180 meridiani principali procedendo verso Ovest. Sulla superficie terrestre vengono poi tracciate altre circonferenze immaginarie perpendicolari ai meridiani e parallele all’equatore (chiamate proprio per questo “paralleli”); tra queste l’equatore è la circonferenza più grande. 90 paralleli principali si trovano a Nord dell’equatore e 9 0 a Sud; man mano che ci si avvicina ai Poli, queste circonferenze diventano sempre più piccole. Paralleli e meridiani sono utilizzati in cartografia e navigazione per definire le coordinate geografiche, latitudine e longitudine, necessarie a individuare la posizione assoluta dei singoli punti delta superficie terrestre. Con i paralleli e i meridiani si è creata infatti una rete immaginaria di linee convenzionali fisse. La longitudine è l’angolo orizzontale, misurato sul parallelo che passa per quel punto, compreso tra il meridiano del luogo e quello fondamentale. La latitudine di un luogo è l’angolo verticale, misurato sul meridiano che passa per quel punto, compreso tra il parallelo del luogo e l’equatore. Metodolgia sul quale si basa anche il funzionamento del GPS (Global Positioning System) o comunemente chiamato “Navigatore Satellitare” che andremo ad approfondire nel paragrafo dedicato “Rilevamento dati e editing”

I ritagli delle mappe IGM

Le mappe IGM nelle Quattro Province

LUNGHEZZA DEL PERCORSO

e’ facilmente calcolabile, basta misurarla tenendo presente in quale scala la mappa e’ stata realizzata: nel caso di una cartina in scala 1:25.000 significa che un centimetro sulla carta equivale a 250 metri sul terreno, in una da 1:50.000 e’ di 500 metri ecc. Acquisito questo primo dato, siamo in grado di poter visualizzare sulla carta ma soprattutto nella nostra mente, considerando anche gli altri fattori quali il dislivello e la propria velocità di marcia, il percorso nella sua globalità.

DISLIVELLO

DISLIVELLO:

questo e’ un dato forse ancora più importante della lunghezza, in quanto vi indica quanta salita, e discesa, vi aspetta. Seguite bene l’andamento del sentiero, rispetto alle curve di livello, il dislivello vi dice grosso modo quanto sarà “faticosa” la nostra escursione.

TIPOLOGIA DEL TERRENO

altro dato da non sottovalutare, guardando la legenda sulla mappa si può capire se dobbiamo attraversare un bosco, un prato, una pietraia o il fianco scosceso di una montagna. Questo determinerà anche un più facile calcolo dei tempi di percorrenza. Anche l’altitudine fa parte della tipologia del terreno e non va presa sottogamba: questa e’ importante soprattutto per determinare il tipo di abbigliamento necessario, e soprattutto per l’impegno fisico: dai 1.500 metri in su la relativa scarsità di ossigeno comincia a farsi sentire. Alcuni soffrono l’altitudine con nausee, cefalee, giramenti di testa e richiedono un periodo più o meno breve di acclimatazione. Questi disturbi però di solito si manifestano in genere in determinate persone, oltre i 2000 metri. Anche il clima può diventare una seria difficoltà: a 2000 metri può nevicare infatti in qualsiasi stagione.

TEMPI DI PERCORRENZA

Si possono fornire i seguenti dati di massima: su strada asfaltata piana con andatura turistica si percorrono sui 20 – 25 km all’ora; su sterrato la media diminuisce di 4-5 km/h. Su salite asfaltate del 7-8 % di pendenza l’andatura media può raggiungere i 9-10 km/h, che su sterrato si riduce di circa 2-3 km e dove il tratto risulta difficile la media si abbassa ulteriormente. Se già quanto sopra esposto deve essere considerato con ampio beneficio d’inventario, ancor più problematico risulta dare una valutazione di percorrenza media riferita a mulattiere e sentieri. Infatti troppe variabili, non solo oggettive, influenzano la determinazione di dati attendibili. Bisogna così fare attenzione a questo capitolo che unito alla valutazione delle difficoltà ed al grado della preparazione ci permetterà di valutare con precisione la soggettiva fattibilità. Una regola dell’escursionista a .piedi indica che in un percorso uguale di andata/ritorno le tempistiche della discesa risultano calcolando i 2/3 del tempo impiegato per la salita; non sempre è valido per noi perché la nostra velocità, in discesa naturalmente, sarà sicuramente superiore fino ad abbassare il dato ad 1/3. Resta il fatto che i tempi sono stati rilevati sulle indicazioni che ci hanno dato le nostre gambe, che sono le gambe di molti biker che si reputano nella media. Questo dato vale se la discesa viene percorso in sella alla nostra bici, così vale anche per la salita, perché altrimenti si possono incontrare molti “hikers” che ci possono dare la “paglia”, portandoci a pensare di smettere di andare con la mtb e passare “all’ippica”. Non sempre è buona cosa voler pensare che le nostre medie all’inizio della escursione possono essere più alte, vuoi che al mattino dopo una ricca colazione, vuoi che la “forza sia con noi, meglio studiare la tappa a tavolino e minore sarà il rischio di andare incontro ad imprevisti, di dover forzare i tempi o essere costretti ad allungare o modificare il percorso, o magari di rientrare a notte fonda dopo una estenuante rincorsa alla meta finale perché si sono calcolati male i tempi. Ricordiamoci sempre di dosare le forze e non esagerare con la consapevolezza di essere “al mattino dei leoni e “sparare” le nostre cartucce subito tanto alla meta ci arrivo comunque”, non è sempre vero, e se il nostro percorso deve ricorrere a delle varianti non previste, bisogna assolutamente considerare una cospicua riserva sia di forze fisiche, ma soprattutto mentali perché se allo sforzo fisico possiamo ovviare momentaneamente con integratori o con barrette energetiche, la nostra mente difficilmente ci aiuterà se entrano fattori quali lo sconforto, che ci indurrà all’errore facile, con le conseguenze che ne derivano. La nostra velocità a volte è anche condizionata dal tempo, sia il freddo che il caldo, riducono le nostre medie. Dimenticavo …. e lo zaino??? Questo ci complica un poco le nostre valutazioni e sarà banale dire che con più il nostro zaino sarà pesante con più la nostra fatica aumenterà ….. lo so è una banalità, ma difficilmente troveremo un compagno di viaggio che Vi porterà lo zaino fino in cima ….. . Per il calcolo dei tempi di percorrenza se sulla carta vediamo salite non esagerate e sentieri,meglio calcolare un 50% in più e aggiungo un 25% di margine di sicurezza. Se c’è salita forte e bosco, meglio raddoppiare i tempi e aggiungo un 25% come margine di sicurezza. Lo so forse sono esagerate ma è meglio arrivare con anticipo alla vetta che con il buio, stanco, affamato e preoccupato … altra considerazione banale ma in questa situazione ci sono stato una volta e vi assicuro “non è bello”.

Considerazioni per un gita in montagna a piedi e con la MTB:
Sono valide tutte le variabile sopra indicate, cambiano sicuramente le velocità:

-5 km/h in piano ed in discesa;
-3 km/h salite moderate, discese ripide, nel bosco fuori dai sentieri;
-1,5 – 2 km/h su salite impegnative e in alta montagna.

Per quando riguarda la MTB possiamo considerare:

-15-30 km/h in piano ed in discesa su asfalto o su carrarecce livellate;
-4-7 km/h salite moderate,
-3-4 km/h su salite impegnative e in alta montagna.
-10-20 Km/h discese ripide, nel bosco fuori dai sentieri;

VARIANTI DEL PERCORSO

proseguendo nel discorso; aver studiato bene a tavolino la nostra escursione vuol anche dire pianificare tutte le possibili varianti al tracciato originale, vuol dire pensare in anticipo a sentieri o strade che sulla carta potrebbero permetterci di:
-accorciare il tracciato se la giornata sta diventando troppo lunga, trovando qui anche il possibile paese dove poter passare la notte al coperto
-valutare le posizioni di eventuali bivacchi, rifugi ecc. in caso di tempo brutto, di errori nella valutazione del tracciato, un bivio sbagliato ecc. L’errore è sempre alle porte e non possiamo non avere delle soluzione già pronte e studiate con anticipo, vuol dire avere ben presente la nostra posizione e poter giudicare in ogni momento la impossibilità a continuare sulla nostra strada e di dover proseguire con quel sentiero con estrema sicurezza. Non dimenticare mai di procurarci con anticipo tutti i numeri di telefono possibili che ci potranno tornare utili compreso quello del soccorso, ricordando che anche se il cellulare ormai è indispensabile, non sempre tra le montagne è possibile effettuare telefonate.

PERIODO CONSIGLIATO

le variabili da considerare non sono molte ma importanti. Durante il periodo che copre i mesi da Marzo-Aprile fino ad Ottobre-Novembre basta fare attenzione alle previsioni meteo, una escursione sotto la pioggia non è piacevole. Per  le escursioni in alta montagna dove il clima ha una influenza fondamentale,  ci si può trovare in mezzo a cambiamenti repentini di tempo e di temperatura, che non dobbiamo sottovalutare per nessun motivo, meglio quindi progettare itinerari durante il periodo estivo. Durante il periodo che va da Novembre-Dicembre a Febbraio-Marzo non è detto che non si possa andare in bicicletta, certo non è il periodo migliore date le frequenti piogge e le possibili nevicate. Da escludere sono le zone montane  dove è meglio dare spazio agli amanti degli sport sulla neve.

OSPITALITÀ

se la tempistica della nostra escursione richiede la sola giornata non ne necessitiamo;in ogni caso teniamo sempre presente anche le possibilità del ristoro più vicino al nostro percorso, così come tutte le fontane che ci potranno essere di aiuto. Bisogna tenere presente che i rifugi del CAI, ecc. sono in funzione generalmente da metà giugno a metà settembre, con la possibilità di trovarne aperti al di fuori di questo periodo anche durante i fine settimana previa prenotazione; quelli privati possono prolungare il periodo di apertura anche nelle stagioni intermedie. I bivacchi se non espressamente indicato nel testo, non offrono ristoro ma solamente riparo di emergenza. Le malghe sono comunque ricoveri per i pastori dove possiamo trovare un posto per dormire seppur precario. Oggi con “internet” si può usufruire di un servizio nuovo e completo e visitando i “siti” delle aziende turistiche o del CAI ecc., si possono trovare tutte le notizie che ci saranno utili per il soggiorno o qualsiasi altra indicazione a noi utile e trovare così il più adatto alle nostre esigenze.

ROAD BOOK

se disponibile descrive dettagliatamente percorsi a piedi e in bicicletta: per ogni bivio fornisce tutte le indicazioni utili per non perdere la strada (chilometraggio, quota, descrizione, punti di riferimento) e consentono l’orientamento anche quando non è presente segnaletica dedicata. Il road book, la descrizione del percorso e la mappa formano la necessaria documentazione a corredo della nostra gita, se poi si aggiunge un gps cartografico, siamo attrezzati a dovere. La esperienza dice che la gita effettuata on il solo gps non è sempre sinonimo di sicurezza, questo per tanti motivi, tra i quali, uno dei più importanti, il pensare che faccia tutto il gps, non costringendoci a ragionare sul percorso consultando le mappe.

Visualizza qui le istruzioni per l’uso del Road Book

Un esempio di Road Book