Il percorso è in aggiornamento, per ora si possono visualizzare le tracce sulla mappa digitale; a presto i dati, video e foto.
Detta anche Strada dell'Olio, la via collegava il porto di Rapallo con il piacentino, attraverso le Valli Aveto e Nure. I due luoghi importanti sono il Passo di Crociglia, luodo di collegamento tra la Val Nure e la Valle Aveto, e l'abitato di Ferriere. Ferriere era, già in epoca romana, nota per lo sfruttamento delle miniere di rame e ferro. A Ferriere iniziava il tratto che restava lungo il fondovalle e costeggiava il Nure. Arrivava nel piacentino a Ponte dell'Olio, non a caso il nome richiamava questa via di commercio dell'olio con la riviera ligure. La via si incrocia con le altre vie del sale qui descritte vedi anche la Via del Sale n° 8 e 12. Al Colle del Monte Lavagnola la via si collegava alla Via del Gifalco sul crinale che oggi possiamo individuare con la Alta Via dei Monti Liguri e il Sentiero Europeo E1.
Il percorso, che presto sarà on line e, seguendo la logica che i percorsi vanno da nord al mare, è descritto da Ferriere e Rapallo. A presto anche completa con la traccia della Val Nure.
Il passo del Tomarlo e la via del Nure
Per altro verso, lo snodo di Santo Stefano d'Aveto, presentava una variante per raggiungere Piacenza, rappresentata dalla Vai Nure, raggiungibile dal passo del Tornano. Il percorso portava a Ferriere, Farini, Bettola, e a Ponte dell'Olio, importante mercato di scambio, soprattutto dell'olio, come del resto dice il nome stesso.
Il passo, molto infido per la forte esposizione ai venti, era assai pericoloso d'inverno, quando una improvvisa tempesta poteva significare anche la morte per assideramento, era pere) di gran lunga preferito nella buona stagione, perché permetteva un più veloce arrivo a Piacenza che non il percorso della Trebbia. Ferriere è il primo borgo di una certa rilevanza che si incontra lungo il percorso. Ferriere prende il nome dalle miniere di ferro che nel 11 secolo a.c. erano già in attività. In epoca tardo medioevale fu dominio degli Sforza, duchi di Milano, che diedero il massimo impulso alle ferriere tra il Nure e il Grondana; passò poi ai principi Doria di Vai Taro, quindi ai Farnese che costruirono sulle rovine di un castello la sede del commissario ducale. Nel 1721 ben quattrocento operai lavoravano nelle miniere ducali. Oggi è soprattutto un bel borgo legato al turismo di montagna grazie ai monti che lo circondano e che sono meta (li non impegnative escursioni sulla loro vetta. Suggestivi sono il Lago Nero, il Moo, il Bino, tutti di origine glaciale, che si estendono sui monti circostanti Seguendo il Nure si arriva a Farmi, altro piccolo borgo, oggi vocato al turismo estivo, con intorno l'ampio altipiano circostante del Monte Aserei che separa il Nure dalla Trebbia e che, con i piccoli e antichissimi villaggi in pietra di Mareto, di Nicelli, di Pradovera incantevole da percorrere per il paesaggio che offre. Si arriva, infine a Bettola, che la capitale di quest'area. Bettola è l'unione di due villaggi divisi da un fiume ma uniti da un ponte. Alla sinistra del Nure, San Giovanni; alla destra San Bernardino. I due villaggi si sono unificati da tempo probabilmente per dare più forza alla pretesa che finalmente i libri di storia finalmente riconoscano e ammettano a chiare lettere che Cristoforo Colombo nacque sul Nure e precisamente in località Pradello, frazione a due passi da Bettola. Nella grande piazza rettangolare, davvero imponente, dell'antico borgo di San Giovanni, s'innalza una monumentale statua dello scopritore del nuovo mondo e sul suo basamento è inciso, nel marmo a perenne memoria, quale fosse stata l'origine famigliare e il vero luogo di nascita di Cristoforo Colombo. Non sappiamo se la pretesa dei bettolini sia fondata o meno, certo è che l'America l'hanno scoperta le migliaia e migliaia di montanari che il secolo scorso vi sbarcarono, e che li trovarono quello che sui monti e sulle colline del Nure non avevano mai sperimentato: una vita dignitosa, spesso agiata, sicuramente libera dal bisogno. Nel villaggio di San Bernardino, sul lato opposto del Nure, la seicentesca Parrocchiale, dedicata al Santo che dà nome al villaggio, di indubbia rilevanza architettonica e artistica, all'interno affrescata e stuccata dal maestro decoratore e pittore G.B. Galluzzi (secolo XVIII).
A pochi chilometri Ponte dell'Olio, ormai non più borgo montano, ma collinare e storico mercato dei prodotti agricoli. Da qui in giù la strada per Piacenza era, per gli antichi mulattieri, una passeggiata.