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Storie e Leggende legate alle Quattro Province - Personaggi

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Bertoldo
Alcuni studiosi affermano che il famoso contadino visse in questi luoghi portando lustro a paesi come Mondondone. Si dice infatti che sia vissuto a Cà Bertuggia, sia poi emigrato per tanti anni e tornato a Casa Reggia (Mondondone), donatagli dal Re Alboino per aver apprezzato le sue qualità di arguto contadino gli portò il sorriso. I vecchi del luogo ricordano di aver visto il pozzo ed il forno che, si dice, furono parte della dimora del contadino. La leggenda riporta fatti che sono divenute poi tradizione, ne dimostra il fatto che in piazza a Retorbido possiamo ammirare la statua del "villano" in sella al suo asino. Il cantastorie e scrittore bologense, Giuli Cesare Croce (Le sottilissime astutie di Bertoldo anno 1606), scrisse e raccontò le innumerevoli  astuzie e furberie di Bertoldo. Un famoso film "Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno" (1984) (interpretato da  Ugo Tognazzi nella parte di Bertoldo,
Maurizio Nichetti  nella parte di Bertoldino, Alberto Sordi nella parte di fra Cipolla, Lello Arena nella parte di re Alboino, ed Annabella Schiavone nella parte di Marcolfa) ne ricorda fedelmente la storia nel periodo di vita alla corte del Re Alboino.
Annibale
Raccontata da molti è la storia mista a leggenda del passaggio di Annibale in questi luoghi.Tra battaglie storiche, rimane via la leggenda che narra di Annibale che, caduto da cavallo,  si ferì alla mano sul Monte Lesima e "lesit manu" ci porta all'origine del nome del monte
La piccola vedetta Lombarda
Lo scrittore Edmondo De Amicis, durante un periodo di permanenza a Mondondone, ne raccontò la vicenda in un episodio del libro Cuore. Alcuni storici ne individuano la vera esistenza in un orfano di dodici anni figlio di una famiglia residente nei pressi dell'imponente pioppo, visibile ancora oggi percorrendo la tangenziale che unisce Voghera a Casteggio (un cartello ne indica la posizione). La storia racconta del ragazzo che salì sull'albero ad avvertire le truppe franco-piemontesi dell'arrivo degli austriaci, durante la battaglia di Montebello nel 1859, che però rimase eroicamente ucciso.
L'om salvadi
Ancora Nebbiolo protagonista di leggende e storie d'Oltrepò.
Per tutti è stato semplicemente l'om salvadi, cioè una persona asociale che viveva isolata. In realtà sapere chi sia stato veramente l'inquilino della grotta che ancor oggi possiamo trovare vicino a Nebbiolo, nei pressi di Torrazza Coste, è impresa assai difficile. Non c'è anziano della zona che non ne abbia sentito parlare, ma la cultura popolare si limita ad alcuni cenni che sanno di leggenda.
Si dice, infatti, che il misterioso om salvadi rimanesse sempre rifugiato nel suo anfratto, tranne che per un giorno l'anno: il 2 febbraio, che coincide con la festa religiosa della candelora in cui si benedicono le candele. Dal comportamento dell'eremita in quella data la gente soleva trarre auspici di natura meteorologica: se l'uomo usciva dalla grotta per fare asciugare il suo pagliericcio, allora l'inverno sarebbe proseguito ancora a lungo; viceversa se l'inquilino rimaneva al sicuro nel suo rifugio, allora la cattiva stagione sarebbe terminata presto. Questa storiella, che è riportata anche dallo storico locale Angelo Marini in un suo libro su Torrazza Coste, la dice lunga sul mito creato dalla fantasia Insegna Om salvadi popolare. Tuttavia non mancano ipotesi scientifiche sull'esistenza del misterioso uomo selvatico, che possiamo trovare sempre nel libro di Angelo Marini; secondo lo studioso alcuni ricercatori ritengono che la grotta sia trogloditica. Si tratta cioè di un anfratto naturale che nella preistoria veniva abitato dagli uomini primitivi.
L'ipotesi è senz'altro affascinante, perché ci porta assai indietro nel tempo, presumibilmente di milioni di anni. Certo, se davvero la storia di questa caverna è così vecchia, allora non è inverosimile pensare che i fantomatici "uomini selvatici" che vi hanno abitato nel tempo siano stati più d'uno. Non a caso i più anziani si ricordano che nei primi decenni del secolo scorso i contadini della zona solevano semplicemente rifugiarsi nell'anfratto quando venivano sorpresi dal cattivo tempo durante il lavoro agreste: i segni di fumo ancor oggi visibili lungo le mura potrebbero risalire a questo periodo.
Tra ipotesi fantasiose e verità storiche da indagare, non resta che visitare il luogo: uno dei sentieri turistici creati dall'associazione "Torrazza Produce" passa proprio davanti alla caverna, a poco più di un chilometro da Nebbiolo; fra l'altro, in questo paesino ancora si trovano i resti di un maniero medievale, la figlia del cui castellano si racconta si fosse innamorata del figlio di Stefano II del castello di Stefanago, come riporta anche Defendente Sacchi nel suo romanzo "La pianta dei sospiri". Ma questa è un'altra storia…
Canevino
Durante la sosta in paese al passaggio di San Colombano, un bambino muto recuperò il dono della parola
Redavalle

In una piazzetta di Redavalle sembra che esistesse una colonna che nessuno riusciva ad abbattere. Operai  incaricati del lavoro hanno dovuto rinunciare perché sembra che mani invisibili tempestassero di legnate chiunque si apprestasse ad rimuovere la colonna.