Territorio 4P | Fiumi, torrenti, valli e passi

Fiumi torrenti valli

Tutti i fiumi, i torrenti, le valli e i passi che compongono il territorio delle Quattro Province. Si parte dalla base dei fiumi Trebbia e Scrivia che compongono l’ossatura di questo territorio, ampliato fino alle Valli Taro e Ceno verso EST, alla valle Bormida ad OVEST. Queste valli sono tutte direttamente collegate e raccontano stessa vita, tradizioni e Vie Antiche.

OLTREPÒ PAVESE | Valle Staffora

La valle è interamente nell’Oltrepò Pavese ed è attraversata dal torrente Staffora, che nasce dalle pendici del Monte Chiappo, dalla Fontana di San Giacomo, 1343 mslm, luogo che si trova appena sopra Pian del Poggio. La fonte più alta poi, dalle informazioni raccolte dagli abitanti, si trova poco distante dai tralicci della seggiovia che collega Pian del Poggio al Monte Chiappo, nelle mappe IGM viene chiamata la fontana del Convento, segno che in queste zone, ora piste da sci, si trovava un convento, luogo di passaggio dei pellegrini, alcuni sassi posti sui prati verdi fanno pensare a questa notizia. La valle come altre di queste zone (es. la Val Curone) è stata una grande via di comunicazione per lo scambio delle merci con i paesi Liguri comunemente chiamate “Vie del Sale” Il torrente bagna alcuni paesi di importanza quali, partendo da Nord, Voghera, Rivanazzano, Salice Terme, Godiasco, Bagnaria, Varzi, e nella parte alta della valle citiamo paesi quali, Casanova Staffora e Pianostano che citiamo già nei paragrafi delle zone di divisione. Il centro più importante e caratteristico della alta Staffora è senza dubbio Varzi, vero cuore della valle e punto di incontro di tante strade di comunicazione con le altre valli vicine quali la Val Curone, la Val Tidone, la Valle Trebbia e naturalmente Voghera. Un tempo Varzi comunicava con Voghera per mezzo della ferrovia che purtroppo è stata smantellata e sostituita dai mezzi su ruota che hanno levato una parte caratteristica che era legata alla Valle; ora ne possiamo notare il terrapieno usato dai mezzi agricoli e da qualche amante della bicicletta e niente più anche se c’è un progetto che vuole riutilizzare gli spazi lasciate dalle strade ferrate per trasformarla in una ciclabile che da Varzi vuole unire Milano. Il borgo di Varzi è molto caratteristico con i portici, le innumerevoli torri tra cui la “Soprana” e la “Sottana” e le chiese caratteristiche dei “Bianchi” e dei “Rossi” e all’inizio citiamo la Chiesa Romanica dei Cappuccini, ma tutto il borgo è di notevole bellezza e meta continua di visitatori. Per non parlare poi di quella specialità gastronomica molto conosciuta che è garantita dalla D.O.C.: il salame. La valle si può dividere in tre zone: la parte bassa da Voghera fino a Godiasco, la media valle fino a Varzi e Casanova Staffora dove inizia a stringersi la valle e a confluire molti fossi e rii fino a Pianostano che prosegue innalzandosi fino alle sue fonti alle pendici del Monte Chiappo dalla fontana di San Giacomo poco sopra l’abitato di Casale Staffora. Il torrente viene alimentato da due torrenti di importanza quali il torrente Ardivestra e dal torrente Nizza che attraversano le valli omonime che si gettano nello Staffora nella sua parte mediana divisa dalla Val Curone dalle conformazioni rocciose del Monte Vallassa. Dobbiamo ricordare di importanza storica alcuni tra le più preziose costruzioni di interesse artistico quali il castello di Oramala da poco restaurato e di proprietà privata, e l’abbazia si Sant’Alberto di Butrio, poi, condivisa con la Valle Curone, il Castello di Pozzol Groppo anch’esso di proprietà privata.

OLTREPÒ PAVESE | Valle del Nizza

Il torrente Nizza nasce nella valletta tra i monti Cucco e Bruno. Uscendo dalla stretta valletta incontra e riceve le acque delle sorgenti solforose nei pressi di Sant’Albano.  Da qui la valle Nizza si allarga ed incontra i paesi di Casa Schiavo e Nizza, riceve le acque comuni del Rio Magaglia e del rio del Fungo, recupera le acque del Rio Begna che nasce sotto l’Eremo di Sant’Alberto di Butrio, esattamente sotto il Monte dei Coppini, prende poi le acque del Rio Sbessano prima di arrivare a Ponte Nizza dove si getta nel torrente Staffora.

OLTREPÒ PAVESE | Valle dell'Ardivestra

Il torrente nasce appena sotto la strada che collega Calghera e Cà d’Agosto, ricevendo quasi subito le acque del Rio delle Pende, e del Fosso della Fega, arriva a Molino della Signora ricevendo le acque del Fosso Annega L’Asino, del Fosso delle Roncaie, e del Rio Legra. Nei pressi di Molino della Signora riceve le acque del Fosso Annega l’Asino e, più avanti, le acque del Rio del Tizzone del Rio Albaredo,  e del Rio Caragonzo arrivano prima di incontrare il primo paese di una certa importanza, Montesegale, dove forma una ampia curva prima di ricevere le acque del Rio della Valle ed arrivare a Godiasco, dove si getta nel Torrente Staffora.

OLTREPÒ PAVESE | Valle del Torrente Coppa

Uno dei più importanti torrenti d’Oltrepò Pavese, formato dall’unione, nei pressi di Borgo Priolo, dei due torrenti Ghiaia di Borgoratto e Ghiaia di Montalto Il torrente Ghiaia di Borgoratto nasce dal crinale della Costa Pelata e raccoglie le acque del Fosso di Zebedo, sotto Borgoratto Mormorolo e precisamente a Cà Braglia, raccoglie poi le acque del Torrente Ariale, nei pressi di Borgo Priolo, per poi formare la unione con il Ghiaia di Montalto, e raccogliere le acque dello Schizzola. L’ultimo affluente è il Rile di Casteggio che si unisce appunto nei pressi del paese. Si getta infine, dopo un lungo percorso nel Po, nei pressi di Bressana Bottarone.

OLTREPÒ PAVESE | Valle del Ghiaia di Montalto

l Torrente Ghiaia di Montalto nasce sotto il crinale tra Carmine e Bivio Carmine e trova, sotto Canevera, le acque del Fosso di Gonelin che proviene dalla valletta di destra tra Canavera e Cà del Matto, percorre la valle tra la Costa del Vento di Montalto Pavese e la Costa Pelata fino a Borgo Priolo dove si unisce al Ghiaia di Borgoratto per formare il Torrente Coppa

Valle del Ghiaia di Borgoratto

Il torrente Ghiaia di Borgoratto nasce dal crinale della Costa Pelata e raccoglie le acque del Fosso di Zebedo, sotto Borgoratto Mormorolo e precisamente a Cà Braglia, raccoglie poi le acque del Torrente Ariale, nei pressi di Borgo Priolo, per unirsi  al Ghiaia di Montalto, per formare il Torrente Coppa.

OLTREPÒ PAVESE | Valle dell'Ardivestra

Il torrente nasce appena sotto la strada che collega Calghera e Cà d’Agosto, ricevendo quasi subito le acque del Rio delle Pende, e del Fosso della Fega, arriva a Molino della Signora ricevendo le acque del Fosso Annega L’Asino, del Fosso delle Roncaie, e del Rio Legra. Nei pressi di Molino della Signora riceve le acque del Fosso Annega l’Asino e, più avanti, le acque del Rio del Tizzone del Rio Albaredo,  e del Rio Caragonzo arrivano prima di incontrare il primo paese di una certa importanza, Montesegale, dove forma una ampia curva prima di ricevere le acque del Rio della Valle ed arrivare a Godiasco, dove si getta nel Torrente Staffora.

OLTREPÒ PAVESE | Valle del Torrente Coppa

Uno dei più importanti torrenti d’Oltrepò Pavese, formato dall’unione, nei pressi di Borgo Priolo, dei due torrenti Ghiaia di Borgoratto e Ghiaia di Montalto Il torrente Ghiaia di Borgoratto nasce dal crinale della Costa Pelata e raccoglie le acque del Fosso di Zebedo, sotto Borgoratto Mormorolo e precisamente a Cà Braglia, raccoglie poi le acque del Torrente Ariale, nei pressi di Borgo Priolo, per poi formare la unione con il Ghiaia di Montalto, e raccogliere le acque dello Schizzola. L’ultimo affluente è il Rile di Casteggio che si unisce appunto nei pressi del paese. Si getta infine, dopo un lungo percorso nel Po, nei pressi di Bressana Bottarone.

OLTREPÒ PAVESE | Valle del Ghiaia di Montalto

l Torrente Ghiaia di Montalto nasce sotto il crinale tra Carmine e Bivio Carmine e trova, sotto Canevera, le acque del Fosso di Gonelin che proviene dalla valletta di destra tra Canavera e Cà del Matto, percorre la valle tra la Costa del Vento di Montalto Pavese e la Costa Pelata fino a Borgo Priolo dove si unisce al Ghiaia di Borgoratto per formare il Torrente Coppa

Valle del Ghiaia di Borgoratto

Il torrente Ghiaia di Borgoratto nasce dal crinale della Costa Pelata e raccoglie le acque del Fosso di Zebedo, sotto Borgoratto Mormorolo e precisamente a Cà Braglia, raccoglie poi le acque del Torrente Ariale, nei pressi di Borgo Priolo, per unirsi  al Ghiaia di Montalto, per formare il Torrente Coppa.

OLTREPÒ PAVESE | Valle del Torrente Versa

I numerosi paesi della valle sono posizionati sui colli o sulle creste di  spartiacque tranne che per Santa Maria della Versa, posizionata in centro valle, e Stradella nel punto in cui la valle si allarga e prende la via per il fiume Po nei pressi di Portalbera. Il torrente scorre dapprima sotto le pendici del colle dove è posizionato Canevino, per poi, nei pressi di Versa, recuperare le acque del Rio Scarabelli e del Rio Pasqua che si uniscono sotto l’abitato di Volpara. Il Rio Goretta arriva nel Versa poco dopo, mentre il Rio Prà scorre tra Golferenzo e Soriasco e si immette nel versa poco più avanti di Chiappeto. Arriva a Santa Maria della Versa, che viene attraversata completamente, recuperando il Rio Rugolato.  A Begoglio arriva il più lungo dei suoi affluenti, il Torrente Versiggia, che nasce nei pressi di Cuccagna-Cerchiara e compone un ampio semicerchio prima di gettarsi nel Versa. Da Castana e Montescano arriva il Rio Rile, costeggiato da una strada bianca, incantevole per una passeggiata tra filari di viti. Da Vergombera arriva il rio omonimo, anch’esso costeggiato da una strada bianca, punto di osservazione per ottime fotografie. Componendo alcune anse arriva a Stradella e prosegue per la sua foce.

OLTREPÒ PAVESE | Valle Scuropasso

Lo Scuropasso nasce tra Canevino e Pometo e scorre parallela alla Valle Versa, con il quale condivide crinali e paesi in cresta, ma anche panorami tra vigneti e piccole stradine di accesso. Dopo aver recuperato il Rio Forcone e il Rio Volparola, scorre al cospetto di quello che era un castello imponente e dalla storia complessa che ha dato prosperità alla valle. Comune principale della valle è Rocca de Giorgi, che da il nome al castello, sebbene il municipio è a Vila Fornace, mentre la zona più importante del comune è individuabile nella villa dei Conti Giorgi Vistarino, imponente e ancora conservata in meraviglioso stato, tra l’altro molti tratti della valle e le strade di accesso sono di proprietà e non accessibili in Mountain Bike…..peccato!!! Passata Villa Fornace arriva il Rio Pernice, mentre a Campolungo arriva il Fosso Pezzola. Il paese di Lirio sovrasta il nostro passaggio sul fondo valle per arrivare a Scrozoletta dove il Fosso Mattasca, si immette nello Scuropasso. Dopo che lo Scuropasso compone alcune anse, siamo in dirittura di arrivo arrivando a Broni e gettarsi nel Po nei pressi del Ponte della Becca, non prima di aver ricevuto le acque del Rile di San Zeno

VALLI CURONE, GRUE, OSSONA | Valle Curone

Lasciata la bassa valle dove le acque si gettano nel Po, il primo paese che incontriamo entrando nella media valle è Volpedo terra di Pelizza da Volpedo dove possiamo ancora vedere la sua casa natia e possiamo ammirare ogni anno le sue preziose opere. Inizia qui la parte collinare della valle ricoperta di piantagioni di pesche, di vigneti dove si ricava il cortese dei colli tortonesi e del “timorasso” vino autoctono che sta ricevendo consensi non solo in queste zone, ma anche tra tutti gli amanti del buon vino. Proseguendo ci troviamo a Brignano Frascata dove il Castello sovrasta il paese facendo sponda con il castello di Pozzolgroppo. Proseguiamo ed arriviamo a San Sebastiano Curone sulla confluenza tra il torrente Museglia e il Curone e divide con Varzi la notorietà di queste zone collegandosi attraverso la provinciale che passa da Pareto. Da vedere il castello e come a Varzi l’oratorio dei Bianchi e l’oratorio dei Rossi. E’ il centro indiscusso della valle e da qui partono molte strade di collegamento alle valli adiacenti, quali la Val Borbera e Sisola via Dernice, la Vale Staffora e l’alta Val Curone svoltando decisamente a sinistra verso Fabbrica Curone paesino ridente dove  la Valle si innalza più decisamente e le acque del Curone bagnano paesini di notevole bellezza quali Lunassi, Salogni e Bruggi.

La Valle Grue è solcata dal torrente omonimo che nasce alla Bocchetta di Barilaro, spartiacque con la Val Borbera, confine della zona.

Si parte al fondo valle da Viguzzolo dove il Grue butta le sue acque nello Scrivia; oltre al borgo interno, di bellezza assoluta è la pieve romanica, uno dei monumenti più importanti di questo territorio.

Proseguendo lungo la valle, appena scostato, troviamo Sarezzano. Il paese si trova su insediamenti di epoca romana, provata dai reperti archeologici; ma la parte più visibile è quella medioevale. Il paese si stringe attorno alla collinetta dove un tempo sorgeva il castello Guidobono Garofoli, ora dominato dalla chiesa romanica dedicata ai Santi Ruffino e Venanzio. Nella chiesa è stato rivenuto il “Codice Purpureo Sarzanese”, documento di assoluto valore storico ed ecclesiastico, oggi conservato a Tortona: i quattro vangeli trascritti su preziosa pergamena. Di valore è anche il piccolo oratorio di fianco al quale c’è una fontana.

Da Sarezzano si prosegue per Cerreto Grue anch’esso, con ogni probabilità, risalente all’epoca romana. Da visitare le due chiese e il palazzo comunale, la sala consiliare, parte di una antico castello dei conti Busseti.

In valle troviamo poi Montegioco, più in particolare la frazione Palazzo, dove si trova un castello eretto dalla famiglia Busseti, ora abitazione privata; la frazione Montegioco Alta è situata sulle colline: nella chiesa si conserva un’abside romanica di epoca medioevale. Il paese è famoso per le sue curative fonti solforose, vicino alle quali sorge una balera, luogo di ritrovo per gli appassionati del genere.

Più all’interno troviamo Avolasca, con la chiesa parrocchiale all’interno del piccolo borgo. Nei pressi troviamo la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, in frazione Palenzona, diventata la chiesa dei bersaglieri, e Tempio del Ricordo, in memoria dei caduti di guerra. Da qui si gode di un ampio panorama.

Posto sulla sponda opposta della strada che porta in Val Curone, troviamo Casasco, la cui parrocchiale si trova sulla collinetta che sovrasta il paese; nei pressi, c’è l’Osservatorio Naturalistico e Astronomico, sulla Costa Magrassi, mentre all’esterno si può vedere la interessante Armilla Equatoriale.

Un passo indietro e si torna sulla provinciale, a Garbagna, posizionata sulla strada che risale, dopo la galleria, sino alla Val Borbera. È questo il centro più importante della Val Grue, insignito da poco tra “I borghi più belli d’Italia”: caratteristiche le piccole vie interne, che conducono alla piazza dove si scopre un mondo tutto particolare: la parrocchiale, il palazzo Doria e il centro storico, in cui sono raccolte alcune ombrose piante, dove un tempo c’era un grosso olmo, ai cui piedi c’è un’enorme pietra fatta ad arco: un luogo dove si leggevano i bandi e venivano pronunciate le sentenze; un luogo che ci riporta a rivivere atmosfere medioevali. La conferma l’abbiamo dai ruderi della torre posta a dominio del paese e raggiungibile tramite un sentiero che parte proprio dalla piazza. La breve gita, sempre partendo dal paese, che porta alla Madonna del Lago, ci regala un luogo incantevole. Sia dalla torre che dalla Madonna del Lago partono molti sentieri adatti alle escursioni, comunque citati nei nostri percorsi.

La strada da qui porta a Dernice, spartiacque della Val Curone, Grue e Borbera. Il paesino si racchiude attorno alla collinetta che sovrasta il paese dove risiede quello che era il Castello degli Spinola, di cui rimane solo la torre quadrata; bella anche la chiesa parrocchiale. Sulla strada per risalire al paese troviamo, nascosta all’interno, sul sentiero, il piccolo oratorio di San Rocco. Pregevoli anche le piccole frazioni di Vigoponzo, Vigana, Bregni, ma soprattutto la più famosa Montébore. La fama di questo paese, formato da pochissime case, sta tutta nel famoso formaggio Montébore (citato nel capitolo “Da Gustare”) la cui fama travalica i confini territoriali.

Lungo il crinale che volge verso la valle Borbera troviamo alcuni luoghi di particolare importanza trattati nel percorso 18. Crinale che termina nei paesi di Stazzano e Serravalle Scrivia trattati nella parte dedicata alla valle Scrivia. Ci dedichiamo perciò al Castello di Sorli. Si possono vedere le tracce del ponte levatoio, così come i resti della torre e cisterna della raccolta della acqua piovana. Il castello ebbe la fama di imprendibile soprattutto quando alcuni parenti del  vescovo vogherese Melchiorre Busseti si rifugiarono durante la rivolta contro Guglielmo VII, marchese del Monferrato. Il Santuario della Madonna della Neve in località Cà del Bello. Sul versante della Val Borbera si trova la maestosa Via Crucis che accoglie il fedele fino a giungere alla chiesa è formata da quattordici cappelle datate 1833 per sostituire le più antiche del 1737. Clemente Salsa le ridipinse nel 1927, ma a causa delle intemperie gli affreschi vennero sostituite da bassorilievi in bronzo più resistenti. La chiesa si trova in un pianoro nelle cui vicinanze si trova un piccolo portichetto che fa da rifugio.Il santuario fu eretto nel 1672 sul colle chiamato di Pra’ San Martino. Da quell’anno i numerosi ampliamenti e restauri sono sempre stati voluti dalla comunità Borghettese. Ora la chiesa non si trova più in località Pra’ San Martino ma in località Ca’del Bello: probabilmente prende il nome da una casa che apparteneva al “Bello”. La maestosa Via Crucis che accoglie il fedele fino a giungere alla chiesa è formata da quattordici cappelle datate 1833 per sostituire le più antiche del 1737.

VALLI CURONE, GRUE, OSSONA | La Valle Grue

E’ solcata dal torrente omonimo che nasce alla Bocchetta di Barilaro, spartiacque con la Val Borbera, confine della zona. Si parte al fondo valle da Viguzzolo dove il Grue butta le sue acque nello Scrivia; oltre al borgo interno, di bellezza assoluta è la pieve romanica, uno dei monumenti più importanti di questo territorio. Proseguendo lungo la valle, appena scostato, troviamo Sarezzano. Il paese si trova su insediamenti di epoca romana, provata dai reperti archeologici; ma la parte più visibile è quella medioevale. Il paese si stringe attorno alla collinetta dove un tempo sorgeva il castello Guidobono Garofoli, ora dominato dalla chiesa romanica dedicata ai Santi Ruffino e Venanzio. Nella chiesa è stato rivenuto il “Codice Purpureo Sarzanese”, documento di assoluto valore storico ed ecclesiastico, oggi conservato a Tortona: i quattro vangeli trascritti su preziosa pergamena. Di valore è anche il piccolo oratorio di fianco al quale c’è una fontana. Da Sarezzano si prosegue per Cerreto Grue anch’esso, con ogni probabilità, risalente all’epoca romana. Da visitare le due chiese e il palazzo comunale, la sala consiliare, parte di una antico castello dei conti Busseti. In valle troviamo poi Montegioco, più in particolare la frazione Palazzo, dove si trova un castello eretto dalla famiglia Busseti, ora abitazione privata; la frazione Montegioco Alta è situata sulle colline: nella chiesa si conserva un’abside romanica di epoca medioevale. Il paese è famoso per le sue curative fonti solforose, vicino alle quali sorge una balera, luogo di ritrovo per gli appassionati del genere. Più all’interno troviamo Avolasca, con la chiesa parrocchiale all’interno del piccolo borgo. Nei pressi troviamo la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, in frazione Palenzona, diventata la chiesa dei bersaglieri, e Tempio del Ricordo, in memoria dei caduti di guerra. Da qui si gode di un ampio panorama. Posto sulla sponda opposta della strada che porta in Val Curone, troviamo Casasco, la cui parrocchiale si trova sulla collinetta che sovrasta il paese; nei pressi, c’è l’Osservatorio Naturalistico e Astronomico, sulla Costa Magrassi, mentre all’esterno si può vedere la interessante Armilla Equatoriale. Un passo indietro e si torna sulla provinciale, a Garbagna, posizionata sulla strada che risale, dopo la galleria, sino alla Val Borbera. È questo il centro più importante della Val Grue, insignito da poco tra “I borghi più belli d’Italia”: caratteristiche le piccole vie interne, che conducono alla piazza dove si scopre un mondo tutto particolare: la parrocchiale, il palazzo Doria e il centro storico, in cui sono raccolte alcune ombrose piante, dove un tempo c’era un grosso olmo, ai cui piedi c’è un’enorme pietra fatta ad arco: un luogo dove si leggevano i bandi e venivano pronunciate le sentenze; un luogo che ci riporta a rivivere atmosfere medioevali. La conferma l’abbiamo dai ruderi della torre posta a dominio del paese e raggiungibile tramite un sentiero che parte proprio dalla piazza. La breve gita, sempre partendo dal paese, che porta alla Madonna del Lago, ci regala un luogo incantevole. Sia dalla torre che dalla Madonna del Lago partono molti sentieri adatti alle escursioni, comunque citati nei nostri percorsi. La strada da qui porta a Dernice, spartiacque della Val Curone, Grue e Borbera. Il paesino si racchiude attorno alla collinetta che sovrasta il paese dove risiede quello che era il Castello degli Spinola, di cui rimane solo la torre quadrata; bella anche la chiesa parrocchiale. Sulla strada per risalire al paese troviamo, nascosta all’interno, sul sentiero, il piccolo oratorio di San Rocco. Pregevoli anche le piccole frazioni di Vigoponzo, Vigana, Bregni, ma soprattutto la più famosa Montébore. La fama di questo paese, formato da pochissime case, sta tutta nel famoso formaggio Montébore (citato nel capitolo “Da Gustare”) la cui fama travalica i confini territoriali. Lungo il crinale che volge verso la valle Borbera toviamo alcuni luoghi di particolare importanza trattati nel percorso 18. Crinale che termina nei paesi di Stazzano e Serravalle Scrivia trattati nella parte dedicata alla valle Scrivia. Ci dedichiamo perciò al Castello di Sorli. Si possono vedere le tracce del ponte levatoio, così come i resti della torre e cisterna della raccolta della acqua piovana. Il castello ebbe la fama di imprendibile soprattutto quando alcuni parenti del  vescovo vogherese Melchiorre Busseti si rifugiarono durante la rivolta contro Guglielmo VII, marchese del Monferrato. Il Santuario della Madonna della Neve in località Cà del Bello. Sul versante della Val Borbera si trova la maestosa Via Crucis che accoglie il fedele fino a giungere alla chiesa è formata da quattordici cappelle datate 1833 per sostituire le più antiche del 1737. Clemente Salsa le ridipinse nel 1927, ma a causa delle intemperie gli affreschi vennero sostituite da bassorilievi in bronzo più resistenti. La chiesa si trova in un pianoro nelle cui vicinanze si trova un piccolo portichetto che fa da rifugio.Il santuario fu eretto nel 1672 sul colle chiamato di Pra’ San Martino. Da quell’anno i numerosi ampliamenti e restauri sono sempre stati voluti dalla comunità Borghettese. Ora la chiesa non si trova più in località Pra’ San Martino ma in località Ca’del Bello: probabilmente prende il nome da una casa che apparteneva al “Bello”. La maestosa Via Crucis che accoglie il fedele fino a giungere alla chiesa è formata da quattordici cappelle datate 1833 per sostituire le più antiche del 1737.

VALLI CURONE, GRUE, OSSONA | La Valle Ossona

Passiamo ora ai borghi della valle Ossona, solcata dal torrente omonimo che nasce nei pressi di San Vito. Risalendo lungo la Valle Scrivia e restando sulla destra orografica, incontriamo due paesini posti tra la valle Ossona e la valle Scrivia. Il primo è Carbonara Scrivia il cui nome dipende dal fatto che un tempo questa era una zona in cui si produceva carbone. Da sottolineare la bella Rocca Medievale, detta “il Dongione”, e i  palazzi antichi. Il secondo paese è Spineto Scrivia, sviluppatosi attorno al castello del quale rimangono solo i ruderi della torre. Il piccolo e antico oratorio è di rara bellezza. Alla frazione Marianna si trova un’antica costruzione, un tempo fortilizio, poi trasformata in convento, oggi abitazione privata. Leggermente più all’interno troviamo altri due paesini: Carezzano e Paderna. Carezzano si caratterizza per due piccoli nuclei: Carezzano Superiore e Carezzano Maggiore; da  vedere la piccola chiesa, dalle fattezze particolari, situata al centro del paese, e il palazzo Vescovile. A Paderna nel 1630, come molti altri centri della zona, venne devastata dalla terribile peste di manzoniana memoria. Il suo emblema monumentale è la parrocchiale di San Giorgio, la cui mole divide la parte inferiore dell’insediamento da quella superiore. Sempre partendo da Tortona, incontriamo Villaromagnano: nella piazza si trova la parrocchiale di San Michele; vicino alla frazione di Fonti troviamo il Santuario della Madonna della Fonte, toccata dai nostri percorsi. Da Villaromagnano parte inoltre la ciclabile “Il Grande Airone”, dedicata a Fausto Coppi, che porta direttamente a Costa Vescovato, nei pressi di Castellania, suo paese natale. L’attributo “vescovato” riporta alla appartenenza ai vescovi di Tortona, già qui si respira aria del “campionissimo” Coppi; le gigantografie sulle case che lo riportano nelle sue più importanti imprese, così come i momenti di vita quotidiana con la sua famiglia. Qui termina la ciclabile che, con tratto di asfalto ci porta a Castellania. Qui la figura del campionissimo del ciclismo è immanente, con immensi poster, appesi alle case, dedicati ai momenti più importanti della sua carriera. Nei dintorni, si può visitare anche la bella parrocchiale e il territorio ricco di calanchi, visibili con più forza sulla strada che porta a Sarizzola. Nei pressi troviamo Montale Celli, con la piazza e la sua parrocchiale. Una frazione da riscoprire è la minuscola Perleto. Sant’Agata Fossili presenta una chiesa interessante sotto il profilo artistico: è posta nella grande piazza del paesino. L’appellativo “Fossili” ci ricorda che qui sono stati ritrovati numerosi reperti risalenti a milioni di anni fa. Se ci si dirige verso la Valle Scrivia, s’incontra Gavazzana. Già entrando in paese, si respira cultura: mentre si percorre la stradina che attraversa il paesino, si notano numerosi affreschi sulle case, il Museo Casa di Don Carlo Sterpi e, alla fine della strada, la bellissima Parrocchiale di San Martino, da cui si può osservare il panorama. Di fianco a Gavazzana c’è Sardigliano. Attraversando il paese e le frazioni si respira aria medioevale. A Cuquello, (sede comunale), nella parte alta del paese, si trova quello che era un castello, oggi abitazione privata; a Bavantore, sulla collinetta, ci sono i ruderi di una torre; infine anche a Malvino esisteva un castello, oggi abitazione  privata. Piccoli borghi, con Bavantorino, toccati nei nostri percorsi. E poi, finalmente, si arriva al paese natale di Fausto e Serse Coppi: Castellania. Il paese che lega quasi tutta la sua  popolarità a Fausto e Serse Coppi. Qui tutto è dedicato al campione, dalla casa natale, al Museo, al Mausoleo dedicato a Fausto e a suo fratello Serse, il percorso museale che ci porta tra le vie e le case con gigantografie ed affreschi. Qui arrivano tanti ciclisti, che ne seguono le orme sulle colline di queste zone, luoghi dove il campione da giovane si allenava lavorando. Nei pressi del Passo Coppi è posta la Chiesa di San Biagio, qui è stata celebrata la funzione che dava l’addio a Fasto Coppi; passando su questo luogo non si può fare altro che respirare ancora i momenti di quel triste ricordo. Nei pressi troviamo in frazione Sant’Alosio frazione di Castellania. In questo luogo sorgeva una  fortezza con castello. Era cinto da due ordini di mura, oggi, restano le due  torri a pianta quadrata originariamente alte più di 20metri, ma ridotte nel 1948 allo scopo di consolidamento, insieme con i tratti dell’antica cinta muraria. La tipologia delle due torri, in pietra locale, accuratamente squadrata, comune a tutto il Monferrato alessandrino, è sicuramente attribuibile al sec. XIII: singolare è anche l’abbinamento di due elementi fortificati identici, l’uno dirimpetto all’altro.

VALLE BORBERA, SISOLA, SPINTI e VOBBIA | Valle Borbera

Qualche anno fà ci spostammo nella Val Borbera e nelle sue valli laterali alla scoperta di nuovi sentieri e man mano che sperimentavamo ciò che era  a tavolino, ci  siamo resi conto di essere entrati in un rete di sentieri, e mulattiere bellissime. Bisogna fare una premessa, se esistono queste meravigliose vie è dovuto al fatto che le vie principali di accesso alle vallate sono di costruzione recente prima fra tutte la strada che porta alle Capanne di Cosola, e quindi diciamo che la “macchina asfaltatrice” qui corre più a rilento che dalle altre parti, anche se qualche segno di sterrate prossime all’asfaltatura sono già visibili, e non parliamo del nostro sconforto nel vedere quel meraviglioso single-treck che correva su e giù dalla cappella di San Fermo in cima alla Valle del torrente Cosorella fino al Monte Bossola passando dalla Cima dell’Erta: è stato trasformato in una larga mulattiera, bella lo stesso, ma la domanda è ….. perchè? Perchè questo desiderio di trasformare qualsiasi cosa basta rovinare un bel bosco?? Domande al quale chi ama la natura è difficile dare una risposta, speriamo che la devastazione termini. Lasciato questo sofogo, possiamo certamente dire che questa non solo è terra di belle strade, ma qui possiamo anche trovare delle meravisliose costruzioni dai contorni medioevali tra i quali  il Castello della Pietra di Vobbia, il Castello di Roccaforte, il Castello di Montessoro, la torre di Molo Borbera, il ponte di Zan, e poi la natura ci ha regalato le famose strette della Val Borbera dove il paesaggio per chi proviene dalla valli laterali è davvero straordinario entrando in una gola appunto stretta dove sul fondo corre il Borbera creando angoli suggestivi dove fanno capolino la Chiesa di Monteggio e la Chiesetta della Madonna di Rivarossa. Facendo un passo indietro però la costruzione più rappresentativa ed in buono stato, di queste zone è senza dubbio il castello della Pietra di Vobbia, raggiungile solo da un sentiero che in pochi minuti ci porta alle sue pendici e non appena usciti dal bosco sarete sicuramente senza fiato e la domanda che tutti si sono fatti è ….. “ma come avranno fatto a costruire questo castello??? In effetti guardando anche solo nella foto ci possiamo rendere conto che anche a quei tempi l’ingegneria e la fantasia degli uomini era davvero sviluppata, ciò che importa è che la storia ci ha consegnato qualcosa di unico.  I paesi : Vignole Borbera, Borghetto Borbera, Cantalupo Ligure, Rocchetta Ligure, Albera Ligure, Cabella Ligure, così come altri di queste zone, dimostrano nei loro nomi l’influenza marcata genovese.

VALLE BORBERA, SISOLA, SPINTI e VOBBIA | Valle Spinti

Centro della valle è l’abitato di Grondona, sopra il quale possiamo notare la sola torre rimasta di una struttura fortificata appartenente agli Obertenghi Adalbertini. Durante le lotte con Federico Barbarossa, rocca e borgo caddero in mano ai Pavesi, che li restituirono agli antichi proprietari. Qualche anno dopo, il luogo venne acquisito da Tortona. Con la cessione a Genova di ogni diritto feudale degli Adalbertini, Grondona figurava un possedimento della Serenissima; tuttavia gli abitanti giurarono di rimanere fedeli a Tortona. Tanti i passaggi; i nomi nobili si susseguirono fino a quando l’agente napoleonico Vendriez decretò la fine dei Feudi Imperiali. Grondona e la Valle Spinti entrarono a far parte della Repubblica Ligure, come la vicina Val Borbera, con la quale, da quel momento in avanti, condivisero le sorti.

VALLE BORBERA, SISOLA, SPINTI e VOBBIA | Valli Sisola e Vobbia

Le due valli sono legate dal passaggio della “Via Salata”, chiamata anche dei “Feudi Imperiali”: via storica, segno tangibile che da questa valle transitavano mercanti i quali si spostavano verso il genovese lungo una via “sicura” che li coprisse. Luoghi antichi denominati ‘Salata’ sono diversi, ma per quelli che si incontrano sul percorso (passo della Salata, Casareggio di Salata, Monte Salato, Salata di Vobbia e Salata di Mongiardino) si sono fatte anche altre ipotesi; per esempio che derivino dal termine longobardo ‘sala’, che indicherebbe una casa patronale o una struttura organizzativa della piccola proprietà terriera, o che derivi da ‘sal’ un’altura tra due torrenti, in questo caso il Sisola e il Vobbia. In località San Nazzaro si entra in Val Sisola. Si attraversa Rocchetta Ligure e arrivati a Sisola si prosegue verso Mongiardino e per il Passo di Costa Salata, entrando poi nella Valle Vobbia. La Valle Vobbia, è vallata ligure, il torrente omonino si getta direttamente nel torrente Scrivia nei pressi di Isola del Cantone. È delimitata ad est dal valico di San Fermo e dal monte Buio crinale che si collega alle valli del Borbera. Il corso del torrente Vobbia è tortuoso, specie nel suo tratto centrale nei pressi del ponte di Zan, alla confluenza del Rio Busti; qui i suoi caratteristici canyon, frutto di millenni di erosione, e le frequenti frane, hanno formato passaggi fra le rocce davvero suggestivi. Poco sopra, si erge la vecchia diga d’epoca fascista, sostituita a seguito dell’alluvione del 1999 da un’altra a Vobbietta (lago di Vobbietta), più a valle, al di fuori del territorio del parco. La valle è caratterizzata da ripidi versanti e anche da alcuni castagneti (ormai però boschi cedui dato il vasto utilizzo come legna da ardere e materiale da costruzione). Quest’albero, una delle maggiori risorse vegetali, è stato introdotto dalla popolazione locale come coltivazione. Caratteristiche costruzioni in pietra chiamati seccherecci servivano all’essiccazione del frutto, la castagna che veniva poi macinata nei vari mulini presenti per produrre farina. Poco oltre il ponte di Zan si trova una vecchia costruzione adibita nel passato a questa attività, il Seccatoio dei Coppi, nei cui pressi parte l’antica via dei 7 seccherecci, diretta al bric dell’Aiuola. Un’altra presenza costante è quella dei mulini: il più evidente è quello delle Cascé, situato lungo la strada che porta a Mongiardino Ligure, ma ve ne sono un paio pure ad Arezzo e a Sermoria. La valle era attraversata dalla Via della Salata (o dei Feudi Imperiali); i luoghi di Salata di Mongiardino e Salata di Vobbia unito al Passo di Salata che ci porta in Val Sisola, sono testimoni del passaggio ei mulattieri. Una delle maggiori attrattive del parco è il castello della Pietra costruito attorno all’anno 1000.

VALLE TREBBIA | Valle Trebbia

E’ sicuramente la vallata piu’ importante dal punto di vista storico e geografico delle Quattro Province. Il fiume Trebbia, che nasce dalle pendici del Monte Prela’, dopo circa 110 km di curve e anse confluisce nel Po nei pressi di Piacenza. Acque pure che attraversano ambienti selvaggi che conservano ancora un aspetto antico, fatto di campi coltivati e di paesi in pietra dalla bellezza naturale. La statale corre e segue i meandri e le anse del fiume che  d’estate si riempiono di bagnanti,  di canoisti e di pescatori che qui trovano un pesce ottimo, quale la trota e sappiamo tutti che la trota vive dove le acque sono limpide e pure. La valle corre stretta tra due file di monti che in autunno regalano prodotti del sottobosco quali i funghi che qui nascono i quantita’ notevoli richiamando file di fungaioli. Tanti sono gli affluenti del fiume Trebbia: il Brugneto, Cassingheno, Bobbio, Dorba, Perino e sopra di tutti il Boreca di bellezza primitiva e tutto da scoprire attraverso i suoi paesini, che hanno la necessita’ prioritaria di essere ripopolati, infine il piu’ importante di tutti che e’ l’Aveto dalle caratteristiche simili a quelle del Trebbia. I paesi della Val Trebbia sono molto ambiti dai villeggianti, perche’ si respira aria buona e la vita scorre come un tempo, lenta ma con interesse, guardando con maggiore forza al contatto umano, che forse la citta’ sta perdendo con troppa velocita’.

VALLE TREBBIA | Valle Tidone

Formata dal torrente Tidone che nasce dal Monte Penice, corre tra la provincia di Pavia e quella di Piacenza, e sfocia nel Po. Nei pressi di Nibbiano si immerge nella diga artificiale denominata Lago di Trebecco. I paesi che vengono bagnati dal torrente sono Borgonovo, Caminata, Castel San Giovanni, Nibbiano, Pecorara, Pianello, Ziano.  La valle è composta da molte vallette laterali dal verde intenso, dove spiccano molti castelli e rocche, la più famosa è la Rocca d’Olgisio. Terra dalle tradizioni tipicamente piacentine fatta di salumi importanti come il culatello, ma anche di vini corposi ed dal profumo intenso., tra i quali spiccano l’Ortrugo e il Gutturnio. Affluente principale del Tidone è il torrente Tidoncello che si congiunge a Nibbiano. La valle è ricca di storia anche molto antica, lo dimostrano i molti ritrovamenti archeologici risalenti al periodo paleolitico ma, come tutti i paesi delle Quattro Province, è il medioevo che ha lasciato i segni più importanti, così spuntano i nomi già citati dei Sforza, Dal Verme, al fianco di molti altri di altrettanta importanza e al solito Monastero di Bobbio degli abati di San Colombano che hanno dato una sferzata produttiva non solo a  questi luoghi  E’ nel corso di questo periodo che vengono costruiti numerosi fortilizi e castelli, a difesa del territorio. La parte Pavese del percorso, dopo aver costeggiato casa Matti (fontana in paese) incanala tre piccole Rii, il Fosso Borrone e il Rio delle Fontanelle che arrivano dalla valle tra il Monte Penice e Casa Matti, e il Rio dei Novelli che arriva dalle coste più a sud del Monte Alpe, prosegue a Romagnese dove recupera Il Rio dello Stivale, proveniente dalla Costa D’Alpe, e i due rami del Torrente Rivarolo, che bagna Casa Rocchi (da vedere la Fontana delle Madonnina). A Panigà arriva il Rio Bregni, mentre poco più avanti arriva il Fosso di Tovazza (diviso dalle sorgenti dal Fosso Marangon e dal Fosso di Creusa. Arrivo alla diga della Val Tidone (o Lago di Trebecco), dove recupera il suo affluente Pavese più importante, il Torrente Morcione, e i Fossi del Vago, delle Carrare e del Rio Molato che ha dato il nome alla Diga.

Valle Scrivia

Per quanto ci riguarda tratteremo anche i paesi posti sulla SP 35 che corre al fianco de torrente Scrivia non che da il nome alla valle. Tratteremo solo la bassa valle ma non possiamo fare a meno di parlare anche della alta valle Scrivia. Tutta la valle è intrisa di storia romana e medievale. Stiamo parlando di una delle più importanti valli delle Quattro Province. Nasce dal Monte Prelà e si getta nel Fiume Po nei pressi di Castelnuovo Scrivia.  Lungo il Torrente Scrivia si è scritta una delle pagine più importanti di queste zone. I Romani la usarono per gli spostamenti militari con l’’apertura della Via Postumia. Ne abbiamo in Libarna uno dei centri romani più importanti del nord Italia. A Tortona vi era la deviazione più importante che portava le milizie verso est lungo la Pianura Padana e percorrere al fianco del Fiume Po la Via Emilia Lepidi, per poi raggiungere Acquileia. Ma Tortona è stata anche la via di svincolo della via ÆmiliaAemilia Scauri (poi Julia Augusta) che proveniva dalla Val Bormida e dalla romana Acqui Terme. Lungo questa direttrice però invece in epoca medievale si muovevano i mulattieri ed i commercianti che avevano in Genova il loro punto di riferimento. Nella valle Scrivia si svilupparono notevoli centri di strade provenienti da altre valli e conseguenti vie di comunicazione. Gli elementi  – strada, castello e borgo – che si ritrovano in tutti i centri più importanti della Valle Scrivia, rappresentano la sintesi del centro medievale di strada. I castelli della Valle Scrivia risultano essere sorti soprattutto in funzione del controllo degli itinerari più facili ed obbligati e in posizione dominante rispetto ad un villaggio quasi sempre preesistente e che già sfruttava possibilità commerciali offerte dal passaggio delle vie di comunicazione. Importante è l’isola di Precipiano (isola in quanto situata alla confluenza del Borbera nello Scrivia-oggi Villa Cauvin), sede di un castello e di un monastero. L’itinerario, per chi vuole iniziare un giro turistico, parte da alcuni paesi posizionati lungo il Torrente Scrivia. Castelnuovo Scrivia  è posta sulla sponda destra del Torrente Scrivia. La sua storia ha origine antiche di epoca romana: il paese è sorto per volontà degli Ostrogoti di Teodorico, ma le vicende più rilevanti risalgono al periodo medioevale, quando il borgo assume notevole importanza. Al centro c’è la piazza, con la Chiesa Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, posta di fronte al Palazzo Pretorio (Castello dei Torriani e dei Bandello). Tortona è il centro più importante di queste zone. Ha origini antiche che risalgono al periodo romano: gli scavi archeologici di Libarna, nei pressi di Serravalle, lo testimoniano. Entrando nel centro storico della città, si assapora un’aria medioevale: palazzi, chiese e piazze compongono una città viva, dai mille colori. Si possono ammirare le numerose chiese, come la cattedrale di Santa Maria Assunta, posta nella Piazza del Duomo, la Chiesa di Santa Maria dei Canali, la più antica della città, la Chiesa di San Giacomo, di origini medioevali, l’imponente Basilica della Madonna della Guardia, voluta da San Luigi Orione (sepolto qui), con la statua della Madonna posta sul campanile, punto di riferimento non solo dei pellegrini, ma anche dai viaggiatori “autostradali”. I palazzi sono altrettanto importanti: il Palazzo Vescovile con il Museo Diocesano che, tra l’altro, conserva il Codice Purpureo di Sarezzano, Palazzo Guidobono, dimora signorile, la torre del Castello, unica superstite della fortezza che sovrastava la città. Le origini romane sono segnalate anche dalle antiche mura. Si prosegue e si incontra Villalvernia, paese che visse i suoi momenti più tragici durante la seconda Guerra Mondiale, allorché un pesante bombardamento vi portò morte e distruzione. Il borgo antico, posto nella parte alta del paese, conserva l’antica Parrocchiale situata sul Castello, che ospita la tomba del Tenente Generale Passalacqua, Marchese di Villavernia, insignito della medaglia d’Oro al valor militare. Cassano Spinola: come ci indica il nome del comune, il paese è stato residenza dalla nobile famiglia degli Spinola, di cui rimane testimonianza nel Palazzo Millelire, scelto in seguito all’abbandono del castello per una residenza più signorile. Il Palazzo della Guacciorna è dotata di una vasta estensione di terreno, anche questa di proprietà dalla casata genovese, venne acquistata da Claudio Spinola nel 1652 per il prezzo di 2535 scudi. Passò in seguito ai Marchesi De Maria di Genova e da questi alla famiglia del senatore Pietro Tortarolo, attuale proprietaria. Ciò che interessa il nostro percorso è località San Bartolomeo. Qui vediamo una “Casa-Torre” di epoca medievale, passaggio di mercanti. Dal ponte possiamo scorgere i resti del precedente ponte romano. Stazzano, immerso in un verdeggiante paesaggio collinare, fu probabile luogo di sosta o di un possedimento della “gens Statiti” in età romana. Viene successivamente ceduto come feudo a vari signori, assegnato a Tortona che a lungo, anche se con alterne vicende, ne terrà il controllo. Del passato feudale rimangono da vedere i resti (una torre e parte delle cortine) del castello, originario del sec. X, divenuto nel tempo residenza estiva, ma anche luogo di rifugio dei vescovi di Tortona. Accanto si trova il Santuario ottocentesco del Sacro Cuore, opera dell’architetto Giulio Leale, nativo di Cassano Spinola, che fu eretta quando il castello venne trasformato in seminario. Quello di Nostra Signora del Montespineto, invece, nelle forme attuali, è un edificio seicentesco, ma, secondo la tradizione, ha sostituito una chiesa precedente costruita dagli abitanti ai tempi di Federico Barbarossa come ringraziamento per lo scampato pericolo. Interessante è anche la chiesa cinquecentesca di San Giorgio che conserva le reliquie del santo. Una menzione particolare merita il Museo Civico di Storia Naturale di Villa Gardella, fondato nel 1980 per iniziativa del Gruppo Naturalisti di Stazzano: ricchissimo di minerali, fossili, resti antropologici, raccoglie una collezione ornitologica, anfibi, pesci, molluschi, insetti e custodisce il più grande erbario della provincia di Alessandria. Infine Serravalle Scrivia paese situato presso la confluenza del Borbera nello Scrivia. Erede della antica città romana di Libarna, dopo la distruzione della stessa appartenne ai vescovi di Tortona durante il Medioevo, fino a quando questi non lo cedettero al Comune di Tortona, in cambio della difesa delle loro terre. Il toponimo Serravalle lo si ritrova per la prima volta in un atto pubblico datato 1140, attraverso il quale i Comuni di Tortona e di Genova concordarono i loro confini. Ebbe la influenza delle più importanti famiglie nobili di questi luoghi tra cui gli Spinola, quindi ai Visconti, poi agli Adorno e infine entrò nei possedimenti dei Savoia. Dove ora vediamo le antenne c’era un castello distrutto dai Francesi. È un importante nodo stradale tra la Pianura Padana e il mar Ligure, e lo divenne soprattutto nel 1935 quando venne inaugurata la Camionale Genova-Serravalle, ora parte dell’Autostrada A7. Il Santuario di Monte Spineto si trova in posizione dominante tra la valle Scrivia e la val Borbera. Nel 1633 sulla sommità del Monte Spineto incominciò la costruzione del Santuario di Nostra Signora del Monte Spineto voluto dal vescovo di Tortona Paolo Arese. Il nome del monte si riferisce al biancospino dove avvennero eventi miracolosi. Due eventi di saccheggio colpirono queste zone ed ogni volta gli abitanti si rifugiarono sul monte invocando la Madonna; la prima volta costruirono un piccolo luogo di culto, la seconda si posò una colomba su di un biancospino, fiorito fuori stagione,  ed una ragazza muta riacquistò la voce. Per ringraziamento si costruì la chiesa disponendo l’altare nel luogo dove era posizionato il biancospino del miracolo.

Valle Aveto e il Parco

Parlando di Valle dell’Aveto parliamo anche del Parco omonimo, quindi rimando alle notizie descritte nel capitolo dedicato ai “Giardini, Parchi, Riserve” La Valle dell’ Aveto, si getta nel Fiume Trebbia circondata da cime montuose ed impervie, ma assolutamente spettacolari, ma destinazione prediletta per i cercatori di funghi, nei messi autunnali.  A S. Stefano d’Aveto, si erge il castello, recentemente restaurato e oggi visitabile, un tempo adibito a presidio del valico e dogana per i commercianti. Altro comune della valle è Rezzoaglio, con la sua chiesa dove, a fianco, si può ammirare il campanile, il più alto della vallata.

La Valle Sturla è una tipica valle ligure, ricche d’acqua, potendo ammirare lo splendido invaso di Giacopiane, incastonato tra prati e boschi, adibiti alla produzione di energia elettrica, e meta di numerosi escursionisti. Borzonasca dove,a breve distanza, si trova l’Abbazia di Borzone, fondata dagli abati di San Colombano. Altro paese da ricordare è Mezzanego di origine romana.

La Val Graveglia, meta preferita dai per geologi e appassionati di minerali, ed anche dagli escursionisti che possono entrare nelle viscere della terra con il trenino dei minatori nella Miniera di Gambatesa. Due cenni particolari ed altrettanto romantici vedono protagonista il famoso scritto Hemingway che, passando con le milizie dell’esercito della liberazione scrisse, nel suo diario,di aver attraversato la valle più bella del mondo; altra leggenda, che però porta il supporto di un passaparola durato decenni, vede sempre lo scrittore tornare in questi luoghi per passare giorni di pace e di pesca.

VALLE NURE E ARDA | Valle Nure

Il Nure nasce sull’Appennino ligure, nella località Fontana Gelata. La valle è interamente percorsa dal torrente Nure, da cui prende il nome. Il monte più alto della valle è il monte Bue che raggiunge un’altezza di 1775 m s.l.m. Tra i monti principali della valle si trovano il monte Nero, il monte Ragola, il monte Camulara, il monte Zovallo, il monte Crociglia e il monte Carevolo, il monte Aserei. Nell’alta valle, sono presenti alcuni piccoli laghi di origine glaciale: lago Nero, lago Bino, lago Moo. I primi abitanti della val Nure sono i celti e i Liguri, questi ultimi sono i primi ad avviare lo sfruttamento delle risorse minerarie localizzate nella valle. La zona viene, in seguito, conquistata dai romani di cui sono stati recuperati resti in varie località, sia nell’alta che nella basse valle. Nella località Sant’Angelo, situata nei pressi di Vigolzone, Annibale sconfigge definitivamente le centurie romane dopo la vittoria conseguita nella battaglia della Trebbia combattuta nel 218 a.C.. Nel periodo feudale è dominata dalle famiglie dei Malaspina, Nicelli e Anguissola. Gli scontri tra queste famiglie sono all’origine della costruzione di una fitta rete di castelli con funzioni difensive. Dal XIII secolo la valle è stata una via di collegamento tra la pianura Padana e la Liguria, le sue mulattiere erano percorse dalle colonne di muli da soma dei mercanti che attraverso il passo del Crociglia scendevano a Santo Stefano d’Aveto e, passando per Rezzoaglio e Borzonasca, raggiungevano il mare a Chiavari trasportando i prodotti liguri, in particolar modo l’olio.

VALLE NURE E ARDA | Valle Arda

La val d’Arda prende il nome dal torrente Arda. Vi sono testimonianze di insediamenti neolitici: a Caorso, Castelnuovo Fogliani e Besenzone. Per l’età del ferro a Velleia, sede dei Liguri e poi dei Romani, dove sono visitabili gli scavi del foro.  A ricordare l’importanza strategica che ebbe la val d’Arda nei secoli, rimangono numerosi castelli, segno di importanza medievale. Sulla parte pianeggiante transitava l’antico cammino altomedievale della Via dei Monasteri Regi che collegava Piacenza a Bardi mentre la via Francigena, strada di pellegrinaggio del medioevo, aveva un’importante tappa nell’abbazia di Chiaravalle della Colomba.

VALLE TARO E VALLE CENO | Val di Taro

La Val di Taro prende il nome dall’omonimo fiume che nasce dal monte Penna. Confina ovest con la valle del Ceno e mette in comunicazione la provincia di Parma con la Liguria attraverso il passo del Bocco e il passo di Centocroci, nonché con la Toscana per il passo della Cisa, il passo del Brattello. Nell’alta valle transitava la strada che tra il VII secolo e l’anno mille gli abati dell’abbazia di Bobbio percorrevano per recarsi a Roma. Proveniente dalla val Ceno attraversava il Taro su un ponte a Borgotaro, da lì due strade risalivano lo spartiacque: la via montis Burgalis altomedievale con l’ospizio di San Bartolomeo sul valico del Borgallo e la via del Brattello, medievale, entrambe scendevano a Pontremoli. La via più conosciuta è la via Francigena, percorreva tutta la valle, da Noceto fino al passo della Cisa. Alla fine del XIII secolo, al tramonto dell’epoca sveva, corrisponde la nascita dei feudi imperiali dei Landi, che proprio nella Val Taro avevano il cuore del proprio principato. Luogo che rappresenta la valle è Borgo Val di Taro dove si può vedere un meraviglioso castello.

VALLE TARO E VALLE CENO | Valle del Ceno

La valle del Ceno è formata dal fiume omonimo che, come il Taro, nasce dal monte Penna. Viene messa in comunicazione con la Liguria attraverso il passo della Tabella e quello del Tomarlo  con la provincia di Piacenza attraverso il passo dello Zovallo, il passo delle Pianazze, il passo Linguadà e il passo del Pellizzone. Fu abitata già in epoca preistorica, come testimoniano i ritrovamenti di Città d’Umbrìa. Fu abitata dai Liguri e poi dai Romani. Vi risiedettero anche i Longobardi, da cui il toponimo Bardi. A testimonianza dell’importanza che la valle ebbe nei secoli passati rimangono imponenti costruzioni come il castello di Bardi.

OLTREGIOGO | Valle Stura

La vallata prende il nome del torrente che non è l’unico a chiamarsi così. Il tratto di Valle Stura che a noi interessa è l’alto bacino che parte da Masone e arriva a Ovada. Nasce dal Monte Orditano nei pressi dei Piani di Praglia e muore nell’Olba. Partiamo dal Passo del Turchino, punto di incontro con la Alta Via dei Monti Liguri. La Valle Stura, nel ’600, era caratterizzata dalla presenza di molte ferriere, situate per la maggior parte sul fondo valle per sfruttare la forza del torrente che dovevano alimentare i magli. Questo generava anche un indotto che ruotava attorno alle ferriere. Non solo, ma da qui transitavano anche le carovane di muli in marcia verso Voltri per il trasporto del minerale, smistato a Masone e usato alla trasformazione del ferro in utensili e chiodi. Le ferriere avevano un incubo, le piene dello Stura che hanno messo a dura prova le genti, tanto che dal ’700 all’800 si vide la inesorabile decadenza tanto che oggi non ce n’è più traccia. Restano i toponimi e i ricordi delle genti. Il primo paese che si incontra è San Pietro, punto dove lo Stura volge verso Nord. Ci affacciamo quindi a Masone paese di origine antiche; il toponimo deriva da castrum mansionis, da castrum “accampamento” e mansionis “stazione di posta”. Quindi si presume fosse luogo di sosta per le legioni romane. Ma come è accaduto spesso sull’Appennino Ligure a ridosso della costa, si può andare più indietro con il tempo e ai Liguri che, come risulta dai tanti ritrovamenti, hanno abitato queste zone. La località di Cappelletta di Masone è posizionata in un punto privilegiato a terrazza sulla Valle Stura. Cappelletta è inoltre posizionata sulla via per il Passo del Turchino, il Giovo di Masone e Passo della Canellona, tre passi che hanno visto il passaggio di tanti mulattieri o trasportatori di materie prime come gli stracci per ricavarne la carta. Ma proseguiamo e arriviamo a Campo Ligure (anticamente Campofreddo) allineato sulla la strada provinciale. Il paese è posto alla confluenza allo Stura del Ponzema e del Langassino che ne danno una protezione naturale. Il castello è posto a difesa, ai suoi piedi una piazza dove si faceva mercato. Le vicende di Campo Ligure si perdono nella notte dei tempi e, nel periodo feudale, fu sempre conteso tra i feudatari della marca Obertenga e Aleramica. Poi vi furono contese tra i feudatari fedeli alla causa imperiale e la Repubblica Genovese. Anfraone Spinola ottenne dall’Impero l’investitura di feudatario e Campo batte moneta propria diventando anche punto di incontro tra i commerci del Monferrato e la Repubblica Genovese. Degli antichi magli e delle botteghe dei chiodaroli ha raccolto in eredità l’arte della filigrana, importata nel 1884, anno in cui il paese cambiò il nome di Campofreddo in Campoligure. Artigianato di grande importanza, esportato in tutto il mondo.

OLTREGIOGO | Valle Lemme

La valle del Lemme ha origine dal Passo della Bocchetta. La storia di questa valle ha origini molto antiche. I Romani la usarono come via preferita per gli spostamenti militari. Nel 148 a.C. nacque la Via Postumia, che partiva da Genova, risaliva da Pontedecimo e, attraverso il Passo della Bocchetta, scendeva lungo la Val Lemme. In questo tratto però non seguiva esattamente la valle ma restava sul crinale che porta a Fiaccone, l’odierna Fraconalto. Nei pressi del passo esisteva il “Castelus Alianus”, luogo fortificato fatto costruire dai Romani. La via correva verso il Passo di Castagnola e, attraverso il Monte Porale, scendeva in Valle Scrivia, transitando a Libarna, centro romano di notevole importanza. Gli scavi hanno evidenziato le antiche porte di accesso e la via strata. Teatro e terme confermano una presenza stabile del popolo romano. Probabilmente tra Arquata Scrivia e Serravalle Scrivia le costruzioni odierne hanno seppellito una parte di questa storia. La Via Postumia però durò pochi decenni e, per qualche motivo sconosciuto, probabilmente un’alluvione che distrusse tutto, si pensò di spostare il passaggio verso le Gallie usando una nuova via: la Via Æmilia Scauri che da Vado Ligure (Vada Sabatia) attraverso il Colle di Cadibona, la Valle Bormida, la romana Acqui Terme (Acque Statielle), portava a Tortona dove riprendeva sulla Via Postumia e la Via Emilia Lepidi. Questo ha declassato la via rendendola passaggio locale. È con il XII secolo che i Genovesi, battendo i Saraceni e consolidando il loro predominio sul mare, rivolsero la loro attenzione ai mercati più importanti della pianura, aprendosi le giogaie sulle dorsali dell’Appennino. Una di queste era senza dubbio il Passo della Bocchetta. Il tracciato in questo tratto veniva chiamato della “Veèa”, nome che lascia intendere che esistevano delle vetrerie; una cava per l’approvvigionamento del materiale da fondere e la fornace viene indicata ai piedi del Monte Leco. Una pista senza opere di sostegno, quindi non seguiva più il crinale ma il corso del torrente. Nel 1121 la Repubblica Genovese acquistò Voltaggio e conquistò Gavi, luogo che apriva le vie verso l’Oltregiogo (Monferrato) e la Valle Scrivia verso i mercati del nord. Era il chiaro intento di voler rendere sicure le strade e commerciare direttamente con le famiglie nobili più importanti garantendo privilegi e pedaggi. La via commerciale veniva identificata come la Via della Bocchetta, che deviava dai “Feudi Imperiali”, territorio Obertengo, vasto ma diviso tra tante famiglie nobili che avevano particolare interesse al passaggio sulle loro proprietà dei mulattieri e al conseguente pagamento delle gabelle. Una di queste famiglie era quella dei Malaspina. La via però era scomoda e infestata di rovi e solo verso il 1580 divenne carrettabile e nel XVIII veniva consolidata dal doge Michelangelo Cambiaso di Genova con opere di sostegno e ponti che ancora oggi si possono ammirare. Da Genova alla Val Lemme prese il nome dal doge diventando “Cambiagia”. Il tratto fino a Voltaggio respirava del possesso genovese. Poco sotto il valico esisteva il “Posto dei Corsi”, postazione militare per controllare il passaggio e proteggere le carovane. Nei pressi di Fiaccone e sulla antica Via Postumia c’era un punto di ristoro (Cascina di Ventiporto). L’abitato di Molini mano a mano diventò sempre più importante con mulino e varie locande che servivano da ristoro e sosta. Punto nevralgico della Via della Bocchetta, è in Voltaggio, dove esisteva la Casa dei Grimaldi, appaltatori dell’imposta di pedaggio per conto della Repubblica di Genova. Ancora oggi visibile è posta nel punto strategico di congiunzione tra la Via della Bocchetta, che seguiva la odierna provinciale e la via di crinale proveniente da Fraconalto, e la via che seguiva il Rio Morsone proveniente dai Piani di Praglia, identificata come una delle Vie di Marcarolo (Cabanera). Nei pressi della Casa dei Grimaldi si trova il ponte dei Pagani o dei Paganini, via di passaggio per proseguire il cammino. Altro punto nevralgico della Val Lemme è Gavi: la sua fortezza dominava le vie verso la Valle Scrivia. Gavi acquisì più importanza dopo la conquista dei Genovesi, rendendola di fatto porta verso i mercati lombardi (già Via Postumia) e la Via della Valle Lemme verso i mercati piemontesi. Questa via, anche se non ci sono prove certe, era già solcata dai Romani e si collegava alla Æmilia Scauri nei pressi di Sezzadio passando per Basaluzzo, antica colonia romana. La via divenne parte integrante delle Vie d’Oltregiogo. Per questo motivo Gavi sostituì Voltaggio, diventando sede di pagamento del pedaggio. Tra Gavi e Voltaggio esisteva l’antico feudo di Carrosio, da sempre ostile alla Repubblica di Genova, che a metà del Settecento incaricò l’ingegnere Matteo Vinzoni di predisporre una via che unisse Gavi a Voltaggio senza passare da Carrosio: tale via venne individuata sui monti laterali della Bruseta (la odierna Bruzeta), ma risultò scomoda, tanto da indurre la Repubblica a pagare il pedaggio con venti soldi. La presenza genovese in questo tratto è testimoniata da alcune ville cinquecentesche come la Toledana (Villa Cambiaso già Lercari) e la Centuriona, oggi altrettanto magnifici luoghi di produzione del Cortese di Gavi. La Valle Lemme perse man mano importanza con l’apertura della Strada Regia dei Giovi (completata nel 1823) che portava a Genova attraverso il Passo dei Giovi. Gavi, Carrosio e Voltaggio rimasero quindi escluse dalle importanti direttrici di traffico fra Genova e il retroterra, comportando l’abbandono della Bocchetta e l’isolamento della Valle del Lemme. Anche Novi rimase al margine di questa nuova direttrice, che segna la rivincita della Valle Scrivia e in particolare di Arquata e Serravalle, che acquisirono tutto il commercio di spedizione. I paesi della Val Lemme persero la loro peculiarità di passaggio commerciale, ma acquisirono la importante fascia del movimento turistico. Restando nel parco con i due paesi di Voltaggio e Fraconalto si prosegue con i due paesi rimanenti della Valle Lemme: Gavi e Carrosio.