Le Zone delle QUATTRO PROVINCE
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Le zone
La Valle Staffora d.o., le Valli Nizza e Ardivestra
I Monti Penice ed Alpe tra le Riserve del Monte Alpe e il Giardino di Pietra Corva
Il Monte Vallassa e la Valle Staffora s.o. - l'archeologia
Il crinale tra la Cima Colletta e il Monte Lesima
Il crinale tra i monti Chiappo e Boglelio
Il crinale tra i monti Giarolo ed Ebro
I sentieri di Garbagna, le valli Grue e Ossona, le strade di Fausto e Serse Coppi
I sentieri delle Valli Borbera e Spinti
Il Monte Alfeo e la Val Boreca
Il Parco Regionale del Monte Antola
Il Parco delle Capanne di Marcarolo e la Valle Scrivia
Oltrepò Pavese, la Valle Staffora d.o., le Valli Nizza e Ardivestra
Stiamo parlando della Valle Staffora destra orografica, e delle valli e vallette che si gettano nel torrente Staffora lungo la Valle omonima nel tratto che da Voghera arriva a Varzi. La zona a me personalmente è molto cara perché sono nato a Voghera, ma ho vissuto tanto a Varzi, e la mia gioventù si è incrociata con la storia anche della ferrovia che univa Voghera a Varzi, oggi sostituita da più veloci ma senza dubbio freddi mezzi di trasporto a ruote. Il treno era motivo di gioia soprattutto perché voleva dire che vedevo mia nonna, gli agnolotti di brasato, il salame, la torta di mandorle, vedevo amici con i quali scorazzare per il paese, e mi tuffavo nelle acque dello Staffora, dopo aver costruito la diga e un bel trampolino, anche seil livello del torrente non è tale da poterlo permettere. La maggior parte dei ricordi se ne sono andati assieme al volgere della mia età, ma sono ancora oggi vivi nella mia mente come se fosse ieri. Piccole valli che hanno tutte un una vita simile fatta di lavoro nei campi, di produzione di vino così come in quasi tutto l’oltrepò pavese collinare, di produzione di grandi tipicità come il salame, il latte, il formaggio, la frutta. Come tutto l’oltrepò si possono ammirare i tanti castelli, quello di Nazzano, di Oramala, di Stefanago, Pietragavina, di Verde, di Montesegale, quasi tutti ristrutturati e di proprietà privata ma forse per questo motivo, danno vigore bellezza a queste valli. Le tante chiese di altrettanti paesini dove spiccano la Pieve di San Zaccaria ma soprattutto l’Abbazia di Sant’Alberto, che ci può regalare emozioni senza dubbio particolari ed uniche. Possiamo trovare per esempio gli Orridi di Marcellino, pareti argillose a picco sul Rio Fossone, che poco a poco lasciano la propria terra sulle rive del Rio, rendendolo un luogo suggestivo con la possibilità di ammirare questi luoghi da un paesino chiamato Nebbiolo o direttamente sul Rio Fossone seguendo le indicazioni di un percorso segnalato, oppure arrivando a Torrazza Coste visitandolo dall’alto, dove il luogo è messo in sicurezza da reti di protezione. Questo luogo divide lo stesso di tipo di conformazioni con quelli di Gomo e di Rocca Susella. Nella parte bassa di questa zona si incontrano tre paesini, Torrazza Coste, Codevilla e Retorbido, situati rispettivamente nelle vallecole del torrente Bagnolo, Luria e il Rile di Retorbido. Risalendo lungo questa zona incontriamo la prima valle che si getta nel torrente Staffora alla altezza di Godiasco, chiamata Ardivestra e percorsa da torrente omonimo. Risalendo lungo la provinciale si incontrano i paesi di Montesegale, Sanguinano, Sant’Eusebio fino ad arrivare sul crinale nei pressi di Fortunago che è senza dubbio uno dei paesi più caratteristici non solo di queste zone e non per niente si fregia di essere uno dei più bei borghi Italia. Saltiamo il crinale opposto alla valle Ardivestra e ci troveremo nella seconda valle che si getta nella Valle Staffora che è chiamata la Val di Nizza tagliata dal torrente omonimo. Risalendo lungo questa valle si arriva a Sant’Albano, pesino caratteristico di queste zone frequentato in estate da villeggianti che trovano qui un ambiente favorevole per la tranquillità, ambienti panoramici, sentieri per poter praticare sport, ma anche per il solo passeggiare, ma soprattutto si trovano ambienti cordiali dove ci si può arricchire con la conoscenza e lo scambio di idee. Paesi colorati di verdi prati esaltati dal paese che si incontra proseguendo lungo la valle che si chiama Valverde. La strada poi si divede delimitando la zona, a sinistra a Torre degli Alberi e a destra per Pietragavina anche questi erano, e sono paesi che si trovano molto bene nel ruolo di luoghi di villeggiatura. Quasi appena iniziata la Val di Nizza troveremo le indicazioni per la Abbazia di Sant’Alberto e del Castello di Oramala, lungo una strada per molti tratti panoramici e per questo adatta ad una scampagnata in auto o in moto ma soprattutto in bicicletta. L’Abbazia sicuramente è uno dei luoghi più suggestivi dell’intero Oltrepò Pavese ed è sicuramente una meta che non deve mancare nei nostri viaggi, se poi ci portiamo verso Oramala potremo vedere quello che è considerato uno dei più bei borghi d’Italia segnalato anch’esso dai cartelli posti sulla strada, purtroppo il castello omonimo non è aperto al pubblico ma, nel periodo estivo riserva lo spazio dei suoi medioevali interni alle numerose manifestazioni culturali, di notevole interesse, promosse da persone valide e amanti della bellezza della “parola”, quali la associazione Varzi Viva e Spino Fiorito.
La zona che andiamo a scoprire è molto estesa, comprende molti comuni e racchiude la parte più ad est dell’Oltrepò Pavese collinare. Questa è senza dubbio, una zona di grande produzione di vino di qualità, una serie di vini che si sono conquistati il palmares di migliori a livello nazionale mentre la viticoltura locale si sta prepotentemente conquistando un posto al sole anche sui mercati internazionali, Barbera, Bonarda, Sangue di Giuda, Buttafuoco, Pinot, Riesling, Cortese e Moscato sono solo alcuni dei nomi rappresentativi della vasta gamma di uve oltrepadane, tanto da elevare la sua importanza a livello nazionale. Se ci dovessimo avventurare tra le colline dell’Oltrepò potremo ammirare colline dai dolci pendii, dal colore verde, e lunghe file di vigneti, e ancora più spettacolari saranno i colori nella primavera e in autunno, dove il verde si mischia al colore delle foglie creando panorami naturali di assoluta bellezza. Tre valli tagliano tutta questa zona inserendosi fino a toccare i confini emiliani, la valle del Torrente Ghiaia di Montalto, la Valle Scuropasso, e la Valle Versa, che assieme alla Vale Staffora, compongono la struttura dell’Oltrepò Pavese. Non troveremo grandi cime ma solo colline e sui molteplici cucuzzoli le Torri e i Castelli, a fare da sentinelle perenni di questi luoghi. I paesi e i borghi hanno tutti una bellezza particolare, e la voglia di conservare e non cambiare case, viottoli, chiese, castelli ma di conservare, pulire, migliorare, è unica e paragonabile ai borghi della Toscana e dell’Umbri. Potremo trovare piazzette piccole, silenziose, contornate dai colori dei fiori sui balconi, e la gente laboriosa nelle tante aziende agricole, piccole o grandi realtà che fanno da contorno al bellissimo paesaggio. Alcune di queste aziende sono dei veri gioielli che hanno conservato la loro bellezza antica, fatta di ville medioevali e di castelli ristrutturati. Il Consorzio Tutela dell'Oltrepo Pavese indica alcuni percorsi che possono essere seguiti per conoscere al meglio la zona. Da Casteggio si entra nella Valle del torrente Coppa fra le colline coltivate a vigna e arriva al comune di Borgo Priolo prima, poi a Borgoratto Mormorolo ed infine a Fortunago. Il paese, appartenuto ai Malaspina e ai Dal Verme, è stato oggetto di un'efficace opera di restauro preservando le case in pietra tanto da ricevere la onorificenza di uno dei più belli borghi d’Italia. Un altro percorso, sempre partendo Casteggio, ci porta dapprima a Calvignano, poi Montalto Pavese che ci consente di ammirare le sottostanti valli dello Scuropasso e di Ghiaie, mentre tutto intorno trionfano i vigneti, ma non si può fare a meno di vedere il maniero posto nella sua spettacolare posizione tanto da renderlo uno dei più belli del Nord Italia, anche se visitabile solo da fuori. Poco fuori Casteggio ci si può inoltrare trovando alcuni paesini non molto appariscenti ma dalle particolarità molto accese, parlo di Oliva Gessi, Torricella Verzate dove spicca il Santuario della Passione, Mornico Losana e Corvino San Quirico. La Valle dello Scuropasso lascia Broni e si inoltra all’interno ma una deviazione sulla destra conduce a Cigognola e a Pietra de' Giorgi dove si possono ammirare i relativi Castelli. Quello di Pietra De Giorgi è stato costruito dai Beccaria così come quello di Rocca de' Giorgi che si raggiunge dopo essersi lasciati alle spalle Lirio, passando da Montecalvo Versiggia e nella frazione, sede comunale, di Villa Fornace troviamo la villa Giorgi di Vistarino, impreziosita dal verde del parco che lo circonda. Sulla Valle dello Scuropasso vegliava la rocca, detta "di messer Fiorello", le cui mura, ora in decadimento, si ergono possenti su un poggio boscoso. Questo itinerario può concludersi toccando Pometo, sede del comune di Ruino. Punto di partenza ideale per la Valle Versa è sicuramente Stradella, città delle fisarmoniche. Due brevi varianti portano a Canneto Pavese e Castana dove i filari delle vigne le abitazioni rustiche, con cantina per la vinificazione, indicano ancora una volta che il radicamento dell'uomo alla terra, in quest'angolo di Lombardia, è avvenuto all'insegna della viticoltura. A Montù Beccaria devo assolutamente citare la ospitalità della famiglia Vercesi padroni di quello che era il Castellazzo. Il suo piccolo giardino contiene angoli e panorami davvero incantevoli. Torniamo ora sulla provinciale per arrivare a Santa Maria della Versa, uno dei principali centri vitivinicoli dell'Oltrepo, la capitale della raffinata produzione dello spumante. Il Castello di Santa Maria della Versa si trova in frazione Soriasco. Comoletiamo la visita alla Valle Versa toccando i paesi di Golferenzo e Volpara fino ad arrivare a Canevino. Torniamo infine a ritroso ma sulla sponda opposta del crinale, siamo al confine della Oltrepò Pavese e della Provincia e le vigne che si vedono sulla nostra destra sono quelle dei vini piacentini. Dopo essere transitati a Rovescala si passa da San Damiano al Colle e a Bosnasco e, con una deviazione, a Zenevredo.
Il Monte Vallassa e la Valle Staffora s.o. - l'archeologia
“MTB tra l’archeologia” Tanti sono i punti di interesse storico che caratterizzano questa zona, primo fra tutti naturalmente è il Monte Vallassa, dalla cui cima si gode un meraviglioso panorama sulla Alta Valle Staffora con Varzi in primo piano. Il monte, così come il Monte Penola, risultano una zona di importanza archeologica dove sono stati scoperti reperti che indicano l’esistenza di un villaggio abitato chiamato il “Castelliere di Guardamonte”, ed il ritrovamento di una statuetta bronzea ne dà la conferma. Nella zona compresa tra i due monti sopracitati sono stati scoperti inoltre numerosi fossili marini segni che queste zone erano ricoperte dal mare, molti reperti sono andati persi, ora ancora di più considerando che su questa zona è stato costruito da poco un osservatorio, ma ancora oggi se siamo fortunati possiamo trovarne qualcuno. Il Monte Vallassa ed i suoi torrioni sono meta degli amanti della scalata su roccia. Una sosta poi nei pressi in località Cà del Monte dove potremo trovare gli amanti non solo per il panorama ma anche per cimentarsi con il parapendio. Se poi ci portiamo lungo il sentiero segnalato verso la Valle del Semola che volge verso la Valle Staffora troveremo anche delle grotte che ci riportano a tempi antichi che la storia vuole abitate da un eremita che poi ha dato il nome alle grotte: San Ponzo e la grotta del Santo è accessibile per mezzo di una scalinata in ferro; appena sopra la cappelletta. Da vedere anche se di proprietà privata sono il castello di Pozzolgroppo e Rocca di Montalfeo da poco restaurato. Molto bella e caratteristica è la chiesa parrocchiale del Groppo che si trova nelle vicinanze di Biagasco. Infine nel pressi di Cecima sulla strada che ci porta a San Ponzo troviamo un mulino perfettamente funzionante. Siamo qui nella zona collinare della media Valle Staffora e Curone dove non troveremo le cime più alte ma l’assenza quasi completa dell’asfalto rende questa zona la preferita di molti biker; saliscendi e “single-trecks”, discese mozzafiato sono qui di casa ed i “bikers” di tutti i livelli si possono cimentare senza paura. Altra zona di notevole bellezza paesaggistica risulta quella a ridosso della Valle del torrente Lella dove troviamo i “calanchi”, vero paradiso per la MTB e ne possiamo godere a ritmo incessante se ci addentriamo poco sopra il paesino di Castello di Nivione, e percorriamo i sentieri, una vera pista da sci su terra, un regalo della natura. Non possiamo dimenticare che lungo tutto l'asse centrale di questa zona passa un tratto della "Via del Mare" che da Tortona passa da Volpedo e scende a Fabbrica Curone dopo una bella e veloce discesa (sentiero 102) (una clip video potrà darvi la gioia almeno visiva). La Valle Staffora diventerà in questo anno protagonista, essendo parte integrante del passaggio dei pellegrini del progetto delle vie Francigene, evento del maggio 2009, che vedrà anche il GFT partecipe con un tour che toccherà molti di questi sentieri, e non solo ma anche sulla Greenway, progetto della Provincia (speriamo!!!) che userà il tracciato della vecchia ferrovia Voghera-Varzi.
I sentieri di Garbagna, le valli Grue e Ossona, le strade di Fausto e Serse Coppi
La zona è circoscritta tra le valli Curone s.o., e le valli Borbera e Scrivia, e Tortona da centro di riferimento. I paesi di Sarezzano, Cerreto Grue, Montegioco, Montemarzino, Villaromagnano, Costa Vescovato, Avolasca, Grondona, ma soprattutto Castellania, sono collegate da una serie di strade che sono state la palestra di allenamento di Serse e Fasto Coppi. In effetti un ciclista da strada può trovare continui su e giù tra colline non molto alte, notevolmente interessanti per un ottimo allenamento ma anche per godere a pieno di una giornata salutare. Una attrezzata pista ciclabile porta a Castellania, giusto anche per godere di un po’ di storia sportiva nella casa Coppi, l’abitazione dei due fratelli, ora museo. Nel museo si può ammirare la bicicletta di Fausto, e molti dei ricordi privati dei due campioni, oltre che a cimeli sportivi, filmati, e la sala “Tuttosport” dove si possono trovare le pagine dei giornali sportivi a ricordo delle più famose imprese. La zona è coperta quasi interamente dalla Comunità Montana delle Valli Curone, Grue e Ossona, contraddistinte da colline coltivate a vigneti, dando vita alla DOC dei Colli Tortonesi, guidati da un vino che a grandi spallate si è conquistato un ruolo di importanza nazionale, il Timorasso. Non solo con il vino queste zone stanno conquistando notorietà, ma anche con prodotti della terra quali le fragole di Volpedo, le ciliege di Tortona, ma soprattutto con il Montebore, pregiato formaggio dalle origine molto antiche, riscoperto e rivalutato con pazienza e lavoro, tanto da renderlo presidio Slow Food. Terra di grandi tradizioni, di gastronomia, molto diverse da quelle che possiamo trovare in Oltrepò Pavese, ma assolutamente complementari atte a innalzare il livello culturale delle Quattro Province. La zona è attraversata dal Sentiero Europeo E1 e dalla prima tappa della Via del Mare, e da un intreccio di sentieri di raccordo di assoluto livello per gli amanti della escursione e della mtb. Il sentiero Europeo E1 comprende i sentieri più belli e panoramici di questi luoghi e tocca i punti più importanti come il Santuario della Madonna del Lago, il Santurario della Madonna di Cà del Bello, il Santuario della Madonna dello Spineto, le Torri di Sant’Alosio, e i ruderi del Castello di Sorli. Personalmente ho trovato interessanti i sentieri che toccano paesini, toccati tempo fa da un terremoto, come Sant’Agata Fossili, Bavantore, Bavantorino, Malvino, Cuquello, che compongono una serie infinita di itinerari superbi per la mtb, che andrebbero rivalutati e segnalati, come ad esempio quello che taglia il Rio Brutto, un su e giù attraversando il rio, correndo tra due pareti di roccia, in alcuni punti anche di notevole bellezza.
I Monti Penice ed Alpe tra le Riserve del Monte Alpe e il Giardino di Pietra Corva
Partendo da Varzi, lungo la SS per il Monte Penice e, fatte poche curve, volgiamo lo sguardo indietro, ci accorgeremo della bellezza di questo paese, posto all’imbocco della Alta Valle Staffora, meglio ancora se questo sguardo lo volgiamo la notte: le luci danno un tocco spettacolare a questo che sicuramente lo potremmo considerare un quadro naturale. Salendo inontriamo, in località Collegio, il bivio per Menconico, paese nel quale si svolgono molte attività di svago e svariate feste patronali, tra le quali quella del formaggio “Nisso”, molto saporito e gustoso. Proseguendo sulla statale arriveremo al Passo del Penice e al vicino Santuario posto sulla cima del Monte Penice, tappa fondamentale per l’Oltrepò Pavese. Lo sguardo volge alla Costa del Monte Alpe che, dopo l’incendio che devastò buona parte di questo crinale, sta riprendendo a poco a poco vigore, anche questi luoghi vanno scoperti lungo i facili sentieri che portano alla vetta del Monte, bella vetta della Riserva Naturale. Lo sguardo volge anche verso il Monte Pietra di Corva, anche qui facilmente raggiungibile dai molti sentieri che portano alla vetta, soprattutto da quelli che partono dal Giardino Alpino che da un tocco di prestigio a questi luoghi, ricco di piante e fiori di ogni tipo. Siamo qui alla entrata della Val Tidone che raggiunge in breve tempo il paese di Romagnese, piccolo borgo che ha ritrovato splendore dopo i numerosi recuperi delle abitazioni, riportate ad antichi splendori. Seguendo la valle il bivio ci porta a Zavattarello, uno dei borghi più belli d’Italia, splendido paese che culmina alla vista del Castello riportato ad uno splendore unico dopo i vari recuperi, uno dei pochi aperti di tutto l’Oltrepò Pavese. Proseguendo lungo queste vallette rigogliose e assolutamente pacifiche e tranquille, arriviamo a Valverde dove appunto spicca il verde dei tanti prati. Si risale poi a Pietragavina dove una visita al piccolo castello, visitabile solo da fuori, attaccato alla chiesa, e ai vicoli del paese. La discesa ci riporta a Varzi. La strada che invece porta da Varzi al Brallo ci porta a Santa Margherita di Staffora dove, nella parte alta del paese, la bella chiesa fa da punto di riferimento alla vista di tutta la valle. Il paese di Massinigo invece rincorre ancora oggi leggende ma anche storie vere che riconducono ai romani, con il ritrovamento del forno, appunto di epoca romana, e al possibile passaggio dei pellegrini per l’Abbazia di Bobbio, meta cardine per proseguire poi lungo la Via Francigena ed arrivare a Roma.
Il crinale tra la Cima Colletta e il Monte Lesima
Con la unione della sentieristica descritta nel capitolo riguardante il “Crinale Monti Giarolo_Ebro” possiamo dire con sicurezza di coprire buona parte della sentieristica di tutte le nostre zone. Uno dei punti più altri e suggestivi di queste zone è senza dubbio il Monte Lesima che con i suoi 1724 metri sovrasta maestoso le valli sottostanti secondo solo al Monte Maggiorasca (1804 metri). Purtroppo la postazione radar sulla cima e la sua strada di accesso hanno stravolto parecchio la bellezza di questi luoghi, anche se pedalare in questi luoghi è sempre suggestivo. Dobbiamo per la verità dire che, a parte il crinale che unisce la Cima Colletta al monte Lesima e pochi altri sentieri del versante est del crinale, il resto è stato “brutalmente asfaltato”, siamo in accordo se diciamo che molti paesini sarebbero stati isolati soprattutto nei mesi invernali senza i vari collegamenti. ma noi ragioniamo come amanti della natura e preferiamo il sentiero ed il paesaggio incontaminato, quindi aspettiamoci sì delle belle stradine ma asfaltate. La leggenda indica qui e sul fiume Trebbia il passaggio di Annibale con le sue truppe abbia raggiunto il monte Lesima; da questo episodio e dal fatto che cadendo si sia ferito ad una mano (lesit manu) nacque il nome del Monte Lesima. Il Monte Lesima è collegata al Monte Chiappo attraverso il vicino Passo del Giovà e dalla cima del monte possiamo spaziare a 360° con un panorama daverro mozzafiato, che spazia dalla valle Staffora, alla Val Trebbia e la Val Boreca, non a caso è stato scelto per la costruzione della postazione radar. Altro monte che una volta era di notevole interesse è la Cima Colletta, punto di arrivo di una seggiovia che parte dal Rifugio Nassano. I paesi di questa zona sono tutti caratteristici e frequentati soprattutto nella stagione estiva, tranne Brallo di Pregola e passo omonimo che mantiene la fama di centro turistico dotato di alberghi e Pregola dove funziona un famoso centro sportivo C.O.N.I. Di interesse escursionistico per tutti è il rifugio della Faggeta da poco restaurato, luogo incantevole per passare una domenica in pace, per un picnic d una passeggiata salutare e perché no un poco di ristoro di acqua purissima alla vicina Fontana della Bonifica, così come ai Piani del Lesima per una bellissima passeggiata. Altro sito che sicuramente merita è la secolare e immensa rovere che si trova nei pressi di Pratolungo. Non dimentichiamo che dal crinale passa una delle “Vie del Sale” che prosegue unendosi sul Monte Chiappo a quella che proviene dal Monte Giarolo. Non possiamo dimenticare che da questo crinale passa la Via Longa 1 , una tra le vie più importanti della rete sentieristica. I paesi di di questa zona sono tutti da visitare: Bralello dove nei pressi esistono degli immensi castagni, Barostro, Cencerate, Samboneto, lungo la Alta Valle Staffora, Colleri, Cortevezzo. Pratolungo, Lama, Ponti, Corbesassi, Someglio lungo la Valletta del torrente Avagnone, infine Zerba, Vesimo, Cerreto nel versante che volge verso la Val Boreca.
Il crinale tra i monti Chiappo e Boglelio
Da questo crinale passano le vie più importanti della sentieristica di queste zone, “La via del Mare, e la storica “Via del Sale”. Sicuramente i panorami sono di bellezza assoluta, anche in considerazione del fatto che possiamo trovare alcune delle cime più alte dell’Appennino Oltrepadano e Ligure toccando i 1700 metri del Monte Chiappo. Possiamo qui trovare carrarecce impegnative di lunga estensione, sentieri ripidi e divertenti ed i più diversi panorami. Due importanti strade ci conducono nelle zone alte della Val Curone e della Valle Staffora che si uniscono al Monte Chiappo dove sono situate le sorgenti dei due torrenti. Se volessimo iniziare un tour panoramico potremmo partire sicuramente da Varzi, per inoltrarci nella Val Curone attraversando il ponte sul Torrente Staffora e dirigerci verso Fabbrica Curone entrando nella Valletta del torrente Lella che al primo bivio svolta a sinistra. Arriviamo a Cella dove particolare evidenza dobbiamo darla al Tempio della Fraternità, la cui costruzione è legata al ricordo della seconda guerra mondiale. La storia narra che Don Adamo Accosa al ritorno della guerra, dovendo ricostruire la piccola chiesetta di Cella, volle invece costruire un Tempio dove le armi si dovevano trasformare in un simbolo di pace; così con l’aiuto di Papa Giovanni XXIII° iniziò questa avventura e come per magia da molte città anche straniere, dove il conflitto si fece sentire in tutta la sua brutalità, arrivarono residuati bellici che anche oggi possiamo ammirare, ma ciò che più ci potrà colpire è il viso del Cristo composto da armi e la Madonna vestita da stoffe orientali e da simboli di pace, così come nel cortile adiacente si possono ammirare anche reperti bellici anche di grassa entità tra cui un carro armato ed un missile, la carlinga di un aereo e così via. Proseguiamo nel nostro itinerario per sbucare sulla provinciale della Val Curone e da qui due brevi itinerari ci portano al paesino di Brentassi e alla vicina Lunassi dove la prima domenica di Settembre si svolge la Sagra della "Panissa": tipico piatto vercellese a base di riso, lardo e legumi, importato dai nostri mondarisi sin dal 1700 (fonte dal sito del Comune di Fabbrica Curone). L’altra strada ci porta a Selvapiana e a Fotorondo, due paesini che si incunenano nella Val Curone, e da qui partono carrarecce e sentieri che ci portano sul crinale. L’altra strada importante si inoltra nella alta Valle Staffora e sempre dal ponte sullo Staffora di Varzi si prende la strada per Castellaro, paesino situato in un punto panoramico sulla Valle Staffora, ma con più ci porteremo in alto e all’interno della Valle Staffora, con più ci accorgeremo della bellezza di questa valle che non ha ancora bucato il cuore della gente, anche se molti escursionisti l’hanno già apprezzata. Scendendo da Cignolo e passanando da Casanova Staffora non possiamo non fare una piccola deviazione al Santuario della Madonna del Bocco dove la storia indica che una donna abitante a Casanova abbia visto apparire la Madonna, e dopo anni è sorto questa Chiesa accesibile dalla strada in parte asfaltata fino allla Chiesa che si stacca dalla provinciale tra Casanova e Cegni. Da qui parte la lunga sterrata che arriva sul crinale dalla parte opposta a quella indicata prima, che parte da Forotondo. Passiamo Cegni, dove il 16 agosto si celebra il tradizionale "Carnevale Bianco" ed all’interno di manifestazioni quali la sfilata dei carri agricoli, ai gruppi di ballerini e di suonatori e ai giochi popolari, avviene una famosa danza espressa da movimenti rituali dove un signorotto del paese ricco e brutto cerca appassionatamente di convincere la giovane bella e che dapprima scappa e poi accetta la proposta. Una danza che ripropone l’antica leggenda de: "Il brutto e la Moglie". Dopo essere ceduta alle “avance” del brutto le danze continuano con la danza famosa in queste zone, la “giga” canti e balli con pifferi e fisarmonica. Anche a Negruzzo, paesino silenzioso di rara bellezza in Agosto, così come molti paesini di queste zone, si svolge la sagra al suono notturno dei pifferi e delle fisarmoniche che offrono a tutti la possibilità di cimentarsi con la “giga”. Lasciamo da parte ora i canti e le danze e, proseguendo lungo la strada, ci inoltriamo nella alta Valle Staffora da Casale che arriva al Passo del Giovà, fino a Capanne di Cosola, spartiacque per la Val Borbera, una volta centri turistici di queste zone non solo nel periodo estivo, ma anche invernale potendo sciare lungo le pendici del Monte Chiappo servita da una seggiovia che, come quella dellla Val Curone, ha subito la flessione annunciata, e questi luoghi non sono più stati meta di turismo, anche se da un po’ di tempo la gente le ha riscoperte. Parliamo ora delle montagne più rappresentative che sono il Monte Boglelio sulla estremità più a Nord del crinale ed il Monte Chiappo più a sud. Il Monte Boglelio è costituito da una ampia dorsale piatta coperta nella maggior parte da prati, e dalla sua cima il panorama è di notevole livello dove, in primo piano, possiamo vedere le due valli attraversate a destra dalla Val Curone ed a sinistra dalla Valle Staffora. Proseguendo sul crinale si alternano i boschi e gli ampi prati che culminano in quelli del Piano dell Armà all’inizio della salita impervia per il Monte Chiappo, dove spesso potremo ammirare correre molti cavalli qui per il pascolo. Infine, davanti a noi, troviamo la sterrata per il Monte Chiappo vera e propria prova del nove per le capcità muscolari di noi biker, data la pendenza davvero proibitiva che culmina sulla antistante cima con il rifugio omonimo, aperto per buona parte dell’anno e per questo motivo meta per escursionisti di qualsiasi livello, visto che in poche decine di minuti si può raggiungerlo dalle vicine strade di accesso. Punto di incontro tra le valli Borbera, Curone e Staffora è lo spartiacque tra le dorsali che provengono dal Monte Antola, dal Monte Lesima e dai Monti Ebro e Giarolo. Dalla cima del Monte Chiappo le sorgenti danno vita a due dei più importanti vie d’acqua di queste zone, il Torrente Curone e il Torennte Staffora, e da qui il rifugio da sollevio a molti amanti del trekking e della mtb, sia con un buon piatto di minestra calda, che con la vista panoramica a 360 gradi.
Il crinale tra i monti Giarolo ed Ebro
I percorsi di questo crinale si estendono a cavallo dei torrenti Curone e Borbera e formano assieme a quelli tra i Monti Boglelio e Chioppo una rete di sentieri tra i più belli, senza dubbio caratteristici, divertenti per noi biker tanto da non invidiare niente a zone più rinomate e famose d’italia. Da questo crinale passa la storica via del Sale che è meta di molti escursionisti che, attraverso questo crinale, proseguono verso le Capanne di Cosola ed attraverso i Monti Carmo, Antola arrivano fino al mare. Man mano che si avanza lungo la provinciale della Val Curone, ma anche lungo la prima parte della statale Voghera-Varzi, la mole imponente del Monte Giarolo mostra i suoi contorni più definiti, purtroppo deturpato dalla massiva presenza di antenne televisive che nascondono quella statua meravigliosa del Redentore che con la sua mano benedice tutta la valle da più di un secolo. Il crinale che dal Monte Giarolo porta alla al Monte Ebro è una immensa balconata sulla Pianura Padana ma anche sul mare incorniciando con lo sguardo, se la giornata lo permette il Santuario della Madonna della Guardia fino a Bergeggi. Il Monte Giarolo, ma anche tutto il crinale che proseguendo fino a Capanne di Cosola, al Monte Carmo e poi ancora al Monte Antola, ha avuto nei secoli una importanza storica per il passaggio commerciale di mercanti che attraverso le mulattiere da San Sebastiano Curone arrivavano al mare, le Vie del Sale con le sue bretelle provenienti dai paesi che contornano la montagna. Poi col passare degli anni e con l’avvento della tecnologia i mezzi di trasporto cambiarono così come le strade che hanno smesso di passare attraverso questi posti così impervi. Poi il turismo riscopri queste valli, arrivò anche la stazione sciistica di Caldirola, oggi addirittura un campo da Golf nei pressi di Momperone, insomma gli amanti del trekking e della “mtb” ma anche dei soli vacanzieri domenicali hanno che da divertirsi, anche attraverso la facile via della seggiovia si raggiunge il crinale al Monte Gropà. Pionieri di questo incoraggiamento alla escursione furono 7 giovani che nel 1924 compirono la traversata in tre giorni da Tortona verso il mare. Poi successivamente anche spinti dal senso della gara, molti podisti tentarono l’impresa sempre in meno tempo. Ancora oggi si parla oltre che della Via del Sale, della Via del Mare, e molti ciclisti con la MTB ne hanno tentato la attraversata fino a Portofino. Ricordiamo che nel 1999 la statua del Redentore è stata rifusa e nel 2001 e rimessa nella posizione originale sul suo piedistallo. Più a sud troviamo il Monte Ebro, imponente montagna erbosa che sorge sullo spartiacque tra le valli Borbera e Curone divisa dal Monte Chiappo da una insellatura chiamata Bocche di Crenna, e sulla sua vetta troviamo un croce metallica ed un cippo che ricorda le nostre Truppe Alpine. Il panorama dal Monte Ebro è a 360 gradi ed in alcune giornate il mare sembra davvero vicino. Di interesse possiamo ricordare il Castello di Bruciamonica (o Brusamonica) che si trova alle pendici del Monte Gropà ed una palina indicatrice individua i ruderi ed il perimetro coperte da sterpaglie di ciò che rimane del Castello. Oltre ad alcuni piccoli bivacchi in legno situati sotto le pendici del Monte Giarolo da ricordare il nuovo Rifugio Orsi (dedicato all’alpinista tortonese Ezio Orsi) situato in una zona molto caratteristica sotto le pendici dei monti Ebro e Cosfrone e raggiungibile sia dalla mulattiera rifatta da poco (anno 2004) che proviene dalle stalle sulla strada che da Bruggi va alle Bocche di Crenna; sia dalla mulattiera poi sentiero che proviene dalla Colonia di Caldirola. Altre vette non meno interessanti fanno da contorno e anche da passaggio alla via del mare quali i Monti Gropà, Panà, Roncasso, Pragasso, Prenardo. Ritornando al nostro viaggio in questa zona, due strade provinciali principali e qualche interna permettono di raggiungere tutti i paesini di questa zona. Da San Sebastiano Curone costeggiando il torrente Arzola Dernice e Vigoponzo possiamo raggiungere la Valle Borbera ma prima una visita a Restegassi a sinistra e di fronte al paesino dalla parte opposta al torrente Arzola una strana conformazione rocciosa ci porta sicuramente indietro nel tempo. Proseguendo e passato il paesino di Albera Ligure possiamo imboccare quattro strade che risalgono le pendici del crinale; la prima e più lontana porta al paesino di Piuzzo passando da Cabella Ligure, la seconda verso Pobbio oltrepassato un Pino secolare con cippo commemorativo, la terza verso i paesini di Torre Figino, Figino, Volpara passando poco dopo Albera Ligure, e la terza passando costeggiando la strada sul torrente Albirola, ai paesini di Molino Santa Maria e Santa Maria. A Molino Santa Maria l'antico Mulino, di proprietà della famiglia Santamaria (omonima della frazione) è stato restaurato così come la parte meccanica del mulino che ora è perfettamente funzionante. In estate viene celebrata la "Festa del Pane" durante la quale il borgo si anima di turisti che seguono con curiosità l'intera filiera della produzione della farina, dalla macinatura alla raffinazione, il finale è naturale e scontato: un buon pezzo di pane e salumi a volontà. Risaliamo lungo la stessa strada fino a Vendersi e poi ancora a Pallavicino ed infine a Borgo Adorno dove qui la sosta più lunga ci permette di soffermarci nella piazzetta del Castello omonimo, che la rende molto singolare per la bellezza quasi unica. Poco più in basso Pessinate ci permette ci ammirare la sua chiesetta e il Castello da un'altra visuale. Proseguiamo nel nostro cammino ed in breve tempo raggiungiamo il paesino di Giarolo, poi Serbaro con la sua fontana, così come Gregassi fino a raggiungere il versante sulla Val Curone in prossimità di Serra. Il paesino molto caratteristico per le case con i sassi a vista dove spicca l’Oratorio di San Pietro. Facciamo ora un salto a Caldirola che alcuni anni fa conobbe un periodo di grande prosperità grazie alle abbondanti nevicate che davano vita alla sua stazione sciistica, richiamando molti appassionati della montagna del tortonese, ora è tornata a funzionare con vigore richiamando gli appassionati della “downhill”, spericolati discesisti con la MTB che la domenica ma anche durante le tante manifestazioni sportive arrivano con i loro camper. Torniamo ora sui nostri passi e ritornare a Serra passando i paesi di Garadassi, Morigliassi e Serra, raggiungendo Costa dei Ferrai e, passata Magroforte, si raggiunge a breve Montacucto dove i resti del Castello fanno ancora da vedetta e riparo al paesino. Poi la vicina Benegassi, mentre da Costa dei Ferrai una bella stradina panoramica ci porta a Castello con i resti di una vecchia Torre tornando a Fabbrica Curone in Val Curone con la possibilità di passare in Valle Staffora via Varzi. Se torniamo dalla Val Curone un piccolo sforzo ci porta a Codevico passando da Gremiasco.
I sentieri delle Valli Borbera e Spinti
Terra di incontro delle Quattro Province, racchiusa tra le Valli Borbera, Spinti, Sisola e Vobbia, nel pieno della Comunita’ Montana delle Valli Borbera e Spinti. Il territorio parte dalla piana di Vignole Borbera e Borghetto Borbera ed arriva al crinale della Via del Mare, partendo dal Monte Giarolo al Monte Ebro fino al Monte Chiappo. Terra con tradizioni comuni a forte influenza ligure, dove la storia ha lasciato molte testimonianze di vita antica, che troviamo, nei molti ritrovamenti, quali monete, che indicano il passaggio dei Romani, nei toponimi dei nomi, citando ad esempio Albera dove la radice “alb” significa “centro”, significando che Albera Ligure e’ stato uno dei primi centri di una certa importanza, inoltre l’origine del nome viene dalla cultura dei primi abitanti di questi luoghi, i Liguri. Le testimonianza continuano con i molti castelli, alcuni dei quali ancora oggi in ottimo stato conservativo, che indicano una fiorente stabilizzazione di molte casate nobili, quali i Botta Adorno, i Fieschi, gli Spinola, i Doria, i nomi dei quali si possono trovare nei nomi dei paesi, citando, tra i molti, Cassano Spinola e Borgo Adorno. Tralasciamo tutta la fiorente storia medioevale, per passare a quella che riguarda la seconda guerra mondiale, che ha visto questi luoghi, in assoluta prima linea con la resistenza partigiana; i monumenti che testimoniano eccidi o luoghi di battaglie sono molteplici, al pari di quelli in Oltrepo’ Pavese, due zone diverse ma molto unite fra di loro in questa dura resistenza contro il fascismo e l’avanzata tedesca. La storia delle Valli Spinti, Vobbia e Sisola, mantenendo proprie tradizioni e ricordi, si mescola completamente con la storia della Val Borbera. Vale la pena ricordare, tra tutti, il Castello della Pietra di Vobbia, incastonato tra due torrioni di roccia, tanto da renderlo assolutamente unico. Il territorio comprende una interminabile serie di sentieri che si incrociano tra di loro, tra monti di rara bellezza e rovine di castelli, dando vita ad un vero dedalo di itinerari quasi tutti pedalabili. Qui la mtb può fare la differenza, luoghi raggiungibili facilmente con i mezzi e, sebbene siamo a pochi chilometri dalla autostrada, siamo in un contesto molto selvaggio con repentini cambiamenti di paesaggio. A contrasto con queste vette uniche e straordinarie, troviamo nel fondovalle le “le strette della Val Borbera” una gola lunghissima scavata nella roccia dal fiume Borbera, tanto da renderla una delle zone piu’ suggestive della zona. Le strette si percorrono lungo la provinciale, mentre si possono ammirare dai sentieri che corrono sui crinali paralleli alla gola; un punto molto suggestivo per ammirarle e’ sicuramente dal paesino disabitato di Rivarossa, piu’ precisamente dalla vicina chiesetta, piccolo gioiello di queste zone, raggiungibile attraverso sentieri panoramici. Lassù il crinale della via del Sale e della Via del Mare, dal Monte Ebro al Monte Chiappo, la perla delle quattro province, oggi minacciate da quello che si dice “il progresso” che detta le condizioni di energie alternative a discapito di un paesaggio unico, che distruggerà sicuramente il paesaggio e lo sfruttamento possibile di un turismo unico e spettacolare che solo questi luoghi sanno dare. Possibili visite, ad altrettanti perle di questi luoghi, si possono trovare nel Castello di Torre Ratti, ai resti del Castello di Sorli, la torre di Grondona, oggi in restauro, che domina la Valle Spinti, ai ruderi del Castello e alla Chiesa di Roccaforte Ligure. Ultima citazione ricerca antiche vie del sale, lo dimostra il fatto che alcuni di questi paesi come Salata e Salata Mongiardino che ne ricordano quanto qui il passaggio delle carovane cariche di beni di commercio, sia stato fiorente.
Il Monte Alfeo e la Val Boreca
Il Monte Alfeo, la cui vetta è facilmente distinguibile da ogni parte noi la guardiamo, una bellissima piramide con quel versante spoglio di vegetazione e l’altro rigoglioso di piante, non c’è dubbio che possiamo definirla una delle montagne più belle di questi luoghi, vera montagna sacra sulla cui cima scavando per il piedistallo dell'attuale statua della Madonna, venne trovato un bronzetto raffigurante un giovane offerente, attualmente conservato al museo civico di Piacenza. La bellezza di questa montagna però deve anche questa fama alla sottostante valle che ne circonda le pendici:la Val Boreca dove scorre lo stesso Boreca racchiuso da due pareti che convogliano le sue acque in alcuni canaloni, dove appare e scompare, consegnando all’escursionista una moltitudine di piccoli angoli da esplorare ed anche quando passiamo una seconda volta dallo stesso posto ci possiamo accorgere che sarà diverso e che ci sarà qualcosa di nuovo. Ogni paesino di questa valle può raccontare decenni di storia e di vita quotidiana e fa tristezza vedere ora questi piccoli girelli praticamente disabitati e solo d’estate qui la vita ricomincia a fiorire per poi ritornare una valle dormiente nell’inverno; ogni anno però ci accorgiamo che la valle invecchia in un lento avvicinamento verso una morte certa. La valle si è spopolata parecchi anni fa e pochissime famiglie vi risiedono nel periodo invernale e tutto a partire soprattutto dal secondo dopo-guerra conseguente ad un isolamento dovuto alla totale carenza di adeguate vie di comunicazione. A parte la strada che da Ottone arriva alle Capanne di Cosola e passa da Zerba, uno dei pochissimi paesi a mantenere un poco di vita anche in inverno, le altre strade di accesso sono praticamente sterrate. Certo per noi biker anche se le poche strade in salita non sono tutte ciclabili nella totalità, è una vera manna nel percorrere questa moltitudine di single treck in un ambiente selvaggio, ed arrivando in questi paesini praticamente disabitati ma dalla bellezza inestimabile (vedi la piccola chiesetta con cimitero di Pizzonero) non possiamo fare altro che rallegrarci da un lato ma rattristarci dall’altro. Tutti i paesini di questa valle Suzzi, Pizzonero, Belnome,Tartago Bogli, Artana, Pej, Capannette di Pej, Vesimo, Zerba, Cerreto e Valsigiara ed infine nella valle del torrente Dorbera troviamo Bertone, Campi, Cabosa e Truzzi conservano antichi valori di paesi contadini, valorizzati dai numerosi fossi e rii che portano acqua al Boreca: e scendendo impetuosi portavano energia per far girare le pesanti macine dei mulini, ed anche le turbine per la produzione di energia elettrica per l'illuminazione dei vari borghi, infine il Boreca. Il Boreca convoglia le sue acque in una diga, attraverso una condotta sotterranea, che fornisce l'energia per il funzionamento della centrale idroelettrica posta sul Trebbia, di fronte a Losso, ecco spiegato il fatto che attraversando il Boreca dal ponte sulla strada che ci porta a Tartago è asciutto. Tornando a noi biker possiamo dire con assoluta certezza che tutta la Val Boreca è una intreccio fitta di sentieri e mulattiere che in un primo momento sembrano accessibili ma poi passo dopo passo si scoprono di assoluta bellezza. Da vedere e da ricordare oltre alla visita a tutti i paesini indistintamente, è il Castello di Zerba; certo visiteremo ciò che rimane attraverso un panoramico sentierino, ma vi assicuro che una volta arrivati la spettacolo panoramico è mozzafiato e guardando in basso non possiamo che entusiasmarci nel vedere le anse che il Trebbia sviluppa in questo punto. Con il Monte Lesima e la Val Trebbia condivide il presunto passaggio delle guarnigioni Cartaginesi e del suo condottiero Annibale. Da qui si dice che il nome di molti dei paesini della Val Boreca nella loro toponomastica richiamano i luoghi di origine di Annibale che non fanno altro che avvalorare l’ipotesi della presenza del condottiero. Da vedere inoltre le piccole chiese di Suzzi e Pizzonero con il loro piccolo cimitero per il quale bisogna passare per entrare nella chiesa. Poi ricordiamo Bogli particolare per il fatto che è il paese degli avi di Arturo Toscanini ed in fondo al paese è ancora possibile ammirare la casa. Altro paesino da ricordare è Artana dove in inverno è abitata da una sola famiglia. Vesimo è tristemente famoso per un episodio avvenuto durante la seconda guerra mondiale per una bomba sganciata da "Pippo" sulla balera durante una festa, e le numerose morti ne danno la conferma. Da vedere infine il mulino sul Boreca sul sentiero che unisce Bogli a Suzzi testimonianza dell’unico mezzo per procurarsi l’energia necessaria per la vita della valle.
Il Parco Regionale del Monte Antola
La zona di interesse copre interamente il confine del Parco dell'Antola che rappresenta una tra le zone più suggestive dell’entroterra genovese e dell'Appennino ligure. Comprende due vallate, Valli Scrivia e Trebbia, che nascono dai pendii del Monte Antola. Per gli amanti di ambienti salutari, Le Valli dell'Antola costituiscono inoltre un ambiente ideale per praticare attività sportive e del tempo libero grazie ad un fitta rete di itinerari escursionisti, spaziando dalla equitazione, alla canoa, all’arrampicata sportiva ed alpinismo, al parapendio, al deltaplano, alle passeggiate invernali con sci da fondo ed infine alla mountain bike, sebbene i sentieri sono piu’ adatti ai bikers piu’ esperti.
Il M. Antola (1597 m), la cima più elevata del Parco, si trova sul crinale che raccorda l'Alta Valle Scrivia con l'Alta Val Trebbia. E’ uno storico crocevia di collegamento, attraverso percorsi e mulattiere che, nel corso di secoli, non a caso e’ posto sulla Via del Mare proveniente dai crinali sulle Valli Staffora e Curone, che ha permesso, per tanti anni, lo scambio delle merci preziose provenienti dai porti del genovese. Vale la pena affrontare la escursione verso la cima, particolarmente adatta a tutti partendo dalle Case del Romano, perche’ da qui è possibile fruire di uno stupendo panorama che, in buone condizioni di visibilità, spazia dal Mar Ligure ai massicci delle Alpi Nord-occidentali (Monviso, Rosa, Bianco). Scendendo brevemente si passa dal vecchio Rifugio e dalla piccola Cappella dominante il Lago del Brugneto, per arrivare al nuovo rifugio attrezzato con tutti i confort, e base di molte escursioni. Le Valli che compongono il parco sono :
Val Vobbia : Risalendo la Val Vobbia, il cui torrente confluisce nello Scrivia ad Isola del Cantone, si scopre, tra due torrioni naturali di puddinga, il Castello della Pietra, senza dubbio una delle maggiori attrattive della valle
Val Pentemina e Val Brevenna La presenza di antichi borghi quali Pentema, Senarega, Chiappa, Casareggio e Tonno), di forte influenza contadina, rendono queste valli molto interessanti, arricchite dai numerosi mulini, e dalle case in pietra.
Alta Val Trebbia La valle e’ senza dubbio lo specchio ed il fascino della natura che si esalta in tutte le sue forme. Il fiume Trebbia dalle acque limpide, i numerosi mulini, i paesi, i crinali che corrono paralleli alla valle, prati, pascoli. La valle e’ anche ricca di storia, essendo passaggio fondamentale per il commercio, ed in epoca romana, per il passaggio di Annibale, famoso condottiero dalle gesta ormai note. Importanti qui sono i borghi tra cui :
Pentema. Famoso qui, nei mesi di dicembre e di gennaio,e’ il presepe che coinvolge tutto il paese, e qui possiamo trovare gli ambienti proposti dalla nativita’ tra i vicoli acciotolati, tra gli archi e le case notiamo gli aspetti della vita quotidiana, ambienti e mestieri rappresentati con la semplicita’ e la tradizione religiosa popolare tramandata per decenni. Il presepe coinvolge anche gli abitanti del luogo vestiti con costumi d'epoca, tanto da renderlo un appuntamento di notevole importanza.
Senarega in Alta Val Brevenna, è uno tra i più importanti borghi medioevali del Parco, alle pendici del Monte Antola, abbellito dal Castello medioevale, la Parrocchiale, l'antico ponte in pietra, ed il borgo tutto in pietra a vista.
Il Parco delle Capanne di Marcarolo e la Valle Scrivia
Il Parco è un’area montana dominata dalla vetta del Monte Tobbio, raggiungibile, da tutti i versanti, tramite sentieri ripidi che culminano alla vista della chiesetta posta sulla cima. Dal Parco, in età medioevale, transitava la “Via Cabanera” una alternativa di passaggio per commercianti del sale, pellegrini e guerrieri, un segno di questo passaggio rimane nel monastero della Benedicta, tra l’altro nota per essere stata teatro di un eccidio di partigiani. I comuni del Parco sono Bosio, Casaleggio Boiro, Lerma, Mornese, Tagliolo Monferrato, e Voltaggio, tutti in Provincia di Alessandria, tutti legati tra loro dalla comune storia che ha coinvolto le Quattro Province, ma che hanno subito influenze genovesi. All’interno del Parco si trovano molti Laghi artificiali creati per rifornire d’acqua gli acquedotti del genovese, i Laghi della Lavagnina e il gruppo di Laghi che compongono i Laghi del Gorzente. Nei pressi dei Laghi della Lavagnina si trovano tracce di lavori minerari, che indicano la presenza di giacimenti auriferi; non fantasticate….. sono ormai esauriti. La scoperta delle prime pagliuzze d’oro risale all’epoca romana nelle acque del Gorzente, ed ancora oggi sono campo di battaglia per inesauribili cercatori d’oro. Molti sono i torrenti che alimentano i Laghi artificiali, il Piota, il Gorzente, il Lemme lo Stura, il Lavagnina. La storia medioevale di queste zone ricalca di molto quelle già descritte per le valli Curone e Staffora, ma vale la pena ricordare le già citate Vie del Sale usate anche dai pellegrini che deviavano dalla via Postumia dove, i Signori della valle Scrivia, imponevano pesanti pedaggi, che costringevano i carovanieri a creare nuove vie di passaggio per il genovese. Se abbiamo la fortuna di fare un giro attraverso i numerosi sentieri di collegamento, possiamo notare che le vette del Monte Tobbio, del Monte delle Figne, del Monte Leco e del Monte Pracaban, che compongono l’assetto montuoso del Parco, sono spoglie di vegetazione, questo si spiega con il fatto che il legname è stato tagliato ed anche sfruttato per la costruzione delle flotte genovesi, se poi ci mettiamo il fatto che il vento da queste parti è sempre molto sostenuto, capiamo perché la nuova crescita di vegetazione è molto difficoltosa. Torniamo per un attimo al nome del parco “le Capanne di Marcarolo”, non ci vuole molto a capire le origini del nome. In tutto il Parco si possono notare case isolate e piccoli borghi di origine contadina, dalla antica caratteristica forma a capanna. Se guardiamo poi la cartina del Parco (recuperabile dai punti di informazione del Parco) si possono notare una serie di nomi di queste costruzioni, chiamate “cascine”, oggi in piena rivalutazione e recupero da parte di tanti privati che qui trovano grandi spazi verdi immersi nel verde della vegetazione. Le tante cascine sono collegate tra loro da larghe carrarecce che permettono ai tanti bikers di raggiungere i punti più importanti del parco, al limite dei sentieri che raggiungono le già citate vette montuose del Parco. Ma ciò che appassiona gli amanti della bicicletta da montagna sono i tanti sentieri che partono appunto dalle vette più alte per raggiungere i paesi posti lungo le valli sottostanti. La rete dei sentieri del parco si presta moltissimo ad escursioni invernali, valide alternative alle zone collinari delle Valli Curone, Staffora, con sentieri martoriati dalle continue piogge, tanto da risultare impraticabili. Infatti il Parco si presta molto ad esaudire i nostri desideri di percorrere sentieri ove la “malta” non la faccia da padrone, , con i nostril mezzi che, seppur tecnologici al massimo, si bloccano dopo pochi metri. Sterrate che anche dopo poche ore assorbono piogge anche torrenziali, dalle più svariate conformazioni insomma un vero paradiso della MTB. L’ambiente è quello dell’Appennino Ligure anche se in alcuni punti, ad esempio le zone intorno al Monte Tobbio hanno un sapore che ho riscontrato solo nelle valli piemontesi, in un ambiente selvaggio, anche se le altitudini non sono proibitive. Molti degli itinerari trovano, come punto di partenza naturale, la Cascina Cirimilla e Voltaggio.