CENNI SULLA GEOLOGIA DELL'OLTREPO PAVESE
Dato che i rilievi dell'Oltrepo pavese appartengono all' Appennino Settentrionale, anzi, ne rappresentano l'estrema propaggine settentrionale che si protende nella Pianura Padana con lo sperone di Stradella, è necessario fare una breve descrizione sulla genesi di questa catena montuosa. L'Appennino Settentrionale risulta dalla sovrapposizione tettonica di due grandi insiemi, diversi per litologia, struttura ed origine paleogeografica: un Insieme Esterno Umbro-toscano (Toscanidi) ed un Insieme Interno Ligure-emiliano (Liguridi). L'insieme Esterno è costituito essenzialmente da uno zoccolo continentale, appartenente alla Placca Apula (Adriatico-Padana) su cui poggiano, anche se scollate e deformate, le successioni mesozoico-terziarie che ne rappresentano l'originale copertura sedimentaria. L'insieme Interno consta di una serie di unità tettoniche che, per la presenza di ofioliti (rocce ignee basaltiche ed ultrabasiche tipiche della litosfera oceanica) si sono invece originate in un oceano estendendosi eventualmente anche sulla parte più assottigliata dei margini continentali adiacenti. Queste unità hanno comunque abbandonato il loro substrato originario, scomparso per subduzione, per sovrascorrere da ovest verso est (vergenza appenninica) sull'Insieme Esterno, che ha avuto ruolo di avampaese, costituendo perciò una coltre alloctona. Da un punto di vista geodinamico più generale l'Oceano Ligure Piemontese, da cui sono derivate queste unità, costituiva la separazione fra Continente iberico-europeo da un lato e Continente apulo-africano dall'altro, i cui margini hanno rappresentato gli avampaesi rispettivi delle Alpi e dell'Appennino; dalla sua subduzione hanno avuto origine unità alloctone obdotte con vergenza opposta, nell'una e nell'altra catena. L'Oltrepo pavese può essere suddiviso a grandi linee in tre fasce altimetriche, che si dividono in misura sostanzialmente equa l'intera superficie topografica e che presentano caratteri orografici e geologici differenti. I rilievi le cui quote superano indicativamente 800 m. di quota rientrano nella fascia montana, a partire grossomodo da 100 m. fino a 800 m di quota, si estende la fascia collinare. Compresa tra quest'ultima ed il corso del Po, è la porzione più settentrionale dell'Oltrepo, cioè la Pianura (100-60 m. di quota). Parte delle rocce che costituiscono i rilievi dell'Oltrepo pavese si sono formate proprio sul fondale del Bacino Oceanico Ligure-Piemontese (l'Insieme Interno Ligure), parte sul fondo di bacini marini posteriori all'oceano ligure-piemontese (la Successione Epiligure e la Successione del Bacino Terziario Piemontese). Si tratta infatti, ad eccezione delle ofioliti, di rocce sedimentarie di origine marina, quali calcareniti, calcari marnosi, marne, argilliti, arenarie, costituenti alternanze stratigraficamente differenti a seconda del luogo e del periodo di deposizione. Le successioni calcareo-marnose prendono il nome di flysch ad elmintoidi per la frequente presenza, nelle rocce che le compongono, delle caratteristiche tracce fossili meandriformi lasciate da piccoli organismi limivori durante i loro percorsi alla ricerca del cibo sul fondo marino. I flysch ad elmintoidi iniziarono a sedimentarsi circa 80 Ma, nel Cretaceo superiore e ha avuto termine nel Paleocene, in certe successioni si è protratta fino all'Eocene medio ( 43 Ma). Questo termine è sinonimo di torbidite di rapido accumulo. Il fondo del bacino oceanico sul quale si depositavano i flysch ad elmintoidi, mostrava una morfologia irregolare, caratterizzata da rilievi e depressioni che suddividevano l'intera area di sedimentazione in regioni minori. L'accumulo torbiditico di ciascuna di queste regioni ha dato origine a successioni sedimentarie pluriformazionali che, a seguito degli eventi orogenetici, sono andate a costituire unità tettoniche, a ciascuna delle quali è stato attribuito un nome specifico (Unità M. Antola, Unità M.Cassio, Unità M. Caio, ecc); di una unità fanno quindi parte differenti formazioni rocciose. Dell'Insieme Interno si distinguono due sottogruppi: il Dominio Ligure Interno e il Dominio Ligure Esterno. Nell'Oltrepo pavese non compaiono le Toscanidi, affioranti invece nella vicina”Finestra di Bobbio”, in Val Trebbia (una finestra tettonica è un'area dove l'erosione e il denudamento tettonico di unità superiori, hanno portato ad affiorare unità sottostanti). Le Liguridi Interne pavesi sono rappresentate fondamentalmente dall'Unità del M. Antola (flysch ad elmintoidi composti da strati di marne-calcaree, di argilliti e di arenarie; Cretaceo sup.-Paleocene), che forma i rilievi dell'alta Val Staffora (Lesima, Chiappo, ecc). Nella media Val Staffora le Liguridi Interne sono ricoperte in discordanza dalla successione del Bacino Terziario Piemontese. Le Liguridi Esterne caratterizzano parte della fascia montana(M. Penice, M. Alpe, M. Calenzone, ecc), con torbiditi calcareo marnose del Cretaceo sup.- Eocene medio, ed ofioliti del Giurassico; sono inoltre diffuse nella fascia collinare. Nella bassa Val Staffora, nelle valli Ardivestra e Nizza e in tutta la fascia di bassa collina, si assiste alla sovrapposizione della Successione Epiligure sulle Liguridi Esterne. Nell'era Terziaria la regione dove si trovava il prisma d 'accrezione appenninico era interessata da diversi bacini di dimensioni differenti, separati fra loro ma con caratteristiche simili. Sul fondo di questi bacini (quindi al di sopra del prisma orogenetico), tra l'Eocene medio e il Miocene superiore, si sono depositate successioni che vengono indicate sotto il generico nome di Successione Epiligure. Nell'Oltrepo pavese tale successione è rappresentata da diverse formazioni, gessoso-solfifera, argilloso-marnose, arenacee, non di rado ricche in macrofossili ( ad esempio i coralli, i lamellibranchi, i gasteropodi contenuti nelle Arenarie del M. Vallassa.). Il Bacino Terziario Piemontese (BTP) occupava l'attuale area del cunese, protendendosi ad est sino ad interessare parte di quella che oggi è la Val Staffora. La successione del BTP, sedimentatasi fra l'Eocene sup. e il Miocene inf., comprende conglomerati, come elementi di base, sopra i quali vi sono strati arenaceo-marnosi di origine torbiditica. L'attuale struttura geologica dell'Appennino settentrionale, è a falde di ricoprimento, cioè è il risultato di una serie di accavallamenti, delle une sulle altre, di differenti unità tettoniche. Le deformazioni del fondo del Bacino Oceanico Ligure-Piemontese ebbero inizio nel Cretaceo (testimoniato dalla presenza di brecce ofiolitiche inglobate nei flysch ad elmintoidi), interessando esclusivamente l'Insieme Interno e terminarono nell'Eocene sup., quando presero a depositarsi su quest'ultimo le successioni del BTP ed Epiliguri. Nel Miocene si assiste invece alla traslazione delle Liguridi (e delle sovrapposte Epiliguri e BTP) sulle Toscanidi, le quali a loro volta sono interessate da fenomeni di corrugamento. Nel corso di tale traslazione si compie anche l'accavallamento delle Liguri Interne sulle Liguri Esterne. La fase deformativa sin conclude nel Pliocene inf., ed in quel periodo interessa in particolare il fronte appenninico oggi sepolto sotto i sedimenti padani.
Fascia montana: le massime elevazioni dell'Appennino Pavese sono il M. Lesima (1724 m), il M. Chiappo (1700 m), il M. Penice (1460 m), il M. Alpe (1253 m), il M. di Pietra Corva (1078 m), ecc, la morfologia dei rilievi dipende dalle caratteristiche litologiche del sottosuolo, gli eventi geologici che hanno interessato la zona montana sono molto complessi. Rispetto alla fascia collinare (Liguridi Esterne, Epiliguri, e Successione del Bacino Terziario Piemontese) la montagna (Liguridi Interne) è stata interessata più intensamente da fenomeni di deformazione tettonica, infatti, nelle Liguridi Interne sono presenti segni di un leggero metamorfismo. In questa fascia affiorano le formazioni più antiche dell'Oltrepo, formatasi tra la fine del Cretaceo e l'Eocene. Vi sono sono caratterizzate da calcari prevalenti (M. Penice), altre da argille prevalenti (aree di Romagnese, S. Margherita, Pregola e Colleri), che inglobano masse litologicamente differenti, le più importanti delle quali sono quelle ofiolitiche; altre zone ancora sono caratterizzate da alternanza di strati calcarei e argillosi (area del M. Lesima e del M. Calenzone), oppure arenacei e argillosi (area del Brallo). I più conosciuti affioramenti ofiolitici sono i Sassi Neri (chiamati così per la loro colorazione scura) e il Monte di Pietra Corva.
Fascia collinare: questa fascia può essere suddivisa in due fasce minori, che presentano alcune diversità geologiche e geomorfologiche: la “bassa collina” (o fascia pedeappenninica) e la “alta collina”. La bassa collina rappresenta l'estremità settentrionale dei rilievi oltrepadani, che si raccorda con la pianura. Essa è costituita da vaste superfici topografiche, elevate sulla pianura, di coltri sedimentarie di origine alluvionale antica (Pleistocene) e marina recente (Miocene- Pliocene sup.). Queste superfici originariamente presentavano una relativa uniformità, ma l'azione erosiva dei corsi d'acqua, le ha scomposte nel corso dei millenni in una serie di costoni caratterizzati da crinali piatti. La fascia di bassa collina è fondamentalmente costituita da successioni alluvionali e marine di ghiaie e/o sabbie parzialmente cementate, con intercalazioni locali di ghiaie sciolte, limo e argille; in certe zone questo materiale è ricoperto da uno strato di limo giallastro di origine eolica (loess). Crinali a sommità piatta, simili per origine a quelli sopra citati, si trovano anche nell'alta collina. Su questi crinali collinari, nell'alto medioevo sono sorti numerosi castelli e rocche, attorno ai quali si sono sviluppati successivamente i borghi (ad esempio: Montalto, Oliva Gessi, Pietra e Rocca de'Giorgi, Canneto, Rovescala, ecc). Le rocce che costituiscono l'alta collina sono in gran parte di origine sedimentaria marina e si sono depositate sopratutto durante il Terziario; si tratta di arenarie, molasse, argille, marne argillose, marne, conglomerati di varia composizione. Nella fascia collinare compare localmente anche la Successione gessoso-solfifera, chiamata così per il fatto di contenere depositi di zolfo e di gessi. Tale Successione si è formata alla fine del Miocene, durante la “Crisi di salinità del Mediterraneo”. Il gesso è un solfato di calcio e per questo in relazione alla presenza di depositi gessiferi sono collocate le numerose sorgenti sulfuree, la cui distribuzione è sempre associata a superfici di discontinuità strutturale nel sottosuolo, quali faglie o fratture. Oltre a quelle celebri di Rivanazzano T., e Salice T., altre sorgenti sulfuree di rilievo sono quelle di Retorbido, del Luria, di Camarà, ecc, oggi abbandonate. Rivanazzano T. e Salice T. inoltre si trovano in una zona che presenta manifestazioni di tipo petrolifero, per un tratto diretto da sud a nord di oltre 4 km; il fenomeno si manifesta anche in altre zone, come Retorbido, Ca' Isola Spinosa, S. Desiderio, M. Alfeo. Sorgenti di acque salso-bromo-iodiche accompagnano i petroli e sono da tempo sfruttate per bagni curativi, mentre le argille, prive di sabbia e ricche di idrocarburi, vengono utilizzate per fanghi curativi. Alcuni noti e ben visibili affioramenti di gesso sono quelli presenti nella valle del Rile di S. Zeno, tra Corvino S. Quirico e Oliva Gessi, la cui potenza (spessore) è di circa 80 m e si presenta come cristalli di gesso cementati da marna. Altro noto affioramento è quello della valle del Luria dove l'affioramento più consistente si trova poco prima di giungere a Mondondone e il promontorio su cui sorge questa località è costituito da molasse sovrastate da arenaria e conglomerati con frammenti fossili (Miocene sup.). Il gesso si presenta bianco, più traslucido che trasparente, lamellare o, meno frequentemente, granulare. Tra le faglie presenti nell'Oltrepo pavese, la più significativa è la Linea “Villalvernia-Varzi”, che insieme alla Linea “Ottone-Levanto”, costituisce un'importante linea tettonica. Secondo alcuni studiosi la Linea V.V. rappresenterebbe il limite fra Alpi ed Appennino, mentre altri individuano questo limite in corrispondenza della Linea “Sestri-Voltaggio”, situata più ad est. La Lina V.V. è dunque l'espressione superficiale di un piano di faglia subverticale, con orientamento est-ovest, che interessa la Val Staffora grossomodo tra il Passo della Scaparina, Varzi e il M. Vallassa e che prosegue ad ovest fino alla Valle Scrivia (nei pressi di Villalvernia), e ad est sino in Val Trebbia, per uno sviluppo complessivo di circa 40 km. In corrispondenza di tale faglia si sono verificati nel passato diversi terremoti. Oltre ad assumere un ruolo decisivo relativamente ai fenomeni sismici regionali, la Linea V.V. assume un'importanza non trascurabile anche nell'influenzare la morfologia locale, obbligando il torrente principale dell'Oltrepo pavese, lo Staffora, a seguire un corso caratterizzato da improvvisi mutamenti di direzione “a gomito”. Il corso dello Staffora infatti nella parte alta ha andamento sud/sudest-nord/nordovest, poi, tra la confluenza del Torrente Aronchio e Varzi (e quindi in corrispondenza della Linea V.V.) curva, per mantenere un andamento est-ovest fino a Bagnaria (dove cessa l'influenza della Linea V.V.) e quindi riprende l'andamento sud/sudest-nord/nordovest da Bagnaria in poi.
Bibliografia:
AA.VV. - Appennino Ligure-Emiliano, Guida geologica a cura della Società Geologica Italiana, BE-MA editrice, Milano , 2ª edizione, 2002.