Il percorso è in aggiornamento, per ora si possono visualizzare le tracce sulla mappa digitale; a presto i dati, video e foto.
Il fiume nasce in Liguria dal Monte Caucaso entrando poi nella piana di Cabanne, in località Parazzuolo, dove riceve le acque del primo affluente il Ventarola proveniente dal Monte Ramaceto. La zona è tutelata dal parco naturale regionale dell'Aveto. Si getta nel Torrente Trebbia tra Ponte Organasco e Marsaglia, dove esiste ancora un naturale guado, esattamente a Confiente.
La possiamo considerare una variante della Via di Genova della Val Trebbia. Qualche considerazione: per chi proveniva dalla Val Trebbia poteva "tagliare" il percorso usufruendo di quello che poteva essere il naturale passaggio nel punto di confluenza dell'Aveto con il Trebbia. Certo si doveva guardare molto bene se questo passaggio fosse percorribile. Se no si doveva proseguire verso il ponte sul Trebbia nei pressi di Ponte Organasco, ponte che si dice sia stato, prima del suo completo rifacimento, di origine romana. Secondo punto richiama il paesino di Cariseto. Qui si trovano i ruderi del castello che appartenne ai Malaspina, Doria e Fieschi. Secondo la guida "Antiche Mulattiere" di Guido Ferretti, in questo castello si esercitavano le malaspiniane Leggi di Cariseto, si possono considerare un vero e proprio codice di diritto penale e civile. Risalendo quindi fino a Selva si incrocia con la Via del Gifalco, portandosi fino a Barbagelata. Da qui si unisce alle altre vie: la Via Patranica che da Barbagelata porta al Colle del Monte Lavagnola. Alla Via dell'Olio attraverso il Passo della Scoglina e il Passo di Ventarola dal quale, come già detto, nasce il Ventarola, l'affluente principale del Torrente Aveto.
La seconda via corre sul crinale opposto. La partenza è a Marsaglia, si risale al Passo della Costa e al Passo del Mercatello, dove si raggiunge il crinale posto tra la Valle Aveto e la Valle Nure. Oltrepassato il Monte Carevolo si raggiunge il Passo di Crociglia. Qui si innesta alla Via dell'Olio della anche Via di Genova della Val Nure.
LA STRADA DELL'AVETO
Era una delle strade più trafficate e più tormentate. Trafficata perché, nelle sue innumerevoli diramazioni, portava sale e pesci sulle piazze di Piacenza e Parma, e da li importava beni di prima necessita di gran pregio come i vini e i prelibati insaccati del piacentino, il formaggio parmigiano e i prosciutti del parmense. Tormentata perché il percorso era asprissimo per la conformazione del tenitorio, ma anche perché luogo di rifugio e di azione di nutritissime bande di briganti, molte delle quali completamente fuori controllo. Il territorio circostante Santo Stefano d'Aveto, proprio sotto il Penna, circondato da boschi fittissimi e da vette impenetrabili era la culla d'elezione di banditi leggendari che, ancora fino alla fine del secolo XIX, assalivano convogli isolati o troppo poco protetti fra il passo del Tomarlo, del Bocco e, poco più sotto, delle Cento Croci.
Il punto di partenza era la cittadina di Chiavari, il cui bellissimo centro storico testimonia, ancorché circondato dalla tremenda edilizia turistica che ha devastato l'intera costa ligure da La Spezia a Ventimiglia, l'importanza e la ricchezza che questo borgo ha avuto per secoli all'interno della Repubblica Genovese. Le numerose botteghe artigiane di manufatti di qualità e di antiquariato sono a loro volta espressione del tono e dell'eleganza che la ricchezza secolare ha riversato sulla cittadina. Ancora oggi troviamo lungo il 'caruggio dritto', l'antichissima via principale, adesso via Martiri della Liberazione, botteghe artigianali che producono manufatti di pregio come le sedie campanino e il pizzo macramé.
L'antica Clavarum Significava nel nome Monumento a C. Colombo 'porta delle valli, proprio per la sua collocazione strategica che permetteva un facile accesso alle valli circostanti (Val Fontanabuona, Val Sturla, Val Graveglia e Val d'Aveto) e dunque verso gli importanti mercati della pianura padana.
La sua importanza era data dagli impianti di salinazione marina che bonia vano la sua costa alle foci del fiume Entella, che la divide da Lavagna, altro centro storico ligure di grande importanza commerciale, per essere s(alo uno dei fondamenti centri di raccolta e di lavorazione della lavagna con li quale, una volta, si facevano tetti pregiati e tavole di Scrittura a gesso.
Il sale prodotto a Chiavari era poca cosa rispetto alle quantità importate da Genova dalle isole Baleari, ma era pur tuttavia significativo per rendere conveniente il suo trasporto a dorso di mulo fino alle città dell'Emilia.
Il primo snodo del percorso avveniva all'inizio della Valle della Fontana buona, all'altezza di Carasco, dove la mulattiera deviava in direzione di Borzonasca, oppure si dirigeva, poco più sotto, verso il passo del Bocco e sbucare in Val di Taro e da li seguire verso Parma.