Valli Orba, Stura, Lemme, PiotaSulla mappa troverete la posizione geografica, immagini e video di tutti paesi e di tutti i monumenti delle Quattro Province.
Valle Taro |
La Valle Lemme
La valle del Lemme ha origine dal Passo della Bocchetta. La storia di questa valle ha origini molto antiche. I Romani la usarono come via preferita per gli spostamenti militari. Nel 148 a.C. nacque la Via Postumia, che partiva da Genova, risaliva da Pontedecimo e, attraverso il Passo della Bocchetta, scendeva lungo la Val Lemme. In questo tratto però non seguiva esattamente la valle ma restava sul crinale che porta a Fiaccone, l’odierna Fraconalto. Nei pressi del passo esisteva il “Castelus Alianus”, luogo fortificato fatto costruire dai Romani. La via correva verso il Passo di Castagnola e, attraverso il Monte Porale, scendeva in Valle Scrivia, transitando a Libarna, centro romano di notevole importanza. Gli scavi hanno evidenziato le antiche porte di accesso e la via strata. Teatro e terme confermano una presenza stabile del popolo romano. Probabilmente tra Arquata Scrivia e Serravalle Scrivia le costruzioni odierne hanno seppellito una parte di questa storia. La Via Postumia però durò pochi decenni e, per qualche motivo sconosciuto, probabilmente un’alluvione che distrusse tutto, si pensò di spostare il passaggio verso le Gallie usando una nuova via: la Via Æmilia Scauri che da Vado Ligure (Vada Sabatia) attraverso il Colle di Cadibona, la Valle Bormida, la romana Acqui Terme (Acque Statielle), portava a Tortona dove riprendeva sulla Via Postumia e la Via Emilia Lepidi. Questo ha declassato la via rendendola passaggio locale. È con il XII secolo che i Genovesi, battendo i Saraceni e consolidando il loro predominio sul mare, rivolsero la loro attenzione ai mercati più importanti della pianura, aprendosi le giogaie sulle dorsali dell’Appennino. Una di queste era senza dubbio il Passo della Bocchetta. Il tracciato in questo tratto veniva chiamato della “Veèa”, nome che lascia intendere che esistevano delle vetrerie; una cava per l’approvvigionamento del materiale da fondere e la fornace viene indicata ai piedi del Monte Leco. Una pista senza opere di sostegno, quindi non seguiva più il crinale ma il corso del torrente. Nel 1121 la Repubblica Genovese acquistò Voltaggio e conquistò Gavi, luogo che apriva le vie verso l’Oltregiogo (Monferrato) e la Valle Scrivia verso i mercati del nord. Era il chiaro intento di voler rendere sicure le strade e commerciare direttamente con le famiglie nobili più importanti garantendo privilegi e pedaggi. La via commerciale veniva identificata come la Via della Bocchetta, che deviava dai “Feudi Imperiali”, territorio Obertengo, vasto ma diviso tra tante famiglie nobili che avevano particolare interesse al passaggio sulle loro proprietà dei mulattieri e al conseguente pagamento delle gabelle. Una di queste famiglie era quella dei Malaspina. La via però era scomoda e infestata di rovi e solo verso il 1580 divenne carrettabile e nel XVIII veniva consolidata dal doge Michelangelo Cambiaso di Genova con opere di sostegno e ponti che ancora oggi si possono ammirare. Da Genova alla Val Lemme prese il nome dal doge diventando “Cambiagia”. Il tratto fino a Voltaggio respirava del possesso genovese. Poco sotto il valico esisteva il “Posto dei Corsi”, postazione militare per controllare il passaggio e proteggere le carovane. Nei pressi di Fiaccone e sulla antica Via Postumia c’era un punto di ristoro (Cascina di Ventiporto). L’abitato di Molini mano a mano diventò sempre più importante con mulino e varie locande che servivano da ristoro e sosta. Punto nevralgico della Via della Bocchetta, è in Voltaggio, dove esisteva la Casa dei Grimaldi, appaltatori dell’imposta di pedaggio per conto della Repubblica di Genova. Ancora oggi visibile è posta nel punto strategico di congiunzione tra la Via della Bocchetta, che seguiva la odierna provinciale e la via di crinale proveniente da Fraconalto, e la via che seguiva il Rio Morsone proveniente dai Piani di Praglia, identificata come una delle Vie di Marcarolo (Cabanera). Nei pressi della Casa dei Grimaldi si trova il ponte dei Pagani o dei Paganini, via di passaggio per proseguire il cammino.
Altro punto nevralgico della Val Lemme è Gavi: la sua fortezza dominava le vie verso la Valle Scrivia. Gavi acquisì più importanza dopo la conquista dei Genovesi, rendendola di fatto porta verso i mercati lombardi (già Via Postumia) e la Via della Valle Lemme verso i mercati piemontesi. Questa via, anche se non ci sono prove certe, era già solcata dai Romani e si collegava alla Æmilia Scauri nei pressi di Sezzadio passando per Basaluzzo, antica colonia romana. La via divenne parte integrante delle Vie d’Oltregiogo. Per questo motivo Gavi sostituì Voltaggio, diventando sede di pagamento del pedaggio.
Tra Gavi e Voltaggio esisteva l’antico feudo di Carrosio, da sempre ostile alla Repubblica di Genova, che a metà del Settecento incaricò l’ingegnere Matteo Vinzoni di predisporre una via che unisse Gavi a Voltaggio senza passare da Carrosio: tale via venne individuata sui monti laterali della Bruseta (la odierna Bruzeta), ma risultò scomoda, tanto da indurre la Repubblica a pagare il pedaggio con venti soldi.
La presenza genovese in questo tratto è testimoniata da alcune ville cinquecentesche come la Toledana (Villa Cambiaso già Lercari) e la Centuriona, oggi altrettanto magnifici luoghi di produzione del Cortese di Gavi.
La Valle Lemme perse man mano importanza con l’apertura della Strada Regia dei Giovi (completata nel 1823) che portava a Genova attraverso il Passo dei Giovi. Gavi, Carrosio e Voltaggio rimasero quindi escluse dalle importanti direttrici di traffico fra Genova e il retroterra, comportando l’abbandono della Bocchetta e l’isolamento della Valle del Lemme. Anche Novi rimase al margine di questa nuova direttrice, che segna la rivincita della Valle Scrivia e in particolare di Arquata e Serravalle, che acquisirono tutto il commercio di spedizione.
I paesi della Val Lemme persero la loro peculiarità di passaggio commerciale, ma acquisirono la importante fascia del movimento turistico.
Restando nel parco con i due paesi di Voltaggio e Fraconalto si prosegue con i due paesi rimanenti della Valle Lemme: Gavi e Carrosio.
La Valle Stura
La vallata prende il nome del torrente che non è l’unico a chiamarsi così. Il tratto di Valle Stura che a noi interessa è l’alto bacino che parte da Masone e arriva a Ovada. Nasce dal Monte Orditano nei pressi dei Piani di Praglia e muore nell’Olba. Partiamo dal Passo del Turchino, punto di incontro con la Alta Via dei Monti Liguri.
La Valle Stura, nel ’600, era caratterizzata dalla presenza di molte ferriere, situate per la maggior parte sul fondo valle per sfruttare la forza del torrente che dovevano alimentare i magli. Questo generava anche un indotto che ruotava attorno alle ferriere. Non solo, ma da qui transitavano anche le carovane di muli in marcia verso Voltri per il trasporto del minerale, smistato a Masone e usato alla trasformazione del ferro in utensili e chiodi. Le ferriere avevano un incubo, le piene dello Stura che hanno messo a dura prova le genti, tanto che dal ’700 all’800 si vide la inesorabile decadenza tanto che oggi non ce n’è più traccia. Restano i toponimi e i ricordi delle genti.
Il primo paese che si incontra è San Pietro, punto dove lo Stura volge verso Nord. Ci affacciamo quindi a Masone paese di origine antiche; il toponimo deriva da castrum mansionis, da castrum “accampamento” e mansionis “stazione di posta”. Quindi si presume fosse luogo di sosta per le legioni romane. Ma come è accaduto spesso sull’Appennino Ligure a ridosso della costa, si può andare più indietro con il tempo e ai Liguri che, come risulta dai tanti ritrovamenti, hanno abitato queste zone. La località di Cappelletta di Masone è posizionata in un punto privilegiato a terrazza sulla Valle Stura. Cappelletta è inoltre posizionata sulla via per il Passo del Turchino, il Giovo di Masone e Passo della Canellona, tre passi che hanno visto il passaggio di tanti mulattieri o trasportatori di materie prime come gli stracci per ricavarne la carta.
Ma proseguiamo e arriviamo a Campo Ligure (anticamente Campofreddo) allineato sulla la strada provinciale. Il paese è posto alla confluenza allo Stura del Ponzema e del Langassino che ne danno una protezione naturale. Il castello è posto a difesa, ai suoi piedi una piazza dove si faceva mercato. Le vicende di Campo Ligure si perdono nella notte dei tempi e, nel periodo feudale, fu sempre conteso tra i feudatari della marca Obertenga e Aleramica. Poi vi furono contese tra i feudatari fedeli alla causa imperiale e la Repubblica Genovese. Anfraone Spinola ottenne dall’Impero l’investitura di feudatario e Campo batte moneta propria diventando anche punto di incontro tra i commerci del Monferrato e la Repubblica Genovese. Degli antichi magli e delle botteghe dei chiodaroli ha raccolto in eredità l’arte della filigrana, importata nel 1884, anno in cui il paese cambiò il nome di Campofreddo in Campoligure. Artigianato di grande importanza, esportato in tutto il mondo.
Le Clip Video de paesi
Valle Stura | Belforte Monferrato | San Criste | ||
Valle Stura | Campo Ligure | Maddalena | ||
Valle Stura | Masone | Cappelletta, San Pietro, Val Masone, Val Vezzulla | ||
Valle Stura | Ovada | Costa, Gnocchetto, Grillano, San Lorenzo | ||
Valle Stura | Rossiglione | Garrone |