I Monti delle Quattro Province
I Monti
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Una volta vista la mappa montuosa che compone la ossatura delle Quattro Province, ci soffermiamo più in particolare alle cime che poi sono le più ambite da escursionisti ed amanti della mountain bike. (in aggiornamento)
Monte Prelà (1406 m)
Monte Antola (1597 m)
Monte Buio (1400 m)
Monte Cravì (992 m)
Bric delle Camere (1016 m)
Monte San Fermo (1176 m)
Torrioni del Castello della Pietra (625 m)
Monte Bossola (1137 m)
Monte Alfeo (1651 m)
Monte della Cavalla (1327 m)
Monte Carmo (1640 m) , Poggio Rondino (1630 m)
Monti Cavalmurone (1670 m), Monte Legnà (1669 m)
Monte Chiappo (1700 m)
Monte Boglelio (1492 m)
Monte Ebro (1700 m)
Monte Giarolo (1473 m)
Monte Lesima (1724 m)
Monte d'Alpe (1250 m)
Monte Barilaro (804 m) e Monte Gavasa (911 m)
Monte Penice (1460 m)
Monte Pietra Corva (1078) (o Pietra di Corvo)
Monte Vallassa (751 m)
Monte Prelà (1406 m)
Dalle sue pendici nascono i fiumi Scrivia e Trebbia, affluenti di destra del Po, all'interno del quali si compone il territorio chiamato delle "Quattro Province". È situato nel comune di Torriglia in provincia di Genova e si trova a sud del monte Antola. Dal monte Prelà, attraverso i monti Duso e Cremado, si raggiunge in breve la vetta del monte Antola. Sul versante opposto si prosegue lungo la via del Mare, passare Torriglia al di sopra della galleria, ed arrivare al Monte Lavagnola per congiungersi alla Alta Via dei Monti Liguri. 11 panorama, nelle giornata terse di tramontana, spazia dai massicci del Rosa e del Cervino alle Alpi Apuane, ai monti della Val D' Aveto, fino al mare. Per salire sul Prelà, si parte da Torriglia, via Donnetta transitando in salita al Passo dei Colletti. Essendo una mulattiera composta di sassi incastonati, molti bikers (i più alla conquista della Via del Mare che parte dalle valli Staffora e Curone) si ricordano molto bene di questo sentiero, che naturalmente ha nella discesa il suo percorso naturale, di estrema difficoltà ma anche molto adrenalinico.
Monte Antola (1597 m)
Siamo nel centro del Parco che prende il nome dal monte. Luoghi incantevoli attorno a questo monte di fondamentale importanza dal punto di vista paesaggistico ed escursionistico. La sua cima è il nodo delle dorsali che, dal Monte Prelà converge qui il tratto della via del mare, darà inzio ad una serie di dorsali a comporre da una parte, le valli Brevenna, Vobbia, Spinti e Borbera, per gettarsi poi nello Scrivia, e dall'altra alla dorsale che porta al Monte Carmo e al Monte Chiappo dove iniziano le dorsali che comporranno l'assetto geologico della Val Curone e dell'Oltrepò Pavese. Sulla sua cima è posto un cippo a ricordo dei partigiani caduti su questi monti, ed una immensa croce, visibile da molto lontano. Il panorama qui è stupendo ed è per questo che è meta di tanti escursionisti, provenienti dalle più svariate zone del genovese, ma anche dell'alessandrino e del pavese. Al Monte ci si arriva da molte parti, citandone qualcuna: dalle Case del Romano attraverso la via del mare, un tratto abbastanza facile che transita dal Passo delle Tre Croci, che raccoglie qui il sentiero che proviene da Vegni; dalla valle dei Campassi, attraverso sentieri che incontrano paesini sperduti e abbandonati come Reneuzzi; dal Monte Buio attraverso il Valico di San Fermo, con la sua chiesetta posizionata in un punto panoramico; ci si arriva anche da Torriglia dal sentiero della via del mare che proviene dal Monte Prelà prima e dai monti Duso e Cremado dopo. La vista spazia anche al sottostante Lago del Brugneto alimentato dal torrente omonimo, bacino artificiale, riserva idrica del genovese. Arrivati al Lago e provenienti da Bavastri, si può percorrere un ungo sentiero che compone tutto il perimetro del lago. Scendendo di un poco dal monte si nota la bianca chiesetta e le case poste sul passo che porta al Monte Buio. Era qui la sede del vecchio rifugio Musante, rifugio storico per questi luoghi, ora sostituito dal nuovo e più moderno Rifugio posto più in basso a pochi minuti di camminata. All'interno del rifugio si può ammirare il panorama attraverso un grossa vetrata. I sentieri che convergono al Monte Antola sono mantenuti con accuratezza dagli addetti del Parco, dando la possibilità agli escursionisti di accedervi non solo con passeggiate a piedi, ma anche con ciaspole e mounain bikes.
Monte Buio (1400 m)
Scendendo dalle case del vecchio rifugio Musante, si percorre il sentiero sulla costa (passato un piccolo capanno con panchine alla vista del paesino di Tonno) che arriva sulla cresta erbosa del Monte Buio, sulla cui cima si trova una croce in metallo. Il monte costituisce un punto importante perchè da qui partono i crinali che comporranno le Valli Brevenna, Vobbia e, attraverso il valico di San Clemente, alle valli Sisola e e Borbera.
Monte Cravì (992 m)
Venendo dal Valico di Costa Salata (dalla Valle Vobbia o dalla Val Borbera) attraverso Caprieto, il sentiero, opposto a quello che ci porta al Bric delle Camere, porta al Monte Cravì (poi prosegue anche per il Castello della Pietra di Vobbia). La montagna si presenta imponente tra rocce e boschetti.
Bric delle Camere (1016 m)
La via più facile per arrivare in cima proviene dal passo sopra Borassi, proveniente dalla Val Sisola, imboccando il sentiero segnalato dalle bande bianco-rosse del Cai che, e dopo avere passato il paesino di Camere Vecchie. Arrivati sulla cima quasi non sci si accorge di esserci arrivati se non per un piccolo cartello che ne indica la vetta (una volta al mio passaggio il cartello era ormai sbiadito e caduto). Il sentiero prosegue poi verso la cima dell'Erta una volta passato il paesino di Caprieto e il valico di Costa Salata. Proseguendo dal sentiero che proviene dalla Cima dell'Erta e di conseguenza dal Monte di San Fermo. Il valico di Costa Salata è un punto di passaggio molto importante di collegamento alla Val Vobbia e di seguito al mare; lo era anche nei tempi antichi per il passaggio dei mercanti di sale.
Monte San Fermo (1176 m)
Posto i posizione panoramica tra il Monte Buio, la Costa di Dova e la Cima dell'Erta, attraversati da altrettanti sentieri. Sulla cima erbosa del monte è posizionata la Cappella omonima, dove anticamente sorgeva il Monastero di san Clemente, un luogo incantevole alla vista della sottostante valletta bagnata dal torrente Gordenella. Per il amanti della mountain bike, questo è un luogo importante, visti i numerosi sentieri di accesso al monte, soprattutto dal vicino Valico di San Clemente da dove provengo le strade provenienti dalla Vai Vobbia, dalla Vai Borbera via Rosano via Cabella Ligure, e da Agneto, nella valle dei Campassi per mezo di un sentiero pedalabile seppur ripido.
Torrioni del Castello della Pietra (625 m)
Situato ad ovest del Monte Cravi, non esattamente un monte ma è di sicuro impatto visivo: arrivando sotto i due torrioni e vedere quel castello incastonato tra loro, è sicuramente emozionante e a dir poco impressionante. Si sono fatte supposizioni varie sul loro utilizzo, la più probabile è che fossero usati come punto di osservazione. Nei tempi successivi anche come vie ferrate per alpinisti in cerca di emozioni. Personalmente trovandomi sotto i torrioni al cospetto del castello, dopo avere percorso un breve ma stupendo sentierino di accesso, sono rimasto meravigliato di questa due bellezze unite e fuse come se fossero una cosa sola, un raro esempio di quanto l'uomo può mischiarsi nella natura senza offenderla. Assolutamente da non perdere.
Monte Bossola (1137 m)
Cima boscata sul quale troviamo una piccola croce. Arrivati sul passo dalla strada sterrata che proviene da Cerendero e prosegue verso Vergagni, si percorrono pochi metri in salita per arrivare direttamente sulla cima. Oltre a quello già citato, da qui transitano i sentieri provenienti dal Monte Bossola attarverso la Cima dell'Erta, ed il sentiero che attraversa tutto il crinale tra le valli Borbera e Sisola, che arriva fino a Rocchetta Ligure dopo un lungo viaggio, sentiero chiamato anche sentiero della Crosa.
Monte Alfeo (1651 m)
Parlare del Monte Alfeo si rischia di dire parole troppo grosse e tutte che terminano con parole superlative. In effetti non si sbaglia di molto se i termini sono, panoramico, bellissimo ecc. ecc. Il Monte è visibile da molti punti delle Quattro Province e si erge immenso e solitario a sentinella della Val Boreca. La montagna si riconosce anche perchè la cima, dalle somiglianze di una immensa lama, è per metà boscata e dall'altra erbosa e spoglia. Sulla sua cima è posta una statua della Madonna, ma è il ritrovamento dei una statua bronzea raffigurante il dio Pen che regala a questa montagna l'appellativo di sacra, al pari del Monte Penice. Al monte ci si arriva attraverso alcuni sentieri molto tortuosi e provenienti da altrettanti paesi che compongono la Val Boreca, come Pizzone,Suzzi, Bertone, Beinome, e Tartago. Da Gorreto, in Val Trebbia attraverso il Passo della Maddalena (dove converge i sentiero che proviene dal Monte Carmo) si arriva alla vetta del Monte Alfeo, ma quella che prediligo è la sterrata che proviene da Campi, salendo dalla Valle Trebbia, e transita sui Pra di Cò, una sella erbosa frequentata da animali al pascolo, dalla vista panoramica stupenda, un luogo al quale vale la pena dare una giornata per una altrettanto stupenda passeggiata. Il Monte Alfeo è sopra di noi, ed il sentiero corre sul filo della cresta, recupera un sentiero che volge a sinistra (verso sud) e recupera la cresta che in breve e con facilità ci porta in vetta. Un sentiero compone a cerchio il cappello del Monte Alfeo, regalandoci le emozioni dei paesini sperduti e solitari di questa stupenda Val Boreca.
Monte della Cavalla (1327 m)
Provenienti dalle Case del Romano e dalle vicine Capanne di Carrega, proseguendo per Fascia, all'altezza di una curva secca sulla sinistra, parte un sentiero che solca la Costa del fresco, proprio sopra l'abitato di Fascia, tra le Valli del Cassingheno e del Terenzone. Passata la salita ci si imbatte in una meravigliosa prateria dalla pendenza modesta tagliata in due dal sentiero. In fondo si erge il Monte della Cavalla, noto ai molti escursionisti per la meravigliosa nascita primaverile dei narcisi. Il sentiero prosegue ripido, ma anche molto accattivante per gli amanti della MTB, alla vista di Fontanarossa, luogo incantevole della vicina Val Trebbia. L'altro accesso al paesino di Fascia e al monte è dalla Val Trebbia dalla strada che proviene da Rovegno.
Monte Carmo (1640 m) , Poggio Rondino (1630 m)
Proseguendo dal crinale della Via del Mare che proviene dai Monti Cavalmurone e Legnà, ci si imbatte in queste due creste erbose. Per arrivare sulle cime si possono percorrere i sentieri di cresta oppure le mulattiere che percorrono la loro base. Il Monte Carmo è senza dubbio più panoramico con vista che spazia molto lontano alla vista del mare. Dal monte Carmo nasce il torrente Boreca che attraversa la valle omonima, stretta e tortuosa, tanto da essere considerata come una delle valli più selvagge e spettacolari delle Quattro Province. Sulla cima troviamo un cippo e la croce incastonata. Un piccolo filo unisce il Monte Carrno al Monte Alfeo attraverso il Passo della Maddalena, tanto che potrebbe essere spunto di escursione molto panoramica, la cui partenza sono le capanne di carrega, dove si trova l'ex rifugio ora un punto di ristoro con cucina, per imboccare il sentiero che sale verso il Monte Carmo, deviare sul sentiero di destra e proseguire lungo questo crinale che arriva al Passo della Maddalena e proseguendo si può arrivare al Monte Alfco. Se troppo lunga il solo arrivo alla cima del Monte Carino appagherà il nostro appetito.
Monti Cavalmurone (1670 m), Monte Legnà (1669 m)
Sula prosecuzione della via del mare che proviene dal Monte Chiappo troviamo le erbose cime del Monte Cavalmurone e del Monte Legnà. Due cime molto vicine in vista panoramica sulla Vale Boreca e la Valle Borbera, ma soprattutto è sul Monte Legnà convergono i due sentieri che provengono da queste due valli: il primo attraverso una mulattiera (oggi attraversata anche con le auto) che proviene da Artana, Bogli e dalle Capanne di Cosola, la cui prosecuzione converge a Cartasegna, mulattiera un tempo molto frequentata e dal sapore storico essendo, tra storie e leggende, Cartasegna uno dei paesi popolati dalla'esercito di Annibale. L'altro sentiero proviene da Daglio attraverso il Monte Porreio. Sulla cima del Monte Legnà si trova una croce in metallo.
Monte Chiappo (1700 m)
Il Monte riveste la fondamentale importanza di essere il crocevia dei più importanti crinali che provengono dalla Val Curone e Borbera e dalla Valle Staffora. Da qui i vari crinali si uniscono e percorrono la cresta che porta al Monte Antola per recarsi verso il mare. Crinali che provengno dal Monte Giarolo, dal Monte Bogleio e dal Monte Lesima e dalla Cima Colletta. Da qui convergono i limiti amministrativi delle regioni Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna. La ragione per cui escursionisti a piedi, con la MTB e anche con la bicicletta da strada (sulle strade che conducono al passo di Capanne di Cosola), considerano questo monte il fulcro delle loro escursioni e passeggiate. Sulla sua cima (per essere precisi leggermente sotto) funziona un rifugio da quale, seduti su uno sdraio, si può gustare un piatto caldo e ammirare il panorama a 360°, che spazia dal Monte Ebro, al Monte Giarolo e al Monte Lesirna. La bellezza di questo monte non è dovuto alla sola vista panoramica, ma dipende anche dal fatto che al monte ci si può arrivare attraverso i sentieri più famosi di questi luoghi, primi fra tutti la via del mare e del sale, quindi itinerari di una certa lunghezza, ma anche attraverso sentieri di scarsa lunghezza che in poco tempo ti portano sulla vetta. Lasciare l'auto alle Capanne di Cosola o poco prima del Passo del Giovà, e percorrere i sentieri che portano alla cima, sono sicuramente le opzioni più gettonate da escursionisti o amanti della sola passeggiata. Sulla cima è posizionata la statua dedicata a San Giuseppe. Seguendo il largo sentiero che intreccia la seggiovia che sale da Pian del Poggio, arriviamo ai Piani dellArmà, luogo prativo dove si possono incontrare, con estrema facilità, cavalli al pascolo che si lasciano fotografare con estrema naturalezza. La terza via viene da Salogni salendo verso le Bocche di Crenna, dove si può lasciare l'auto (meglio se prima alle stalle) e proseguire in 30 minuti verso la cima. Come già detto in cima al Monte Chiappo si arriva attraverso i sentieri che provengono: dalla Capanne di Cosola sia dalla Valle Staffora, via Casanova Staffora, dalla Vai Trebbia via VaI Boreca da Ottone, dalla Val Borbera provenendo da Cabella Ligure. Proveniendo dalla Valle Staffora si può lasciare l'auto prima del Passo del Giovà, incrociando gli impinati della seggiovia, dove troviamo i segnavia che indicano la strada di accesso alla Via del Sale.
Monte Boglelio (1492 m)
Siamo sul crinale della Via del Sale che proviene da Castellaro, attraverso un sentierino segnalato anche dai segnavia bianco-rossi del CAI. 11 sentiero diventa una larga sterrata in corrispondenza del bivio della sterrata che proviene dal Santuario della Madonna del Bocco e del vicino Rifugio Azzaretti, attrezzato per dare riparo e per poter fare una sosta. Da qui il Monte Bogleio ci appare a noi con i suoi prati a perdita d'occhio e piante di faggio dai colori meravigliosi. La larga sterrate corre sul filo del crinale sparando la Alta Vai Curone dalla Alta Valle Staffora, puntando dritto verso il monte. Una volta saliti, la Via del Mare e La Via del sale si uniscono e non possiamo fare altro che voltarci indietro ed ammirare la vista panoramica che spazia dal Monte Giarolo al Penice. Siamo sul Piano della Mora, luogo prativo e denso di immagini che si fondono nei nostri occhi "non possiamo dimenticare a casa la macchina fotografica". Sotto il nostro sguardo possiamo riconoscere le valli sottostanti come se fosse una cartina topografica. Sulla nostra sinistra, in fondo dove ricomincia il bosco, si trova il vecchio passaggio della Via del Mare, sentiero ripido ma molto accattivante anche il biker più esperto. Poco più avanti, passato il cancelletto per gli animali, la sterrata incrocia quella proveniente da Forotondo e Selvapiana, correndo assieme fino al Monte Chiappo su questo crinale che regala emozioni particolari La nostra mente può spaziare anche a ricordi non vicini a noi, ma di grande intensità: siamo sui luoghi battuti un tempo dai pellegrini e dai mercanti che con i loro carri o semplicemente a dorso di mulo o di cavallo si portavano verso il mare.
Monte Ebro (1700 m)
Siamo sul crinale che proviene dal Monte Giarolo per arrivare, attraverso le bocche di Crenna, al Monte Chiappo. La vetta si riconosce anche da molto lontano e di conseguenza dalla sua vetta si può spaziare a 3600. Cima erbosa attraversata dal sentiero citato, sul quale è posizionata una croce con un cippo. Da qui i partono alcuni sentieri minori ma di grande bellezza paesaggistica, primo tra i quali quello che transita dal Monte Cosfrone (1661 m), per poi scendere da un parte a Piuzzo lungo la Costa Rivazza, e dall'altra parte a Poggio attarverso le cime erbose e tondeggianti dei Monti Roncasso (1536 m) e Pragasso (1296 m). I sentieri più battuti rimangono quelli che da Salogni che alle stalle si diviono, uno per proseguire verso le Bocche Crenna (salita naturale anche per il Monte Chiappo, l'altra devia per il Rifugio Orsi (attrezzato per vitto e alloggio) e proseguire su sentiero ripido fmo alle sponde del monte.
Monte Giarolo (1473 m)
Se per la gente della Valle Staffora il monte più frequentato e riconosciuto è il Monte Penice, si può certo dire che il monte più frequentato dalla gente della Valle Curone è il Monte Giarolo. Rispetto al Monte Penice. Immaginiamo di essere sulla punto di un immenso cono e voltiamoci a 3600, avremo la sensazione di scorrere una immensa immagine di piccole valli, paesi, e colline. Al Monte Giarolo si arriva da numerose vie, la maggior parte delle quali corrono sulle dorsali di questo immenso cono, dai nomi come la Costa della Gabbia, Costa Vendersi, Costa Lesaie ed per ultima la Costa che compone un meraviglioso crinale che porta fino al Monte Chiappo, correndo a cuneo ad incrociare la via del mare che scorre dal Monte Boglelio. Vista la posizione dominante e la facilità di attraversamento di questi luoghi, si fa presto a capire che questi sentieri furono solcati da antiche popolazioni, da mercanti e da pellegrini, tanto che il monte era chiamato con il nome di "Mons Cerlesus" Sulla cima una immensa statua bronzea dedicata al Redentore, posizionata III Agosto del 1901, a seguito di una immensa festa che richiamò, su questo monte, più di dodicimila fedeli e curiosi, tradizione rispettata anno dopo anno, sempre in agosto e sempre con una festa che richiama numerosi fedeli che amanti dell'escursionismo. La statua ha subito gravi danneggiamenti, per questo è stata restaurata e riposizionata, il 19 Luglio del 2001, nello stesso punto. La solita nota stonata, comune in questi luoghi,è data dalle numerose antenne. Legati al Monte Giariolo, per la loro vicinanza, il Monte Gropà (1446 m) e il Monte Panà (1559 m). 11 primo riveste grande importanza turistica per via della stazione sciistica di Caldirola che, attraverso gli impianti di risalita della funivia e il nuovo piccolo rifugio, termina proprio sui prati del monte. Da qui e lungo le piste da sci, è attiva la pista da "downhill" per gli amanti della MTh estrema. Il Monte Panà invece è il Monte che segue il Monte Gropà che innalza al di sopra dei 1500 la cresta di questo crinale che termina sul Monte Cosfrone prima e il Monte Chiappo poi.
Monte Lesima (1724 m)
Il monte è inconfondibile da qualsiasi parte lo si voglia trovare, con la sua "palla" bianca, adibita a stazione radar. L'altezza del monte è di 1724 m, superato solo dal Monte Maggiorasca (1799 m), dal Monte Nero (1753 m) e Penna (1735), parlando di vette dell'Appennino Ligure. La vetta però non è in corrispondenza della stazione radar, ma dal punto dove è posizionata la immensa croce in metallo. Dal monte si gode un bellissimo panorama che spazia dalla Valle Staffora alla Valle dell'Avagnone e la Vai Trebbia e, seguendo il crinale, i Monti Tartago, Terme e la Cima Colletta. Proprio su questo crinale transita il sentiero Europeo E7 e la Via Longa 1, che prosegue verso il Monte Chiappo. La sponda che volge ad est è ripida e rocciosa, detta Rocca del Lupo (secondo la leggenda sarebvbe precipitato un lupo) consegna le sue sponde prative verso il Monte Lesimina sopra l'abitato di Zerba, lungo la Costa del Gazzo. 11 crinale dalla Cima Colletta al Monte Lesima è ricca di una fitta rete di sentieri quasi tutti segnalati dai segnavia bianco-rossi. La storia del Monte è legata al condottiero Annibale, si dice infatti che si ferì una mano "Lesit Manu" ,da qui il nome "Mons laesae manus' infine al toponimo di Lesima il Passo è breve.
Monte d'Alpe (1250 m)
Dal Monte Penice al Monte Alpe il passo è breve, ci si arriva dai Tre Passi dalla via più facile che parte proprio dietro il sentiero di fianco all'Oratorio dell'Ospedaletto. Posto sul crinale che proviene dal Monte Penice e che da vita, attraverso la Costa d'Alpe, sul quale transita il sentiero omonimo, alle dorsali delle valli dell'Oltrepò Pavese collinare. Dal Monte si gode la vista sulla Val Tidone e sulla Valle Staffora con vista sui Monti Penice, Alfeo, Lesima, Chiappo, Ebro, Boglelio e Giarolo, in una infinita foto panoramica. Le notizie e la storia che riguardano il monte sono legate profondamente alla Riserva Naturale costituita per salvaguardare il territorio, la fauna e la flora di questo luogo davvero unico. Legato da un breve crinale che parte dalla Costa d'Alpe, il Monte Calenzone (1151 m) volge verso la Vai Tidone tra i boschi che volgono verso Zavattarello e il piccolo ma panoramico anfiteatro su Romagnese, chiuso dall'altro lato della Vai Tidone, dalla Costa di Lazzarello fino al Monte di Pietra Corva.
Monte Barilaro (804 m) e Monte Gavasa (911 m)
Molto vicine tra loro le due cime compongono una piccola dorsale che culmina al paesino ormai disabitato di Rivarossa, nelle cui vicinanze è posta, in posizione dominate a strapiombo sulle Strette della Val Borbera, la chiesetta di Rivarossa. Al paesino ci si arriva sia da Vigoponzo, nei pressi di Denice, che da Cerreto di Molo Borbera che si uniscono nei pressi del Monte Calvadi. Un altro sentiero si unisce ai due proveniente dal Passo della Crocetta proveniente da Bastita e transitando sopra la galleria che collega la Vai Grue con la Val Borbera. Il sentiero ripido che mette a dura prova i bikes più incalliti porta nei pressi del monte Barilaro che, tra su e giù, ci porta alla chiesetta di Rivarossa. Una volta qui il sentiero scende ripido e tortuoso verso le strette della Val Borbera nei pressi della Casa Cantoniera.
Monte Penice (1460 m)
Posto sul confine delle province di Piacenza e Pavia, in vista tra le valli Staffora e Trebbia, si pone in prosecuzione del crinale che proviene dal Monte Lesima e proseguire lungo la cosiddetta via Longa o Sentiero Europeo E7, attraverso il Monte Pan Perduto e il Monte Di Pietra Corva. Alla vetta del Monte Penice si arriva attraverso il Passo del Penice, raggiungibile dalla Val Trebbia via Bobbio, dalla Val Tidone via Romagnese, dalla Valle Staffora via Varzi, dal quale arriva anche la strada che si collega dal Passo del Brallo attraverso il Passo della Scapanna. Alla vetta del monte si arriva attraverso una bella strada che, passata la stazione radiotelevisiva seguiti dagli ultimi tornati, esce in vista panoramica sul monte, alla vista dei prati che circondano la vetta sovrastato dal Santuario dedicato alla Beata Vergine. Le numerose strade di accesso, pongono il Monte Penice e i passi sottostanti, un crocevia di accesso non solo per i tempi moderni ma anche per gli anni che hanno composto le ere più antiche. 11 monte ci riserva una lunga storia che inizia dai Liguri, primi abitanti di queste zone che, si dice, si recavano sulla vetta per i loro riti religiosi. Resta il fatto che il toponimo del Monte Penice derivi con molta facilità da "Pen" ossia "testa"(così come per il Monte Penna), nome usato dai liguri per indicare la vetta di un monte venerata appunto dalle popolazioni di quegli anni. La storia del Monte Penice è complessa e ricca di fatti che hanno dato anche la storia non solo d'Oltrepò Pavese ma anche delle zone circostanti. A partire dai Liguri si passa ai Romani che con i Celti si scontrarono più volete. Entra qui in campo Annibale lo storico condottiero che riuscì a sconfiggere, sulle rive del Trebbia, il grande esercito romano insediandosi, con i suoi elefanti e il suo esercito, addirittura fino alla Pianura Padana. L'arrivo poi di Federico Barbarossa cambiò radicalmente la storia di questi luoghi, e soprattutto con la Regina Teodolinda ed un vecchio monaco, San Colombano, che transitarono in questi luoghi a seguito della donazione del monastero di Bobbio che diede la possibilità al monaco di dare inizio alla storia dell'Oltrepò Pavese del Piacentino e delle Quattro Province, parlando delle sole nostre zone. Da qui i pellegrini iniziarono a transitare da questi passi per recarsi a Bobbio in visita al Monastero, ne danno segni tangibili gli scritti, e gli xenodochi c/o ospita letti che sorsero in questi luoghi: l'oratorio dell'Ospedaletto in località Tre Passi crocevia per la Vai Tidone, e il Convento di Vallescura nei pressi del Monte Scaparina, crocevia per la Vai Trebbia. Di questo convento restano solo poche pietre, poiché le altre sono state usate per la costruzione delle cascine, ora un albergo, nelle vicinanze in località Roncassi, e qualche leggenda. Resta il fatto che di questi edifici rimangono gli scritti direttamente dall'archivio del Santo. Sulla sommità del monte il Santo mise la propria mano, anzi le pietre, per costruire il Santuario che durante gli anni è stato ampliato e rimodernato, conservando però le antiche fattezze. Facciamo un salto di qualche anno per portarci fino ai nostri giorni e ad un evento funesto così come è stata la seconda guerra mondiale che su questi luoghi ha visto le grande resistenza dei partigiani contro le formazioni italo-tedesche della Sichereits. I giorni più vicini a noi vedono pellegrinaggi verso questo luogo di culto, quasi tutti i weekend, e anche giorni di svago: la seconda domenica di settembre si svolge una bellissima festa che raduna molti visitatori, desiderosi di assaporare gli ultimi giorni di caldo per l'autunno che avanza, coricandosi sui prati e lasciandosi andare ai canti tradizionali tra pic-nic e profumi dei prodotti della tradizione locale. Il richiamo turistico però è molto fluente anche per gli amanti delle scalate sulle bici da strada, ma anche per gli appassionati di mountain bike. I sentieri sono tanti e tutti molto panoramici e tecnici. Dalla vetta scorre il sentiero Europeo E7 che da vita a tanti altri sentieri di accesso: il primo scorre dalla vetta del monte al Passo della Scaparina per poi allungarsi verso il Passo del Brallo e il Monte Lesima, un sentiero scorre dal Passo del Penice al Passo della Scaparina in posizione panoramica sulla Valle Trebbia e Bobbio che si pone proprio sotto il Monte Penice. Un sentiero scorre dalla vetta verso i Tre Passi, giusta continuazione dei Sentieri che provengono dal Monte Alpe. Un altro sentiero parte dal piazzale del Passo del Penice per inoltrarsi lungo il crinale verso il Monte Pari Perduto e il Monte di Pietra Conta attraverso il Giardino omonimo. Vale la pena però andare sul Monte Penice per il solo piacere di guardare in silenzio i luoghi, i monti ed i crinali che da qui si vedono come in una meravigliosa cartolina, magari seduti al bar sottostante il Santuario, bevendo un bibita fresca. Non possiamo farci mancare una preghiera all'interno del Santuario, un luogo tranquillo e austero, spezzato solo dai rintocchi della campana e dal vento.
Monte Pietra Corva (1078) (o Pietra di Corvo)
Posto sul crinale che proviene dal Monte Penice, componendo successivamente i crinali che avanzano sulla Costa di Lazzarello, sul confine Piacentino. Assieme ai Monte Pan Perduto, Sassi Neri e il Groppo compone un gruppo di cime dalle origine molto antiche, infatti, le origini le rocce sono di origine ofeolitiche, cioè di origine magmatica, chiamate anche "pietre Verdi". In questa zona sono di colore nero e ci si accoge di questo percorrendo i sentieri del Giardino Alpino di Pietra Corva e a ridosso delle penici degli altri monti. Il monte, così come il Monte Alpe, lega le sue notizie al Giardino Alpino omonimo, così come i sentieri ben segnalati che portano al Monte Pari Perduto e in cima al Monte Pietra Conta, con due sentierini altrettanto ripidi. Arrivati in cima ci si accorge della stranezza della sua cima, sembra quasi di essere su un grande divano, fatto apposta per gustarsi il panorama, mentre il lato a nord sporge a strapiombo.
Monte Vallassa (751 m)
Non esattamente un monte di quelli citati precedentemente, dalle imponenti cime, ma sicuramente un monte che richiama contenuti storici e archeologici di estrema importanza. La visita in questo luogo è sicuramente di quelle da non perdere per varie ragioni tante sono le attrazioni di questo luogo. Salendo da Serra del Monte verso il Monte Penola si arriva in una zona prativa di estrema bellezza alla vista in fronte a noi del Monte Giarolo. Un rinnovato agriturismo ci regala possibilità di una sosta a piena giornata. Alla fine del prato, se proviamo ad affacciarci alla balconata, ci si accorge di questo immenso strapiombo, un bacino fatto ad arco all'interno del quale, sul fondo, scorre il Rio Frascata. Da qui parecchi amanti del parapendio si lanciano per voli a dir poco spettacolari; il sottoscritto ci ha provato, all'inizio con paura, ma dopo qualche secondo l'adrenalina si è trasformata in emozione pura, grazie anche agli esperti manovratori che mi hanno accompagnato nel volo. Alcuni sentieri entrano in questo bacino tra con passaggi tra le rocce davvero emozionanti. Proseguendo sulla nostra strada, in direzione di Musigliano, un bivio a sinistra ci porta invece verso l'Osservatorio di Ca del Monte (dove si svolgono molte attività culturali) e in breve, con un sentierino di accesso, ci portiamo sulla cima del Monte Vallassa. 11 punto di osservazione è stupendo oltre che panoramico ma, molto vicino, si può trovare quello che è stato il punto abitativo di antichi visitatori, certo non si vede molto, anche perchè i ritrovamenti sono gelosamente custoditi nei musei di Tortona e Torino. Affacciandosi dal monte si potranno vedere temerari in scalata, essendo questa una palestra di roccia, supportata anch'essa da un agriturismo da poco restaurato. Dall'Osservatorio un sentiero, ci porta alla Grotta di San Ponzo. Il luogo oltre ad essere un luogo di importanza religiosa, è anche importante per scoprire le due grotte scavate nella roccia, dove è vissuto il Santo. Le escursioni ed i sentieri sono molti intrecciandosi in una fitta rete di percorsi, anche e soprattutto adatti alla mountain bike. Le emozioni che si possono creare sono tante, svariate per altrettanti luoghi da vedere praticamente nello stesso punto, vale la pena passarci una giornata intera, se poi il tutto viene condito con un altrettanto emozionante assaggio di prodotti tipici, abbiamo completato la nostra giornata.