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I Malaspina e il Castello di Oramala
La famiglia Malaspina deriva da quella degli Obertenghi che, insieme agli Aleramici del Carretto e ad altre famiglie, domina la zona dell'Appennino Ligure.
Cosa significa Malaspina? Alcuni studiosi, tra cui il Muratori, riprendono la leggenda secondo cui Accino, un antenato del capostipite dei Malspina vissuto nel 549, uccide per errore con una spina Teodoberto I re dei Franchi mentre preparavano insieme un attacco ad un nemico comune.
La famiglia degli Obertenghi è una delle quattro importanti famiglie che hanno dominato la Liguria. Il castello di Oaramala rappresenta la culla degli Obertenghi e poi dei Malaspina. Quella degli Obertenghi è considerata una famiglia di origine probabilmente franca, forse longobarda. L'antenato dei Malaspina è Bonifacio I detto il Bavaro, vissuto all'inizio del IX secolo d.C., riconosciuto da Carlo Magno come duca.
Oberto, il capostipite dei Malaspina, ottiene da Ottone di Sassonia, re del Sacro Romano Impero, la carica di conte del Sacro Palazzo ossia rappresentante del re e il feudo della Liguria Orientale; così i suoi possedimenti si estendono così su Toscana, Liguria e Piemonte arrivando quasi a Tortona.
Attivo protagonista delle vicende politiche del tempo, Oberto riesce ad occupare anche alcuni possedimenti fondiari di importanti monasteri come San Colombano a Bobbio ed è coinvolto in numerosi contrasti con l'abate di Bobbio Gerberto d'Aurillac che diventerà papa con il nome di Silvestro II.
I discendenti di Oberto si suddividono in vari rami che danno origine ad alcune importanti famiglie del territorio italiano, oltre al ramo principale dei Malaspina, la linea degli estensi da cui discendono anche gli Hannover che occupano Ferrara, Modena e Reggio Emilia, il ramo dei Pelavicino (dal cognome molto significativo di uno dei discendenti) che occupano Parma, Piacenza e Fidenza e altri rami con feudi sparsi nell'Appennino tosco-ligure-piemontese.
Nel X secolo gli Obertenghi si insediano nella fortificazione di Oramala.
Secondo lo storico Guido Guagnini esisteva una torre a base quadrata di epoca romana alta 15/20 m che faceva parte della linea retta che collega Oramala con le torri di  Pozzolgroppo e Sant'Alberto di Butrio.
Il primo documento che nomina Oramala risale al 1029: il diacono Gerardo dona al marchese Ugo degli Obertenghi, insieme ad altri beni, la rocca di Oramala. Questa passa ad Alberto Azzo I e a Oberto Obizzo che vi risiede e nel documento del 1056 viene nominato il suo vassallo Rustico da Oramala. Con il termine rocca, Oramala è individuata come fortificazione sulla sommità del monte.
Il castello per brevi periodi è in possesso dei marchesi d'Este (1157) e del Vescovo di Tortona, anche se è poco chiaro quando avvenga questo passaggio e cosa precisamente rappresenti Oramala (solo il castello o anche la zona intorno al castello?), ma nel 1164 Federico Barbarossa riconsegna il possedimento a Obizzo Malaspina.
Nel 1167 il Barbarossa viene aiutato da Obizzo a raggiungere Pavia attraverso i sentieri tracciati dai mulattieri nell'Appennino e passa una notte ad Oramala.
Nel 1184 nei documenti viene indicato il "dongione" ossia un ridotto difensivo interno al castello circondato da un recinto murato, quindi non una torre nel castello, ma un "castello nel castello". Situazioni simili si trovano nell'area geografica dell'Oltrepò. In quel periodo, quindi, Oramala è individuata dal dongione a dalla torre.
Tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo la corte di Oramala vive il periodo di maggior splendore anche culturale: viene celebrato il joi, la gioia della giovinezza, dell'amor cortese.
Importanti trovatori originari della Provenza vengono accolti dai nobili delle corti del Nord, tra cui i marchesi di Monferrato e dai Malaspina. Il castello di Oramala, posto sull'antichissima strada che dalla Val Bisagno risaliva attraverso il passo della Scoffera in Val Trebbia e poi attraverso il passo del Brallo in Val Staffora, tra Tortona e Pavia, è l'unico castello malaspiniano nominato nei testi trobadorici, a testimonianza dell'importanza strategica rivestita da questa corte nell'ambito del sistema di comunicazione e delle relazioni di potere del tempo.
Il primo trovatore ad entrare in contatto con i Malaspina è Raimbaut de Vaqueiras, originario della Valchiusa, resa famosa dai versi di Petrarca. Raimbaut sosta alla corte di Obizzo il Grande ed oltre ad essere un eccezionale testimone delle vicende politiche e militari che coinvolgono i Malaspina è famoso per essere il primo poeta a comporre delle strofe in un volgare italiano, il genovese (nel celebre contrasto con la donna genovese: Donna, vi ho tanto pregata).
Negli anni seguenti, durante il periodo della condivisione del potere tra Guglielmo e Corrado (ricordato da Dante come "l'Antico"), altri importanti trovatori vengono accolti a Oramala e celebrano la fama dei Marchesi, che sul modello della corte del Monferrato trovano nella poesia dei compositori itineranti un significativo elemento di prestigio:  Aimeric de Peguilhan canterà il suo signore Guglielmo in uno splendido compianto funebre; Peire Raimon crea un componimento basato sul gioco allegorico intorno al nome Malaspina, ripreso poi da Dante e Cino da Pistoia; Albertet de Sisteron, Aimeric de Belenoi e Guihem de la Tor si cimentano nel genere del cortège de dames (corteo di dame), chiamando a raccolta attorno a  Selvaggia  e Beatrice Malaspina le più importanti nobildonne dell'epoca.
Nel 1221, dopo la morte di Guglielmo, avviene la storica divisione dei beni e la distinzione araldica tra i cugini Corrado e Obizzino, con il fiume Magra come termine divisorio: a Corrado, capostipite del ramo dello Spino Secco, toccano le terre poste sulla riva destra del fiume, con capoluogo Mulazzo;  a Obizzino quelle poste sulla riva sinistra, con capoluogo Filattiera.
In base alla spartizione le valli della Staffora e del Curone vengono assegnate, unitamente a una porzione dei feudi lunigianesi, ad Obizzino. Nel 1275 un'ulteriore spartizione assegna ad Alberto, figlio di Obizzino, i castelli di Oramala, Monfalcone e Valverde; al nipote Francesco Pozzolgroppo, Bagnaria e Pietragavina; agli altri nipoti Varzi, Santa Margherita e  Casanova.
Nel XIII secolo inizia il declino, anche a causa del continuo frazionamento del patrimonio tra gli eredi dei Malaspina.
Oramala rimane in possesso dei Malaspina fino al XVIII secolo.
Dal Verme
E' una antica e storica famiglia che compare e si afferma a partire dal XIII secolo come schiatta di capaci e valorosi uomini d'arme, al servizio degli Sforza. Fu un Dal Verme, Luchino, che nel 1356 conquistò Pavia che passò pertanto a far parte dei domini viscontei. Egli fu uno dei migliori condottieri del suo tempo per abilità, senno e coraggio. Fu del pari uomo d'armi il di lui figlio, Jacopo, e fra i più celebri del suo tempo.
La vittoria riportata da Jacopo Dal Verme su Giovanni d'Armagnac il 25 luglio 1391 presso Alessandria, fu cantata dall'Ariosto nell'Orlando Furioso. Il figlio di Jacopo, Luigi, fu anch'egli uomo di guerra sempre al servizio dei duchi di Milano dai quali ebbe in feudo varia località ora comprese nell'Oltrepò pavese, come Voghera, Zavattarello, Ruino, Fortunago, Corte Brugnatella, Pietragavina e Bobbio. Con quest'ultima città, il rapporto dei Dal Verme fu particolarmente lungo, solido ed importante. Infatti, Bobbio con un vasto territorio comprendente non poche ed anche importanti località, più che un feudo costituiva quasi uno Stato. Un organismo politico che, con vicende alterne, scomparve soltanto con la fine del feudalesimo.
La famiglia ebbe nei secoli altri personaggi di rilievo; speciale menzione merita, fra i molti, Francesco Vitaliano per i viaggi compiuti negli Stati Uniti d'America, dove conobbe Giorgio Washington. I fasti militari della famiglia furono rinnovati nell'800 dal generale Luchino Dal Verme (1838-1911). Sottotenente dei Granatieri nel 1859, partecipò alla campagna di quell'anno ed a quella dell'anno dopo nell'Italia centro-meridionale, meritando una medaglia d'argento al valor militare. Nel 1861 passò nello Stato Maggiore e fu docente presso la Scuola Militare di Modena; prese parte anche alla guerra del 1866 guadagnando una seconda medaglia d'argento. Colonnello nel 1882, ebbe il comando del 600 Reggimento Fanteria; maggior generale nel 1890, comandò successivamente le brigate di Fanteria Pinerolo e Umbria. Tenente generale nel 1896, fu nominato giudice presso il Tribunale Supremo di Guerra e Marina; nello stesso anno fu nominato Sottosegretario al Ministero della Guerra, di cui era titolare il gen. Ettore Ricotti Magnani, nel Governo presieduto da Antonio Starabba do Rudinì, dal 10 marzo all'il luglio 1896. Comandò quindi la Divisione militare di Napoli e poi quella di Novara.
Fu eletto deputato per un collegio di Pavia per la XVII legislatura (10 dicembre 1890 - 27 novembre 1892) e nel collegio di Bobbio per le legislature dalla XVIII (23 novembre 1892 - 23 luglio 1894) alla XXII (30 novembre 1904- 8febbraio 1909).
Fra i molti problemi militari di cui il gen. Dal Verme si occupò vi fu anche un progetto di difesa della zona montana fra Genova e la pianura padana che riguardava anche il nostre Oltrepò.
Beccaria
Un altro nome molto ricorrente in queste zone e del pavese. Questo almeno farebbe pensare il loro stemma, che contiene tredici monti (interpretati come tredici signorie poste in collina), e altresì il fatto che proprio nell'Oltrepò ebbero la zona di maggiore influenza. La famiglia ebbe una notevole importanza nella vita politica pavese e si arricchì tanto che riuscì ad acquistare vasti territori. Molti dei castelli furono dei Belcredi e furono protagonisti di battaglie con i vari casati di queste zone.
Rovereto
Antica famiglia genovese che annovera personaggi di rilievo nella storia della repubblica di Genova. Bernardo fu capitano di galea nella battaglia di Rapallo Contro i francesi nel 1495; Antonio fu Governatore in Corsica nel 1520, Nicolò fu capitano in Pieve di Teco nel 1581-82, Tommaso fu governatore della Spezia nel 734-37 e l'elenco potrebbe continuare a lungo. Molti componenti furono senatori della Repubblica.
In secoli più vicini, ricordiamo Luigi, barone dell'impero francese (nel 1805 la Liguria era entrata a far parte ell'impero francese di Napoleone) tenente dei corazzieri francesi, decorato della Legion d'Onore, poi lnente di Cavalleria nell'esercito Sabaudo e decorato dell'Ordine Militare di Savoia, in sostituzione della legion d'onore. In seguito fece parte del Consiglio di Stato; Francesco fu ufficiale dei Carabinieri, entrando si nell'ordine dei Gesuiti.
re figlio del soprannominato Luigi, Carlo sottotenente nei Granatieri Guardie, Caduto alla battaglia di Goito 30 maggio 1848. Altri Componenti della storica famiglia si distinsero nelle armi, nella pubblica mministrazione e nelle scienze. Ad altro ramo della famiglia appartenne Antonio, che fu patriota dapprima Irbonaro, poi mazziniano. Condannato a morte nel 1833 per la partecipazione a congiure mazziniane di uell'anno, riuscì a fuggire in Francia. Successivamente graziato rientrò nel regno sabaudo e fu anche eletto eputato nella seconda legislatura del Parlamento subalpino (1 febbraio - 30 marzo 1849). Un altro mponente di questo ramo della famiglia fu Pietro, ufficiale di cavalleria nell'esercito napoleonico e fece la campagna di Russia. Alla restaurazione passò nelle Guardie del Corpo del re di Sardegna, reparto da non :infondersi con i Granatieri Guardie di cui già si è fatto cenno, a proposito di Carlo Rovereto. Le Guardie del corpo appartenevano alle 'Truppe della Casa Reale'. Antonio Rovereto occupò anche cariche militari in Genova e molto si distinse durante l'epidemia colerica del 1834.
Oggi i Rovereto marchesi di Rivanazzano sono presenti nel nostro Oltrepò con molteplici, prestigiose ed utili iniziative.
Cavagna di Gualdana
E' una famiglia molto antica, già nota nel 'XI secolo, decorata del titolo comitale, con il predicato di Gualdana, terra presso Voghera. La famiglia appartiene al patriziato dl Voghera, città nella quale i Cavagna ebbero cariche e cospicui onori pubblici. Diede infatti magistrati al Comune, prelati, uomini d'arme, letterati, professori allo studio pavese. In tempi più recenti si distinse nelle armi Giacinto Cavagna. Sottotenente di fanteria, nel 1840 passò nel Corpo dei Carabinieri Reali, partecipando alla campagna del 1848-49. Durante queste operazioni di guerra, Giacinto Cavagna prese parte alla carica degli squadroni dei Carabinieri alla battaglia di Fastrengo del 30 aprile 1848. Ebbe poi il comando di vane Legioni dei Carabinieri: maggior generale nel 1860, comandò la 11 e poi la 141 Brigata di Fanteria. Raggiunse in seguito il grado di tenente generale. Insigne negli studi storici fu Antonio Cavagna - Sangiuliani, dal quale il Secondo cognome fu acquisito per adozione da un cugino. Volontario nel Reggimento Lanceri di Aosta per la guerra del 1866, dopo la conclusione del conflitto si dedicò interamente alle ricerche storiche. Scrisse moltissimo, lasciando contributi rilevanti. Non è ovviamente possibile fare una, anche succinta, elencazione delle opere del Cavagna. Ricordiamo soltanto, fra le più importanti: L'Agro vogherese. Memorie sparse di storia patria, Il castello di Stefanago con notizie sulla Famiglia Corti, La basilica di San Marcello in Montalino, San Zaccaria nella valle dell'Ardivesta e la sua Pieve, Fra colli e valli del vogherese, L'abbazia di Morimondo sulla costiera del Ticino, Documenti vogheresi nell'Archivio di Stato dl Milano e l'elenco potrebbe continuare a lungo. Antonio Cavagna fu un signore di buona, solida e vasta cultura, figura molto rappresentativa della intellettualità lombarda e piemontese dell'800. Ricoprì anche prestigiose cariche pubbliche e fu decorato di molti ed insigni ordini cavallereschi italiani e stranieri.    
De Ghislanzoni
E' opinione che questa famiglia, tra le più eminenti dell'Oltrepò, abbia comune originale con i Ghislanzoni di Venezia, già ascritti alla nobiltà di Crema, città dalla quale si trasferirono a Venezia. I De Ghislanzoni si riconoscevano originari di una omonima famiglia milanese insignita del titolo di conti di Barco. Nella chiesa di S. Salvatore o dei SS. Apostoli di Venezia si trova un sepolcreto che ricorda appunto tal famiglia. Trasferitosi un ramo della famiglia nell'attuale Oltrepò Pavese, questo ha conservato la tradizione della originale veneziana. I Ghislanzoni oltrepadani sono insigniti del titolo baronale. Legati per molteplici vincoli allo storico borgo di Montebello della Battaglia, i De Ghislanzoni non mancano mai alle celebrazioni della battaglia del 20 maggio 1859 e ad altre manifestazioni culturali che si tengono a Montebello e nell'Oltrepò in genere.
Giorgi di Vistarino
Famiglia di origini molto antiche e molto radicate nel pavese. Dalla famiglia ne uscirono uomini di governo, condottieri e di chiesa. Parlando di Oltrepò bisogna ricordare che due comuni presero il nome dalla famiglia, quello di Pietra de Giorgi e di Rocca de Giorgi del quale gli eredi sono ancora proprietari della maggior parte del comune e di quella rocca, ormai un rudere, detta di Messer Fiorello.  In località Fornace, sede municipale di Rocca de Giorgi, si trova la meravigliosa villa dei Conti ultimi eredi della famiglia, proprietari anche di una azienda vinicola che produce dell'otimo vino.
Visconti
Signori di Milano sono legati a Voghera ed il castello Visconteo è la nostra più visibile ed importante eredità, anche se altre famiglie nobili ne hanno avuto il possesso durante il lungo periodo medievale. Il nobile che si lega al castello è  quello di Gian Galeazzo che da una roccaforte dedita esclusivamente alla difesa  lo ha trasformato in una residenza anche se comunque aveva funzione primaria di difesa.