La rosa dei venti
Un viaggio in bicicletta

STORIA D’OLTREPO PAVESE
LA PIANURA si alterna alle colline così come la nebbia e i campi coltivati vengono sostituiti, man mano che l'altitudine aumenta, da paesaggi appenninici. L'Oltrepò Pavese è una terra complessa, articolata in realtà differenti ma complementari. Un po come la sua storia, la cui colonizzazione si perde nella saga delle truppe romane e delle gesta di Annibale. La luna di terrena compresa tra il fiume Pa e le colline che preannunciano la catena appenninica entrano a far parte del dominio romano al termine della prima guerra punica. Nel 241 avanti Cristo (era l'anno in cui Cartagine fu costretta a piegarsi di fronte alle durissime condizioni di pace), prende quota una lenta ma progressiva conquista della zona da parte delle milizie capitoline. Una volta nelle loro mani la Sicilia e la Corsica, le loro brame si spostarono versa la Liguria. e tanto fecero che si impossessarono del Tirreno non senza aver massacrato le popolazioni indigene. Un fatto che scatenò l'ira ai consoli del senatore Appio Claudio. Successivamente nel mirino finì la terra dei Galli. Una consistente quota dell'Italia settentrionale (Gallia e Cisalpina) venne trasformata in provincia romana. Nel frattempo, si susseguiva la fondazione delle principali città che sorgeranno lungo la via Emilia: si tratta di Modena, Piacenza, Cremona e molti dei più impartanti centri dell'Oltrepo. Nel corso degli anni, quelli che inizialmente erano soltanto castrum militari, si trasformarono in cittadine (tra esse, vanno ricordate Clastidium e Litubium, le odierne Casteggio e Retorbido). L'Oltrepò subì il fenomeno di una fitta migrazione di popolazioni. I Romani subentrarono agli insediamenti che precedentemente si erano stanziati lungo la valle padana. Successivamente, con il crollo dell'impero romano d'occidente, anche l'Oltrepò venne occupato dalle orde barbariche che penetrarono soprattutto nel nord d’Italia. E la zona a sud del fiume Po risentì positivamente di Pavia capitale del regno italico dal VI all’VIII secolo. La sua posizione privilegiata resterà tale fino al IX secolo, sotto il regno gotico e longobardo. Un ruolo centrale, durante il Basso Medioevo, lo giocò la città di Voghera, nata come vicus romano. Fino al 1371 resta la falange dello stato pavese. Successivamente viene ceduta al conte Luigi Dal Verme. Ma già da un secolo (dal 1271) Voghera ottiene dal consiglio dei Mille Credentari di Pavia il diritto di eleggersi un podestà e di governare con statuti propri. Quindi la zona conosce il dominio dei Visconti che costruiscono il castello di Voghera, degli spagnoli alla fine del XVI secolo quando unità territoriali e politiche frammentate vengono sostituite dal dominio iberico. Infine, nel 1743, subentrarono gli austriaci. Con l'occupazione francese nel 1796, l'Oltrepo rientra in un primo momento sotto il dipartimento di Marengo e poi di Genova. Le prime mosse avvengono sotto la dominazione asburgica. Ma è con il governo di Parigi e con Napoleone I che diventa consistente il recupero delle antiche vie di comunicazione oltrepadane, in prima linea la via Emilia. Opera che non viene tralasciata dai Piemontesi dopo il 1815. Dopo l'unità d'Italia, nel 1860, il punto focale del territorio pavese resta l'Oltrepò. Una posizione che non gli viene usurpata neanche nel corso del ventesimo secolo, quando l'Oltrepo pavese diventa uno dei centri a maggiore attività partigiana: saranno le brigate della zona ad opporre una strenua resistenza alle armate nazi-fasciste. Poi, che il secondo dopoguerra sia stato duro anche per l'Oltrepo è indubbio. Ma la posizione centrale del suo territorio, le risorse naturali e l'imprenditoria degli agricoltori ha permesso alla zona di risollevarsi rapidamente e di occupare il vertice della vitivinicoltura.

STORIA DI VOGHERA CAPITALE D’OLTREPO’
Se la storia dell'Oltrepo pavese è tra le più ricche di avvenimenti di tutta la zona, altrettanto si può dire per la città di Voghera, considerata a ragione la “capitale" di tutto l'Oltrepo. Il bandolo della successione dei secoli può essere impugnato fin da prima della nascita di Cristo, quando i Celti si insediarono lungo le coste del mar Ligure e si spostarono progressivamente verso l'interno lungo la via del Sale e la Valle Staffora. Le notizie meglio documentate risalgono all'epoca romana quando Iria (così era allora soprannominato il borgo da cui nascerà Voghera) venne compresa, secondo la divisione effettuata da Augusto, nella IX regione. L'importanza del centro deriva proprio dalla sua posizione strategica, lungo la via Postumia, la strada che collega Genova con Julia Concordia sull' Adriatico, e dal traffico di merci e di uomini che ne comportava. La Tabula Peutingeriana (si tratta di una rappresentazione del mondo romano del III secolo dopo Cristo) mostra Iria a circa dieci miglia dall'attuale Tortona.
La posizione di passaggio aveva permesso al centro un deciso impulso economico e sociale. Ma questo fu anche causa di saccheggi da parte dei popoli barbari che mandarono in rovina la città, la quale cambiò nome assumendo quello di Vicus Iriae.
Da qui, attraverso successive variazioni, la denominazione del borgo mutò progressivamente in Viqueria, Vocheria per giungere alla definitiva Voghera.
In epoca altomedievale la città fu sottomessa ai vescovi di Tortona e dopo aver conosciuto questo dominio approdò alla libertà comunale, periodo nel quale non mancarono i contrasti con le città di Pavia e di Tortona. Durante la guerra che vide opposti i comuni lombardi al Barbarossa, Voghera mantenne una prudente neutralità anche perchè la città era sprovvista di difese sia naturali che militari. Questa mancata entrata in guerra valse a Voghera una serie di privilegi e il conferimento di uno stemma che riportava il motto “Voghera godrà grande tranquillità per lungo tempo se saprà vivere cauta". All'inizio del XIV secolo, Matteo Visconti divenne signore della città e delle limitrofe. Saranno proprio gli esponenti della sua famiglia a far costruire, nel 1377, il castello che ancora oggi costituisce una interessante testimonianza dell'architettura militare. Nel 1436, Filippo Maria Visconti concesse la signoria della città al conte Luigi Dal Verme. I Dal Verme mantennero questo privilegio sino al 1489, anno in cui la città ritorna a far parte dei possedimenti del ducato di Milano.
Alla sovranità spagnola subentrò quella austriaca che durò sino al 1743. In quell'anno venne assegnata ai Savoia che ne fecero il capoluogo della provincia militare. E nel 1798 anche la città iriense entra a far parte dell'orbita francese guidata da Napoleone. La città assunse una fisionomia propria verso la fine dell'Ottocento quando la popolazione raggiunse le 16 mila unità. La città cominciò guindi ad avere un aspetto più ordinato rispetto al precedente grazie all'abbattimento delle vecchie mura. E subito dopo iniziarono a trovare posto le prime importanti industrie, fra cui l'officina ferroviaria, nata nel 1918.

STORIA DI VOGHERA CAPITALE D’OLTREPO’
SE LA STORIA dell'Oltrepo pavese è tra le più ricche di avvenimenti di tutta la zona, altrettanto si può dire per la città di Voghera, considerata a ragione la “capitale" di tutto l'Oltrepo. Il bandolo della successione dei secoli può essere impugnato fin da prima della nascita di Cristo, quando i Celti si insediarono lungo le coste del mar Ligure e si spostarono progressivamente verso l'interno lungo la via del Sale e la Valle Staffora. Le notizie meglio documentate risalgono all'epoca romana quando Iria (così era allora soprannominato il borgo da cui nascerà Voghera) venne compresa, secondo la divisione effettuata da Augusto, nella IX regione. L'importanza del centro deriva proprio dalla sua posizione strategica, lungo la via Postumia, la strada che collega Genova con Julia Concordia sull' Adriatico, e dal traffico di merci e di uomini che ne comportava. La Tabula Peutingeriana (si tratta di una rappresentazione del mondo romano del III secolo dopo Cristo) mostra Iria a circa dieci miglia dall'attuale Tortona.
La corrispondenza tra l'abitato che i romani chiamavano Iria e l'attuale Voghera è garantita dalla preziosa testimonianza delle fonti itinerarie (Itinerario di Antonino della fine del III secolo d.C., Tabula Peutingeriana confermata risalente ad un orig. del IV secolo d.C.) e letterarie (Tolomeo, che però commette un errore nel giudicare Iria appartenente ai Taurini, e Plinio). Non sarebbe corretto, comunque, enfatizzare il ruolo dell'antica Voghera, che fu un centro di strada, certamente in buona posizione logistica, ma di modesta importanza, come testimoniano gli esigui ritrovamenti archeologici, che non consentono, né la conoscenza del dinamismo del processo di romanizzazione, né un'adeguata definizione dei limiti del nucleo romano. La fonte topografica resta dunque la più importante per ogni possibile considerazione sull'antica città: essa ha consentito di appurare che le due linee del cardo e del decumano massimi si incontrano approssimativamente al centro dell'attuale città, vicino a piazza Duomo;
nei pressi dell'incrocio doveva sorgere l'antico abitato, che si è proposto di collocare tra via Emilia, via Cairoli, il Castello e via Cavour.
La posizione di passaggio aveva però permesso al centro un deciso impulso economico e sociale. Ma questo fu anche causa di saccheggi da parte dei popoli barbari che mandarono in rovina la città, la quale cambiò nome assumendo quello di Vicus Iriae.
Da qui, attraverso successive variazioni, la denominazione del borgo mutò progressivamente in Viqueria, Vocheria per giungere alla definitiva Voghera.
Non vi sono testimonianze documentarie sino al X secolo inoltrato, quando il mutamento di condizioni politiche aveva ormai trasformato Voghera in villaggio fortificato. Risalgono alla metà del XII secolo le prime menzioni dei cinque quartieri di Voghera, che prendevano il nome dalla porta in essi situata e dagli edifici ecclesiastici adiacenti.
Le cinque porte erano: quella di Sant'Andrea, o Pareto, a nord, che si congiungeva con la strada per Pavia e Milano; quella di San Pietro, ad est che, mediante la strada Romea, collegava la città a Piacenza; porta Sant'Ilario, a sud-est, da cui partiva la strada per le località minori di Retorbido, Codevilla e Mondondone; porta Santo Stefano, a sud, che consentiva la comunicazione con Rivanazzano, Godiasco, Varzi; ed infine porta Rossella, a ovest, da cui usciva la strada Romea verso Tortona e Genova. Una certa importanza può essere rivendicata a Voghera nel medioevo quale luogo di transito e di sosta per i pellegrini diretti a Roma ed in Terra Santa; ne sono prova il moltiplicarsi degli ospedali (negli ultimi secoli del medioevo ve ne furono in Voghera non meno di una decina) e la stessa morte presso il borgo di San Bovo, patrono vogherese (X secolo).

 

In epoca altomedievale la città fu sottomessa ai vescovi di Tortona e dopo aver conosciuto questo dominio approdò alla libertà comunale, periodo nel quale non mancarono i contrasti con le città di Pavia e di Tortona. Durante la guerra che vide opposti i comuni lombardi al Barbarossa, Voghera mantenne una prudente neutralità anche perchè la città era sprovvista di difese sia naturali che militari. Questa mancata entrata in guerra valse a Voghera una serie di privilegi e il conferimento di uno stemma che riportava il motto “Voghera godrà grande tranquillità per lungo tempo se saprà vivere cauta".
Contesa tra Pavia e Tortona tra XII e XIII secolo, durante il XIV secolo fu sottomessa ai Visconti, continuamente contrastati dai marchesi di Monferrato. Nel 1436 fu infeudata da Filippo Maria Visconti alla famiglia Dal Verme, che, sia pur tra alterne vicende, mantenne un peso rilevante nelle vicende vogheresi per oltre un secolo e mezzo. Nel XVII secolo, in pieno dominio spagnolo, la vita interna fu modesta; un certo numero di episodi di edilizia religiosa, tuttavia, ci segnala che lo spirito della Riforma Cattolica fece presa sulla nostra città, almeno negli aspetti più esteriori.
Saranno proprio gli esponenti della sua famiglia a far costruire, nel 1377, il castello che ancora oggi costituisce una interessante testimonianza dell'architettura militare. Nel 1436, Filippo Maria Visconti concesse la signoria della città al conte Luigi Dal Verme. I Dal Verme mantennero questo privilegio sino al 1489, anno in cui la città ritorna a far parte dei possedimenti del ducato di Milano.
Con la pace di Utrecht (1713) Voghera passò alla sudditanza austriaca, ed in seguito, con il trattato di Worms (1743), a quella sabauda e nel 1744 divenne capoluogo della nuova provincia dell'Oltrepò. Dopo il tormentato periodo napoleonico, la città visse una fase di forte espansione economica, correlata ad un aumento demografico; interventi edilizi ed urbanistici ne caratterizzarono la vita per circa un secolo. Tra questi ricordiamo, per le rilevanti modifiche apportate al volto della città, l'abbattimento della antiche mura e porte (1821-30), sostituite dalla cerchia di viali che ancor oggi costituisce la circonvallazione interna.
La città assunse una fisionomia propria verso la fine dell'Ottocento quando la popolazione raggiunse le 16 mila unità. La città cominciò quindi ad avere un aspetto più ordinato rispetto al precedente grazie all'abbattimento delle vecchie mura.
E subito dopo iniziarono a trovare posto le prime importanti industrie, fra cui l'officina ferroviaria, nata nel 1918.

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